La Polonia chiederà milletrecento miliardi di euro alla Germania come risarcimento per l’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale, secondo quanto dichiarato da Jaroslaw Kaczyński, leader del PiS, il partito di governo. La cifra, che tiene conto dei 6 milioni di morti polacchi, di cui tre milioni ebrei, è stata stabilita dall’Instytut Strat Wojennych, l’Istituto per le Perdite di Guerra.
Come ogni anno negli ultimi 70 anni, in Polonia, nei primi giorni di settembre, si è commemorato l’inizio dell’occupazione nazista durante il secondo conflitto mondiale. Oltre che un’occasione per ricordare quei sei drammatici anni, le cerimonie di quest’anno sono state teatro di due interventi particolarmente ripresi dalla stampa nazionale e internazionale: quello di Jarosław Kaczyński, presidente del partito attualmente al governo, Diritto e Giustizia – discorso tenutosi a Varsavia; e quello di Andrzej Duda, capo dello stato, che ha parlato a Gdańsk.
Due discorsi molto diversi, rivolti a due platee diverse e con diversi intenti, ma con molti punti di contatto e una visione simile della Polonia sullo scacchiere internazionale ed europeo.
Il discorso che ha dato vita a più polemiche è stato sicuramente quello di Kaczyński. L’ex primo ministro ha reso noto che lo stato polacco richiederà formalmente il pagamento di un indennizzo di guerra di milletrecento miliardi di euro alla Germania.
Il tema non è nuovo negli ambienti del PiS (partito di maggiore influenza nel paese), e più volte gli elettori si sono pronunciati a favore di questo tipo di istanza, dichiarandosi pronti ad un processo di portata internazionale. Una stima del prezzo delle riparazioni di guerra, dopotutto, era già stata fatta nel 2019 e poi ancora nel 2021, quando la cifra ammontava a 850 miliardi di euro; ma, al contrario di quest’anno, i report non furono mai pubblicati, e la questione si fermò.
Anche per questo motivo in molti, dentro e fuori i palazzi della politica, si chiedono quanto tutto ciò riguardi realmente le riparazioni di guerra. “Riguarda una campagna politica interna, volta a riconquistare consensi per il PiS” ha detto Donald Tusk, leader di Piattaforma Civica, il più grande partito di opposizione. Infatti, nonostante l’influenza che Diritto e Giustizia esercita sulla politica del paese, recentemente il partito ha dovuto fare i conti con un calo dei consensi e la conseguente riduzione del divario con Piattaforma Civica.
Dal canto suo, la Germania ha fatto sapere attraverso un portavoce del ministro degli esteri che non ha intenzione di accogliere questa istanza. “La Polonia ha rinunciato a ulteriori riparazioni di guerra nel 1953. [Questi accordi] Sono le basi per la stabilità dell’ordine europeo”. “La Germania si assume la responsabilità politica e morale per gli avvenimenti della seconda guerra mondiale” ha aggiunto.
Lo stato polacco, allora fortemente influenzato dalle politiche dell’Unione Sovietica, era stato dissuaso dal richiedere ulteriori indennizzi: a pagarli infatti sarebbe stata anche la Germania Est, altro stato satellite su cui il Cremlino non voleva pendenze economiche.
Il PiS non riconosce la validità degli accordi, argomentando che, data la fortissima pressione sovietica, lo stato non sarebbe stato in grado di negoziare liberamente.
Di respiro più ampio è stato il discorso del presidente Duda. “La storia si sta ripetendo”, ha detto, riferendosi all’invasione russa in Ucraina. “Per questo oggi chiediamo ai nostri alleati e a tutto il mondo di aiutare l’Ucraina e fermare l’imperialismo russo”.
Più esplicito è stato il ministro della difesa Mariusz Błaszczak: “Nel passato, l’Europa non volle morire per Gdańsk”. “La storia si sta ripetendo. E una parte dell’Europa ancora non trae le sue conclusioni dalla tragedia del conflitto mondiale” ha aggiunto alla presenza dell’ambasciatore tedesco, Thomas Bagger.
Da una parte l’importanza che la classe politica dà alla sua storia, e il potere di quest’ultima di fare leva sui sentimenti, ancora molto vivi, dell’elettorato – l’avversione all’imperialismo russo ne è un esempio. Dall’altra un filo rosso che sembra accomunare i due interventi: le relazioni, ultimamente sempre più tese, con la Germania.
“All’Europa non serve una leadership tedesca, ma che la Germania si autocontrolli”, aveva scritto a fine agosto in un articolo Rau, ministro degli esteri. Ed è evidente che anche dietro le parole del ministro della difesa si celi in realtà un’accusa a Berlino, finita al centro della polemica per l’indecisione mostrata nella crisi Russo-Ucraina.
I toni si erano già scaldati quando ad agosto lo stesso Kaczyński aveva parlato di un “piano russo e tedesco per governare l’Europa”. Non hanno aiutato, poi, le vicendevoli accuse riguardanti l’inquinamento del fiume Oder, sul confine tra i due stati, che ha portato alla morte di tonnellate di pesci, e la cui situazione si sta ancora evolvendo.
Una situazione certo non semplice, se si tiene in considerazione che, oltre alla vicinanza fisica, la Germania rappresenta il più grande partner economico per Varsavia.
Toni molto accesi hanno caratterizzato anche le ultime dichiarazioni sulle novità in ambito europeo. Zdzisław Krasnodębski, europarlamentare di Diritto e Giustizia, aveva dichiarato lo scorso mese che la Polonia “si trova di fronte a minacce più grandi per la propria sovranità da Ovest che da Est”. Linea condivisa anche dal primo ministro Morawiecki, che avvertiva, lo scorso mese, di “sconfiggere l’imperialismo all’interno dell’Unione” oltre che quello russo.
Uno scenario, quello polacco, che vede lo stato defilarsi sempre più dalle posizioni europeiste, nonostante la minaccia russa.
—
foto da Kafkadesk