Si inaugura la 79ma Mostra del Cinema di Venezia, con presenza di cinema est europeo costante ma ridotto rispetto alle scorse edizioni.

CINEMA: Mostra del Cinema di Venezia, la presenza dell’Est nella sezione Orizzonti

Si inaugura la 79ma Mostra del Cinema di Venezia, con presenza di cinema est europeo costante ma ridotto rispetto alle scorse edizioni.

Venezia ed Est

La Mostra ha sempre vantato una forte presenza di cinema dell’europa centro-orientale. Già il secondo Leone D’Oro, dell’era post-bellica, assegnato nel 1947, era per il cecoslovacco Sirena di Karel Stelky. Così in seguito a Venezia sono passati molti dei maggiori cineasti storici  del mondo orientale: Andrei Tarkovskij vinse il Leone d’Oro con il suo film di debutto, L’Infanzia di Ivan; l’unico dei film della trilogia dei Tre Colori di Krzysztof Kieslowski ad ottenere un premio nei maggiori festival è stato il Film Blu a Venezia. Nel XXI secolo, Andrei Zvyagintsev ha seguito le orme di Tarkovskij, ottenendo l’ambito premio con il suo esordio con Il Ritorno. Il successo dell’Est si estende anche alle sezioni secondarie: in “Orizzonti“, l’anno scorso soltanto sono stati presentati sei lungometraggi dall’Est, di cui due premiati per il miglior film (Pilgrimai del lituano Laurynas Bareisa) e per la miglior sceneggiatura (Peter Kerekes ed Ivan Ostrochovsky per 107 Mothers).

Il dibattito sulla Russia

Con l’ombra del conflitto in Ucraina, quest’anno un tema molto divisivo per i festival di cinema è stato l’accettazione di cinema russo nei festival. Cannes si è schierato contro la presenza russa, con la postilla che alcuni cineasti russi erano comunque ben accetti: Kirill Serebrennikov (che è stato selezionato al concorso con Tchaikovsky’s Wife), Andrey Zvyagintsev, Aleksandr Sokurov, che ha rifiutato di partecipare. Venezia si è schierata in aperta polemica, permettendo la presenza di cineasti russi alla Mostra. Del resto, Sokurov stesso ha ottenuto nel 2011 a Venezia il Leone d’Oro per Faust, e in laguna sono stati presentati quasi tutti i film dello scorso decennio diretti da Andrei Konchalovsky. L’apparente apertura però non ha prodotto nessun film russo selezionato, nemmeno una presenza di Fairytale di Sokurov, presentato invece a Locarno.

La selezione di quest’anno

Se solitamente si intravvedono almeno un paio di film, quest’anno si registra la completa assenza di pellicole dell’Est nella sezione del concorso principale. Solo la sezione Orizzonti si fa portavoce del cinema di questo territorio, e lo fa presentando una serie di cineasti debuttanti o di recente notorietà: Teona Strugar Mitevska, che si è costruita una fama notevole nei circuiti dei festival con il suo Dio è donna e si chiama Petrunya, presenta il suo sesto lungometraggio, di produzione bosniaca, L’uomo più felice del mondo; nella stessa sezione troviamo Luxembourg, Luxembourg di Antonio Lukich, rara commedia ucraina di un giovane regista che si sta facendo conoscere sempre più ampiamente. Il rumeno Mihai Mincan porta invece To The North, film che ripropone il tema della migrazione in una nuova chiave dal sottotono religioso; il polacco Damian Kocur – che già ha vinto con il suo cortometraggio Beyond is the day al Trieste Film Festival nel 2020 – presenta il suo debutto, Pane e Sale; infine l’altro cineasta in Orizzonti è il giovane slovacco Michal Blasko, che debutta con Victim, un film drammatico su una madre che cerca i colpevoli di un attacco al proprio figlio.

Al di fuori di Orizzonti, nel festival collaterale Giornate degli Autori verrà proiettato Ordinary Failures, opera di fantascienza della ungherese-romena Cristina Grosan. Fuori concorso, forse l’opera più particolare di quest’anno legata all’ambito dell’Est è Chiamata dal Cielo, l’ultimo film del regista coreano Kim Ki-Duk, defunto durante la pandemia, di produzione estone, completato dai collaboratori locali, un rarissimo caso di cineasta asiatico che sceglie l’ambito est-europeo per un suo film.

Sempre fuori concorso, si segnala il reparto documentaristico: Sergei Loznitsa (dopo essere già stato a Cannes quest’anno) porta il suo documentario The Kiev Trial, sul processo compiuto a Kiev per i crimini di guerra commessi durante la Seconda Guerra Mondiale, ed il documentario Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, di Evgeny Afineevsky ed Alex Kashpur, seguito ideale del loro precedente documentario disponibile su Netflix.

Per chi è impossibilitato a raggiungere la Mostra, L’uomo più felice del mondo, Luxembourg, Luxembourg, Victim, Chiamata dal Cielo e Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom saranno disponibili sul Biennale Cinema Channel di Mymovies in contemporanea alle proiezioni ufficiali.

Su East Journal seguiremo da vicino la Mostra, come abbiamo fatto con l’edizione di Cannes di quest’anno, con recensioni ed interviste ad alcuni dei cineasti.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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