Presentato, nella sezione “cineasti del presente” del 75° Festival del Cinema di Locarno “Nightsiren”, il secondo lungometraggio della regista slovacca Tereza Nvotová.
streghe e cinema
Nell’ultimo decennio, si è sentita spesso, nel cinema dei registi più giovani, specie in un rinnovato genere horror, la presenza tematica della figura della strega, legata al folclore tradizionale mondiale e riproposta sotto varie sfaccettature. The VVitch di Robert Eggers è forse l’esempio meglio riuscito, ma si possono ricordare anche Hagazussa dell’austriaco Lukas Feigelfeld o il remake ragionato di Suspiria diretto da Guadagnino. Si inserisce in questo contesto Nightsiren (Svetlonoc) di Tereza Nvotová, che sceglie di attualizzare il tema, scegliendo un’ambientazione contemporanea, nel contesto del mondo rurale montanaro slovacco. La regista ha affermato però che l’idea originale non implementava la figura della strega, e che solo in seguito è stata compiuta la scelta del legame folcloristico, per permettere una commistione di generi cinematografici. Di conseguenza, pur essendo presentato come un elemento centrale, il ruolo della strega diventa più un simulacro o un dettaglio di contesto che il soggetto principale.
tradizione e patriarcato
Šarlota, dopo decenni passati in città a Bratislava, torna nel villaggio delle origini, sollecitata dal comune per il riscatto dell’eredità attraverso una lettera misteriosa. Il suo ritorno fa riemergere un trauma passato dai risvolti oscuri, che vedevano protagonista una defunta vicina, ritenuta da tutti essere una strega. La narrazione per capitoli che segue svela progressivamente segreto dopo segreto la complessa vita interiore della protagonista ed un’infanzia contorta. Il primo atto del film è denso di dettagli e scene che anticipano gli sviluppi della trama o contestualizzano l’ambiente sessista del mondo rurale così come lo racconta Nvotová, accentuandone il carattere patriarcale o di violenza di genere. Un esempio è la rappresentazione della tradizione pasquale di “innaffiare” le donne, che assume caratteri aggressivi e estremi che raramente si riscontrano nella quotidianità così come inscenati nel film, ma che ha la funzione di introdurre quello che è il vero tema dell’opera: la condizione femminile e il sessismo che ancora oggi macchia la società. Così le superstizioni folcoristiche si legano al razzismo (la vicina, oltre che strega, è identificata come gitana), la figura della strega come un mezzo di emarginazione del femminile indipendente e forte. Purtroppo non si tratta di una focalizzazione tematica particolarmente innovativa per il cinema al femminile dell’Est Europa – si pensi, tra le varie, a Hive – e Nightsiren non si riesce a distinguere sufficientemente proprio per la scelta di porre in secondo piano gli elementi più propriamente legati al mondo della stregoneria o della superstizione folcloristica, che spesso restano più aspetti estetici che contenutistici ed in taluni casi privi di una spiegazione che possa gettare una diversa luce sulle tematiche femminili. La strega rimane un’identificazione di stampo negativo, attribuito dal patriarcato a chi è diversa, e non viene sfruttata la sua figura sovrannaturale come mezzo di autodeterminazione, in quanto detentrice di un potere superiore.
stregonerie e fantasie
Allo stroncamento implicito dell’elemento magico-folcloristico si aggiunge un finale caotico, in cui alcuni sviluppi non hanno una vera e propria risoluzione, altri saldamente riprendono i cenni di contesto lentamente e sottilmente nell’incipit. Nightsiren eccelle proprio nei pochi momenti in cui abbraccia maggiormente il potenziale della sua premessa supernaturale. In particolare, una scena che anticipa di poco il climax del film dai tratti quasi allucinatori, che sfrutta effetti speciali pratici e luci nere per creare una sequenza più audace di tutto il resto del film. Pur non avendo alcun seguito, la scena dimostra le potenzialità di mise en scène di Nvotová, dimostrandone le capacità e facendo sperare in una futura esplorazione stilistica in tal senso.
Nightsiren è, in conclusione, un film che si fonda su un tema potenzialmente molto interessante che si merita un’esplorazione più approfondita, ma che sceglie intenzionalmente di prediligere un soggetto più comune, e che quindi non riesce a portare una prospettiva del tutto nuova. Nonostante ciò, dimostra una padronanza del mezzo cinematografico di fondo che fa ben sperare nel cinema contemporaneo dell’Est.