di Claudia Leporatti
da Economia.hu
Di venerdì neri l’Ungheria ne ha visti diversi dallo scoppio della crisi economica del 2008, ma quello di venerdì 4 giugno è stato decisamente allarmante, soprattutto per le paure che ha diffuso in tutta Europa dopo le dichiarazioni del portavoce del nuovo governo magiaro. Il vice presidente del partito di maggioranza Fidesz, Janos Kosa, ha allertato su un possibile default del paese. Il panico ha preso il sopravvento, fino a far ventilare la possibilità di una nuova crisi sulla scia di quella della Grecia. Una chiusura da incubo per le borse mondiali, anche a causa dei timori per le perdite della francese Societè Generele e delle preoccupazioni per il mercato del lavoro negli USA. In seguito alle massicce operazioni di vendita di valuta locale, il fiorino, già a 278,55 contro l’euro alla chiusura di giovedì, ha concluso la settimana a 287,31 HUF contro l’euro, perdendo il 5,5% nel giro di appena 24 ore. I CDS, gli strumenti derivati che assicurano contro il fallimento, sono saliti di 69 basis point, arrivando a 391,5 punti. Nella giornata di giovedì la Commissione europea ha esortato, di nuovo, il governo ungherese ad intervenire per accellerare il processo di riduzione del deficit di bilancio.
Il governo ha quindi dichiarato che il rapporto tra il deficit e il PIL del paese potrebbe risultare maggiore del 3,8% annunciato in precedenza. Come prevedibile, Fidesz mette in dubbio le cifre dichiarate dal precedente governo sui conti pubblici, dichiarando che la situazione sarebbe peggiore di quanto affemato finora e che parlare di una crisi come quella greca potrebbe non essere esagerato. Dichiarazioni che non stupiscono gli esperti e coloro che vivono in questo paese da anni, abitutati a sentire il governo di un colore accusare di menzogne il precedente esecutivo, di orientamento opposto, ma cariche lo stesso di conseguenze. Il diffondersi tra gli operatori di voci poco incoraggianti sul deficit (si è parlato anche di un deficit al 7-7,5% del PIL) avrebbe contribuito al crollo del fiorino, che ha perso il 3% contro il dollaro. Forse il nuovo governo ungherese dovrebbe evitare dichiarazioni tanto forti da far tremare il proprio, già sofferente, mercato.
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