Tensioni si registrano in questi giorni in Macedonia del Nord, dove si susseguono manifestazioni delle opposizioni contro la cosiddetta “proposta francese”, una bozza di accordo promossa dal presidente Emmanuel Macron per risolvere le controversie esistenti tra Skopje e Sofia. Si tratta di un tentativo per sbloccare lo stallo in cui si trova il percorso di adesione europea della Macedonia del Nord, ma al momento il percorso sembra quanto mai accidentato. Questa mattina, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è recata a Skopje, dove ha tenuto un discorso nel parlamento macedone volto a esortare il voto sulla bozza di accordo che solleverebbe il veto bulgaro. La proposta della Francia, tra le altre cose, è di inserire nella costituzione macedone un riferimento al gruppo nazionale bulgaro. Le opposizioni sono insorte e il governo spera di trovare una maggioranza dopo la modifica della bozza iniziale.
Il percorso europeo di Skopje
La Macedonia del Nord ha presentato domanda ufficiale per l’adesione all’Unione Europea nel 2004, l’anno successivo ha ricevuto una prima risposta positiva da parte della Commissione Europea e l’allora primo ministro macedone Vlado Bučkovski si augurava di diventare membro ufficiale UE entro il 2010. Da quel momento, però, il processo di avvicinamento della Macedonia del Nord all’Unione Europea si è interrotto.
Ancora oggi, nel 2022, il negoziato fra UE e Macedonia del Nord non è stato avviato. Dopo aver risolto le controversie con la Grecia con il cambio del nome del paese, attualmente è la Bulgaria ad opporsi alla candidatura europea della Macedonia del Nord per questioni storico-culturali ed identitarie: in particolare Sofia definisce il macedone come un “dialetto bulgaro” e non riconosce l’esistenza di una nazione macedone distinta da quella bulgara. Inoltre la Bulgaria si rifiuta categoricamente di definire come invasione l’occupazione militare del territorio macedone da parte della Bulgaria monarchica alleata dei nazisti.
Lo stallo in cui è caduto il processo di adesione all’UE della Macedonia del Nord minaccia anche l’Albania, il cui percorso verso l’Unione Europea, iniziato con la domanda del 2009, è strettamente legato a quello macedone. La presidenza del Consiglio Europeo fino al 30 giugno 2022 spettava alla Francia, la quale ha deciso di fare proprie almeno in parte le richieste della Bulgaria proponendo un compromesso per sbloccare i negoziati. Una prima bozza di questo accordo, che ha preso il nome di “proposta francese”, ha ricevuto il voto favorevole del parlamento di Sofia, ma è stato inizialmente rifiutato dal primo ministro macedone Dimitar Kovačevski, il quale richiedeva alcune modifiche per garantire l’identità e la lingua macedone. Il cuore della proposta targata Macron è l’inserimento nel preambolo della Costituzione macedone di un riferimento esplicito ai bulgari come gruppo nazionale del paese (si stima che si tratti di 3500 persone).
Il vertice europeo
Il vertice fra le istituzioni UE e i leader dei Balcani occidentali, tenutosi negli ultimi giorni di giugno, ha avuto un esito disastroso per le prospettive della regione e i leader di Albania, Macedonia del Nord e Serbia non hanno nascosto la loro delusione e rabbia per l’ennesimo vertice conclusosi con un nulla di fatto. Il primo ministro macedone ha commentato: “Quello che sta accadendo ora è un problema serio e un duro colpo per la credibilità dell’Unione Europea”.
Nella stessa cruciale settimana del vertice europeo, a Sofia veniva sfiduciato il governo di Kiril Petkov, il quale era accusato dai partiti di destra di cattiva gestione dei fondi pubblici e debolezza nei rapporti con l’EU e con la Macedonia del Nord. Tuttavia, alcuni giorni dopo la crisi di governo il parlamento nazionale approvava la “proposta francese” nella sua prima versione autorizzando il governo nascente a far cadere il veto europeo.
L’opposizione alla “proposta francese”
Nei primi giorni di luglio la proposta è stata aggiornata e modificata per un ultimo tentativo di trovare un punto di incontro nel negoziato fra le parti. La seconda bozza di accordo dovrà essere approvata dal parlamento macedone e la maggioranza di centrosinistra dovrà cercare nella sessione plenaria di trovare un terreno comune con altri partiti che non sosterranno il governo “in bianco”. La modifica della Costituzione prevede difatti una maggioranza qualificata, ovvero di due terzi, quindi ben più ampia del perimetro della coalizione che sostiene il governo.
Intanto nel paese cresce l’opposizione alla “proposta francese”: i principali partiti d’opposizione hanno organizzato a Skopje grandi proteste contro l’accordo, guidate dal partito nazionalista VMRO-DPMNE. Durante le manifestazioni, diversi manifestanti si sono resi protagonisti di azioni violente e di insulti verso bulgari ed albanesi. Le maggiori critiche mosse a tale proposta di accordo sono che non tiene conto dei desideri dei macedoni e che avalla tutte le richieste della Bulgaria producendo, se attuato, una “bulgarizzazione” della Macedonia del Nord. Sotto accusa è anche l’inclusione delle dispute bilaterali tra i due paesi nei negoziati di adesione UE, un sistema previsto dalla proposta che rischia di causare futuri stalli. Il governo di Skopje invece ha usato toni più misurati valutando l’accordo come “la base per un ampio processo consultivo” e chiarendo che “la lingua e l’identità macedoni sono protette dalla proposta”.
La situazione odierna
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel mercoledì 5 luglio è stato in visita a Skopje dove ha incontrato Kovacevski. “Avete l’occasione di decidere del vostro futuro, con questa proposta siamo al punto di svolta per il processo di adesione all’UE, con un compromesso che risponde alle vostre preoccupazioni”: queste le parole di Michel nella conferenza stampa per sottolineare l’importanza di questa nuova e forse ultima proposta all’interno dei negoziati.
Attualmente la Macedonia del Nord è divisa fra chi contesta la proposta dell’Eliseo a prescindere dalle modifiche effettuate e chi invece, come il governo di Kovacevski, influenzato anche dalle pressioni di Bruxelles e di Tirana, ha aperto alla possibilità di trovare un accordo con la Bulgaria sulla base della seconda bozza della proposta francese. L’Albania nella persona del primo ministro Edi Rama ha già deciso che, nel caso il governo macedone dovesse rifiutare la nuova proposta di accordo, chiederà ufficialmente di proseguire da sola il processo di adesione all’Unione Europea.
In Bulgaria invece il parlamento nazionale ha approvato la prima bozza dell’accordo, ma adesso che è stato modificato ed aggiornato non è da escludere che serva un nuovo voto di approvazione. Nel contempo però a Sofia c’è un governo sfiduciato dal parlamento, il primo ministro Petkov è dimissionario e si cerca una soluzione alternativa alle elezioni anticipate. La crisi politica di Sofia rischia di complicare ulteriormente i già difficili negoziati.
Il processo di adesione della Macedonia del Nord è quindi in una fase decisiva, con tensioni e pressioni esterne che mettono a dura prova le istituzioni macedoni.
Foto: ABC News