di Lorenzo Serafinelli
Il 10 e 11 giugno scorsi si è svolta la visita nei Balcani Occidentali da parte del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Un tour diplomatico di 36 ore, che si è svolto attraverso Kosovo, Serbia, Grecia, Macedonia del Nord e Bulgaria. Proprio le relazioni tra Belgrado e Pristina sono state il tema principale della visita, che ha riaffermato il ruolo cruciale giocato dalla Germania nella regione.
L’incontro a Pristina
La prima tappa dell’agenda di Scholz prevedeva l’incontro con il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, nella capitale Pristina, segnando la prima visita in 14 anni di un cancelliere tedesco in Kosovo. Durante la conferenza stampa, Kurti ha ribadito che il paese si candiderà formalmente per entrare nell’UE a partire dalla fine del 2022. A tal proposito, il discorso di Scholz si è incentrato sulla normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, dato che, secondo le sue parole, è inconcepibile che due paesi parte dell’Unione non si riconoscano l’un l’altro, e perciò chiede alle due parti un chiaro impegno improntato al, seppur difficile, dialogo.
Al termine della conferenza stampa il cancelliere ha inoltre affermato che un accordo tra Belgrado e Pristina è l’unica via affinché si arrivi ad un riconoscimento del Kosovo che chiuda definitivamente la questione. Il discorso di Kurti si è concluso con i ringraziamenti alla Germania per la posizione assunta nei confronti della richiesta di adesione presentata dal Kosovo al Consiglio d’Europa, e con la volontà del paese di diventare membro della “Partnership for Peace” della NATO entro la fine dell’anno.
Reazioni avverse a Belgrado
Alcune tensioni si sono registrate nel secondo incontro previsto dall’agenda del cancelliere tedesco, quello con il presidente serbo Aleksandar Vucic, a Belgrado. A suscitare reazioni avverse nella capitale serba è stata in particolare la scelta di Scholz di inserire nel proprio discorso di Pristina le parole “mutuo riconoscimento”. Vucic ha dichiarato che, sino a quel momento, nessun rappresentante europeo aveva mai parlato di mutuo riconoscimento, al contrario degli americani, ma solo di normalizzazione dei rapporti. Scholz, dal canto suo, ha sottolineato che la posizione della Germania sul Kosovo è nota da tempo e quanto detto a Pristina di certo non deve sorprendere.
Ad ogni modo, questo non è stato l’unico argomento spinoso del meeting. Al centro della discussione anche la delicata questione delle sanzioni alla Russia, verso cui la Serbia continua ad assumere un atteggiamento ambivalente, e alle quali ogni paese membro dell’UE, o candidato ad entrarvi, deve allinearsi.
Sulla stessa linea di Angela Merkel
Sembra, perciò, che poco sia cambiato dall’ultima visita dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel a Belgrado, avvenuta nel settembre dello scorso anno. La Merkel in quell’occasione chiarì che la risoluzione della questione Kosovo sarebbe stata cruciale per l’ingresso della Serbia nell’UE. Vucic disse di esserne consapevole, ma le parole nel corso dei mesi non si sono tradotte in alcuna pratica di avvicinamento o dialogo, anzi hanno risentito delle mutate condizioni internazionali.
Durante la visita, che si era svolta a poca distanza dalle future elezioni federali in Germania, l’ex cancelliera tedesca aveva rassicurato i paesi dei Balcani Occidentali sul fatto che il suo paese, a prescindere da chi sarebbe stato eletto cancelliere, avrebbe avuto a cuore il loro processo di avvicinamento all’UE. Storicamente, la Germania è sempre stata un attore centrale nelle dinamiche geopolitiche, ma soprattutto economiche, della regione. Non a caso la Merkel si era sbilanciata riguardo l’importanza geostrategica dell’ingresso dell’area nei 27 affinché non risentissero dell’influenza di altri attori, con un chiaro riferimento, seppur non esplicito, alla Russia e alla Cina. Quest’ultima infatti negli ultimi anni ha aumentato gli investimenti nella regione, in particolar modo nelle infrastrutture serbe, ed è potenzialmente un rivale dei tedeschi anche per il ruolo di guida nell’integrazione e la cooperazione tra i paesi confinanti. Il progetto 17+1, un forum istituzionale regionale lanciato dal governo cinese nel 2010, poteva rappresentare un pericolo per la mediazione tedesca per i Balcani occidentali che dal 2014 prende il nome di “Berlin Process”, ma si è poi rivelato un salto nel vuoto perché, pur presentandosi come un forum paritetico basato su relazioni multilaterali, mascherava in realtà semplici relazioni bilaterali tra i suoi membri.
Il “Berlin Process”
Proprio sull’importanza del “Berlin Process” convergono i discorsi di Angela Merkel e del neo cancelliere Olaf Scholz. A settembre la Merkel lo aveva definito il fulcro della cooperazione regionale nei Balcani Occidentali, rassicurando chi vedeva una possibile minaccia a questo processo nel neonato progetto di integrazione “Open Balkan”, lanciato da Serbia, Albania e Macedonia del Nord. Lo stesso Scholz, chiamato ad esprimersi su questa iniziativa, ha confermato che l’interesse primario della Germania è l’avanzata del mercato comune nei Balcani Occidentali, con il Berlin Process a fare da cornice.
E’ certamente un obiettivo del governo Scholz far sì che il processo di integrazione diventi meno difficoltoso, soprattutto considerando i forti legami commerciali che la Germania intrattiene sia con la Serbia che con il Kosovo, nonché con i rimanenti attori regionali. Parliamo infatti del maggior partner commerciale di Belgrado, tanto che lo scorso anno gli scambi ammontavano a un totale di 6.5 miliardi di euro, e circa 75000 persone in Serbia lavorano per compagnie tedesche. Risolvere quindi la controversia sul riconoscimento dello status del Kosovo gioverebbe all’operato del governo tedesco, in particolar modo sul piano della stabilità e sicurezza economica. Anche con questo scopo il cancelliere ha rinnovato l’invito nei confronti di Kurti affinché il Kosovo si unisca alla conferenza che si terrà a Berlino il prossimo autunno per valutare i progressi della regione nell’avvicinamento, più che mai cruciale, ai criteri richiesti da Bruxelles.
L’UE è assente, tocca alla Germania?
Difficile dire quanto gli argomenti affrontati da Scholz durante il viaggio nei Balcani troveranno concrete soluzioni nel breve, ma il conflitto russo-ucraino rende fondamentale proseguire nella direzione di un avvicinamento di questi paesi all’UE, evitando in tal modo la rinascita di conflitti regionali. L’esito del Summit UE-Western Balkans tenutosi lo scorso 23 giugno è stato, in tal senso, negativo, e ha fatto emergere ancor di più il fallimento dei Ventisette nei confronti dei Balcani Occidentali, concretizzatosi nell’assenza e nel mancato rispetto delle promesse fatte. In quest’ottica la Germania si gioca la sua credibilità di attore geopolitico in grado di svolgere un ruolo diplomatico nella regione, il cui sviluppo si lega storicamente all’influenza tedesca.
Foto: Euronews.al