Dritan Abazović è il nuovo primo ministro del Montenegro, dopo aver ottenuto la fiducia del parlamento nazionale il 28 aprile scorso. Guiderà un nuovo governo di minoranza scongiurando per il momento il ritorno anticipato alle urne.
Abazović, nato il 25 dicembre 1985 ad Ulcinj in Montenegro, è di etnia albanese, come la maggioranza degli abitanti della città, situata sulla costa meridionale del paese. Per la prima volta, un paese a maggioranza slava e ortodossa verra’ guidato da un primo ministro albanese, un passaggio storico che può avere ripercussioni in tutta la regione.
Gli studi e la carriera politica
Già durante il liceo Abazović si occupa di politica fondando un gruppo giovanile del Comitato Helsinki per i Diritti Umani con lo scopo di riconciliare i giovani nei paesi usciti dal conflitto della ex-Jugoslavia. Si laurea poi in Scienze Politiche all’Università di Sarajevo e nel 2007 consegue il Master in Relazioni Internazionali in Montenegro.
La sua carriera politica ha inizio nel 2012 come uno dei fondatori del movimento civico “Montenegro Positivo” con cui alle elezioni dello stesso anno conquista 7 seggi, diventando il membro più giovane del parlamento montenegrino. Nel 2015 fonda URA, Azione Unitaria per le Riforme, con cui l’anno successivo è rieletto in parlamento e di cui diventa presidente nel 2017. Nel 2020 URA partecipa al congresso dei Verdi europei, entrando a far parte di una delle grandi famiglie di partiti in Unione Europea. Dopo le elezioni del 202o, Abazović diventa vice-primo ministro del governo guidato da Zdravko Krivokapić, il primo esecutivo senza il Partito Democratico dei Socialisti del presidente della Repubblica Milo Djukanović. A seguito della crisi di governo, Abazović diventa primo ministro, alla guida di un governo di minoranza che ha il supporto dello stesso Djukanović.
Le questioni da affrontare
Alla guida del governo, Abazović si troverà a dover affrontare questioni molto delicate, a partire dalle sanzioni alla Russia: formalmente queste sono già state approvate da una commissione parlamentare, ma il precedente governo non le ha mai messe in atto, a causa della presenza nell’esecutivo di partiti filo-serbi, guidate dal Fronte democratico, finito ora all’opposizione. Il nuovo governo Abazović dovrà anche portare avanti il processo di stabilizzazione economica allo scopo di accelerare il negoziato per l’adesione del Montenegro all’Unione Europea.
Abazović si è inoltre detto favorevole all’iniziativa “Open Balkan”, la “mini Schengen” balcanica volta a permettere il libero flusso di persone, capitali e merci fra i paesi coinvolti e quindi potenzialmente nell’intera regione. Per il momento fanno parte di tale iniziativa Albania, Macedonia del Nord e Serbia, ma nel summit di Ohrid del 7 e 8 giugno, Abazović ha partecipato, confermando l’interesse ad aderire all’iniziativa e smentendo la posizione del precedente governo.
Altra questione all’ordine del giorno per il nuovo governo è quella del Concordato con la Chiesa ortodossa serba. Questo accordo, già redatto dal vecchio governo, ha subito delle modifiche, anche da parte di Abazović stesso, che ha definito la firma del concordato uno degli obiettivi del suo governo.
Il rapporto con Milo Djukanović
Se Abazović ha deciso di sfiduciare il passato governo e accettare l’incarico di primo ministro, ha potuto farlo grazie all’appoggio del presidente Djukanović, in passato sempre criticato. Ad accomunare i due e’ stata sicuramente una comune visione riguardo l’apertura verso l’Occidente, aspetto che spesso è mancato invece alle forze filo-serbe protagoniste del precedente governo. Da questo punto di vista l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto evidenti ripercussioni sulla politica nazionale e in particolare sulle sorti del governo Krivokapić. La figura di Abazović allontana sicuramente il Montenegro dalla politica filo-russa portata avanti, in modo altalenante, dalla Serbia, riconfermando il profilo atlantista di Podgorica.
Invece la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, soprattutto nel campo del contrabbando di sigarette e tabacco, portata avanti da Abazović all’interno del passato governo – e che lo ha portato anche a ricevere anche minacce di morte – non trova in Djukanović il migliore alleato possibile. La politica di privatizzazione selvaggia, portata avanti nei quasi trent’anni di governo del Partito Democratico dei Socialisti, ha favorito il prosperare della criminalità organizzata e della corruzione nel paese e inoltre Djukanović è anche stato personalmente indagato per i suoi legami con il mondo del contrabbando del tabacco.
Abazović fra aspettative e sfide
Il governo Abazović nasce insomma con grandi aspettative dovute sia alle tante novità rappresentata dalla sua figura sia alle capacità già mostrate dal giovane leader; insieme a queste ci sono però anche le inevitabili pressioni.
In politica estera la guerra in Ucraina è la grande preoccupazione di tutta l’Europa e lo strappo con i partiti filo-serbi spinge il Montenegro verso l’UE; in politica interna i temi da affrontare saranno tanti e di grande rilevanza, incluse le relazioni con la Chiesa Serba. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il governo Abazović è un governo di minoranza che deve traghettare il paese fino alle prossime elezioni, con un alleato di governo come Djukanović il quale secondo gli esperti utilizzerà questo governo come trampolino di lancio per provare a vincere le prossime elezioni politiche programmate per il 2023. Tante le sfide per il giovane albanese alla guida del Montenegro.
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