Venerdì 3 giugno la premier estone Kaja Kallas ha deciso di farla finita coi litigi all’interno della coalizione, e ha chiesto alla Presidente della Repubblica, Alar Karis, di mettere alla porta sette ministri del partito di Centro. Se non troverà nuovi partner di coalizione, il governo estone è a rischio.
Successo all’estero
La prima ministra, a capo del partito Riforma, dal gennaio 2021 è alla testa di una grande coalizione con i Socialdemocratici e il partito di Centro (Keskerakond). A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, il governo estone è stato tra quelli che si sono spesi di più nel sostegno a Kyiv, investendo un terzo del suo budget militare per sostenere le forze armate ucraine con obici e javelin. Il parlamento estone è stato anche tra i primi al mondo ad accusare la Russia di genocidio.
Figlia dell’ex premier e commissario europeo Siim Kallas, e prima donna al governo dell’Estonia, la 45enne Kaja Kallas stessa si è costruita un forte profilo internazionale negli scorsi tre mesi, che ne ha favorito la popolarità anche a casa: secondo un sondaggio Norstat del 1° giugno, citato da Bloomberg, il suo partito Riforma è in testa alle preferenze del 34,7% degli estoni, seguito da lontano dall’estrema destra di EKRE (19,4%) e dal Centro (16.3%). Una posizione di favore, in caso si dovesse andare ad elezioni anticipate, prima della scadenza della legislatura nel marzo 2023.
Problemi in casa
Nonostante i successi internazionali, e benché i partiti politici estoni siano unanimi nella condanna del Cremlino, le relazioni nella coalizione di governo estone sono state particolarmente turbolente nelle scorse settimane. Kallas è stata accusata dagli oppositori di aver ignorato le questioni interne, come l’inflazione.
D’altra parte, come spiega l’intellettuale estone Rein Raud, “da tempo, il Partito di Centro agisce come se fosse all’opposizione, votando contro gli accordi di coalizione e proponendo disegni di legge senza coperture di bilancio. Il Centro propone di aumentare gli assegni familiari (già tra i più alti nell’UE), mettendo in pericolo la tenuta fiscale. Il partito Riforma ha detto di non essere contrario, ma che se ne parlerà nei negoziati sul bilancio. Ma tutti i partiti di opposizione hanno sostenuto la proposta del Centro, che avrebbe fatto cadere il governo.”
E’ così che Kallas ha deciso di silurare gli alleati del Centro, affermando che la nazione ha bisogno di un governo forte e unito per affrontare le minacce esterne. Vari ministri hanno saputo della richiesta di dimissioni solo dai media.
In cerca di nuovi alleati
Kallas ha invitato il partito conservatore Pro Patria (Isamaa) a unirsi alla coalizione di governo con Riforma e Socialdemocratici. Ma il suo leader, Helir-Valdor Seeder, ha detto che vi sono “opinioni divergenti” nel partito.
Pro Patria, un tempo guidato dal primo premier dell’Estonia indipendente Mart Laar, è oggi un’ombra di ciò che fu. Secondo Raud, Seeder è un leader “ostinato e miope”, più interessato ad agende personali come smantellare le pensioni che non al bene del paese.
Il rischio di un ritorno dell’estrema destra
Se non dovesse trovare nuovi alleati, Kallas rischia un voto di sfiducia del parlamento ed elezioni anticipate – a cui potrebbe far valere la propria popolarità. Ma c’è anche il rischio del ritorno al governo di una coalizione tra il Centro e l’estrema destra di EKRE, come già tra 2019 e 2021, quando era premier il leader del Centro, Jüri Ratas – un politico, secondo Raud, “noto per le sue opinioni vaghe e le sue dichiarazioni cortesi, ma spesso incoerenti” e che ha passato due anni “a scusarsi per gli insulti degli alleati contro minoranze, donne, alleati occidentali” (EKRE è stato tra i pochi partiti politici al mondo a non riconoscere la sconfitta di Donald Trump), prima di dimettersi per uno scandalo di corruzione.
Oggi a presiedere il Parlamento, mentre il suo partito è nella grande coalizione, Ratas deve avere inteso che questa è la sua ultima possibilità di tornare a capo del governo, anche vista la crescente popolarità di Kallas. Ma a tal fine anche lui deve cercare di ingraziarsi Pro Patria. Kallas ha esortato Pro Patria a non schierarsi con Ratas, affermando che aiutare l’estrema destra di EKRE a tornare al potere metterebbe a repentaglio l’immagine e la posizione internazionale dell’Estonia.
Secondo Raud, tale prospettiva porterebbe al governo attori politici che condividono gli interessi del Cremlino, con un atteggiamento più conciliante e in linea con Francia e Germania. Secondo Kallas, l’estrema destra di EKRE “usa gli stessi argomenti di Vladimir Putin, si oppone [al sostegno] ai rifugiati ucraini e afferma che è tutta isteria di guerra”. Il rischio è che un governo con l’estrema destra dominante modifichi anche la politica estera dell’Estonia verso l’Ucraina.
D’altra parte, se si andasse ad elezioni anticipate, non sono escluse sorprese. Il partito Estonia 200, che nel 2019 non è entrato in Parlamento e che ha posizioni fortemente filo-ucraine, gode oggi di consensi attorno al 12%.
Foto: VisegradInsight