identità ucraina

Un paese diviso? Lingua e identità etnica in Ucraina

Il conflitto scoppiato nel 2014 in Donbass è stato spesso definito come uno scontro armato che affonda le proprie radici nella diversità etnica del paese. La stessa scusa, tra le altre, è stata usata dal presidente russo Putin per giustificare quella che in Russia oggi se chiami guerra finisci in prigione o giù di lì. Il presunto ‘genocidio’ della popolazione del Donbass è stato uno dei punti centrali della narrazione russa durante il processo di riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, dando all’invasione iniziata lo scorso 24 febbraio chiari connotati etnici.

Più in generale, l’Ucraina è stata spesso dipinta come un paese strutturalmente diviso tra la minoranza russa e la maggioranza ucraina, tra russofoni e ucrainofoni. Una visione di per sé stilizzata e rigida della realtà e delle complesse identità di un paese, basate oltretutto su una sorprendente mancanza di dati.

Numeri vecchi di vent’anni

Nel guardare alla composizione etnica e linguistica dell’Ucraina contemporanea, il primo problema, infatti, è l’assenza di dati ufficiali. Analisi demografiche e mappe etnolinguistiche alle quali siamo ormai abituati si basano sull’ultimo censimento nazionale. Il problema è che questo censimento è stato condotto nel lontano 2001, un’epoca fa se pensiamo a quanto siano cambiate le cose negli ultimi vent’anni. Da allora un nuovo censimento è stato programmato numerose volte, salvo poi essere sempre rimandato.

Nel 2001 quindi il 77.8% della popolazione si autodefiniva ucraina, il 17.3% russa con la presenza di altri gruppi nazionali tutti sotto l’1% (tatari, bulgari, ungheresi, ebrei, bielorussi, moldavi). A livello geografico, la popolazione russa era concentrata nel sud-est del paese. Se solo in Crimea essi rappresentavano la maggioranza (58%), in altre cinque regioni, come Donetsk (38.2%), Lugansk (39%), Kharkiv (25.6%), Zaporizhia (24.7%) e Odessa (20.7%) la popolazione russa superava il 20%.

Oltre all’autoidentificazione etnica, però, il questionario poneva domande inerenti alla lingua. Il 67.5% della popolazione aveva quindi scelto l’ucraino come “lingua nativa”, mentre circa il 30% il russo. A livello geografico, il russo era la lingua dominante in tre regioni (Crimea, Donetsk e Lugansk) mentre in altre sei superava il 20%.

Sovrapponendo le due categorie la discrepanza tra autoidentificazione etnica e appartenenza linguistica appare evidente. Infatti, oltre il 15% di coloro che si autodefinivano etnicamente ucraini guardavano al russo come loro “lingua nativa”, mentre il 4% dei russi avevano scelto la lingua ucraina.

Gruppi etnici distinti?

Le discrepanze tra preferenza linguistica e autoidentificazione etnica è un primo segnale della scarsa utilità di categorie rigide quando si parla di identità. Identità etnica e linguistica non solo rimangono categorie piuttosto soggettive, arbitrarie e che non si sovrappongono perfettamente, ma sono anche soggette a fluttuazione e continuo mutamento. Negli ultimi decenni, infatti, l’idea di identità etnica come aggregato sociale omogeneo, rigido e immutabile basato su storia, cultura, lingua e religione è stata messa ampiamente in discussione. Non solo i confini tra un gruppo etnico e l’altro rimangono porosi, ma anche gli elementi che lo definiscono possono variare a seconda del luogo e del contesto.

In pratica presumere l’esistenza di gruppi etnici definiti e distinti in un contesto come quello ucraino è un errore concettuale. Come scrivevano Brubaker e Cooper oltre vent’anni fa, le categorie “russi e ucraini come portatori di distinte identità sono profondamente problematiche nel contesto ucraino” in quanto basate su una visione binaria ed esclusiva dell’autoidentificazione etnica e linguistica.

Identità in flusso

Ma se assumiamo che l’identità sia in continuo – seppur lento – flusso, cosa sappiamo dell’Ucraina di oggi? Quanto sono cambiate le cose dal 2001? Non avendo dati ufficiali possiamo solo basarci su studi condotti dai sociologi e politologi che si occupano da anni della questione. Voldymyr Kulyk, ad esempio, è stato uno dei primi a sottolineare come il significato di questioni come l’autoidentificazione etnica e linguistica sia cambiato nella società ucraina negli ultimi vent’anni. Se nel censimento del 2001 il termine “nazionalità” (che misurava l’autoidentificazione etnica) era percepito come concetto esclusivo e delimitante (categorie rigide), con lo sviluppo della nozione civica di appartenenza, il termine ha iniziato a connotare un’autoidentificazione più ampia ed inclusiva con lo stato ucraino. In altre parole, il significato di essere ucraini è cambiato nel tempo.

Fusione e mutamento, il caso di Odessa

Questo ha portato ad un complesso processo di amalgama, fusione e mutamento che si è riflesso soprattutto sulle nuove generazioni all’interno dei gruppi sociali che nel passato erano soliti definirsi come russi. Come dimostra un affascinante studio di Abel Polese e Anna Wylegala sulle pratiche etnolinguistiche in due diverse regioni del paese, anche in una città prevalentemente russofona e con forte minoranza russa come Odessa con il passare degli anni un crescente numero di persona ha iniziato a definirsi anche o principalmente come ucraini. Proprio per questo nel tracciare l’appartenenza etnica negli ultimi anni oltre a “russo” e “ucraino” sondaggi e studi hanno iniziato ad inserire una categoria ibrida (“entrambi: russo e ucraino”).

Un paese sempre più ‘ucraino’

Così, basandosi su una serie di sondaggi condotti tra il 2012 e 2017 dall’Istituto Sociologico Internazionale di Kyiv (KIIS), Kulyk ci mostra un’immagine diversa del paese, parlando di un processo di de-russificazione dal basso. Se nel 2012 81.7% dei rispondenti si definivano ucraini, il 12.4% russi e 4.1% russi e ucraini insieme, nel 2017 vediamo un aumento di coloro che scelgono di definirsi ucraini (88.3%) e un conseguente calo dei russi (5.6%), mentre rimane piuttosto invariate l’altra categoria (3.9%).

Ancora più interessante è l’aspetto geografico. Mentre nelle regioni centro-occidentali la crescita dell’identità ucraina è piuttosto marginale (da 92.2% a 94.8%), nelle regioni orientali e meridionali, storicamente russificate, vi è un aumento significativo di persone che si definiscono principalmente ucraine (dal 66.6% al 77.9%) con 8.3% dei rispondenti che nel 2017 avevano scelto entrambe le nazionalità.

Ancora una volta le pratiche linguistiche non vanno di pari passo con l’identità etnica. Nel 2017 il 68.3% dei rispondenti considerava l’ucraino come “lingua nativa”, 13% il russo e ben 18% aveva scelto entrambe. Una differenza ancora più evidente a livello regionale. Più del 86% degli abitanti delle regioni centro-orientali avevano scelto l’ucraino mentre, nelle regioni più orientali e in quelle meridionali, appena il 40% ha indicato l’ucraino come lingua nativa. Qui il russo rimane la “lingua nativa” per il 25% della popolazione mentre addirittura il 35% dei rispondenti aveva scelto entrambe. Anche se il russo continua a ricoprire un ruolo chiave, le pratiche linguistiche hanno seguito un processo di ucrainizzazione.

Un paese ancora diviso?

Complice anche il conflitto scoppiato nel 2014, quindi, il significato di essere ‘ucraino’ ha subito un mutamento ancora più rapido, mentre la discrepanza tra lingua e autoidentificazione etnica è ulteriormente cresciuta. Molti più russofoni, incluso persone che erano solite definirsi russi, scelgono ora di identificarsi come ucraini.

Questo non significa che le divisioni linguistiche e nazionali siano state del tutto superate, come dimostrato dalle differenze tra est e ovest del paese. Tuttavia le linee di frattura all’interno della società ucraina sono sempre più offuscate e i confini tra identità sempre più porosi. Pur rimanendo multietnica e multiculturale, in altre parole, la società ucraina non è polarizzata come siamo spesso portati ad assumere.

Diverse tendenze e identità convivono anche all’interno di quella parte del paese che siamo soliti catalogare come prevalentemente filo-russa. Proprio per questo alcuni studi dimostrano che, ad esempio, già nel 2014 la maggioranza della popolazione etnicamente russa nel Donbass non sosteneva il separatismo.

Tutto questo ci dovrebbe portare a rivalutare la visione che abbiamo della società ucraina e delle sue fratture interne. E, forse, anche a reinterpretare l’impatto dell’identità sulle attitudini. Anche se è vero che lingua e autoidentificazione etnica hanno storicamente avuto un impatto sulle preferenze politiche della popolazione, sappiamo anche che la complessa identità e le attitudini sono a loro volta plasmate dalla narrazione politica e da fattori economici.

immagine fonte OSCE

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

Leggi anche

CRIMEA: La Russia condannata a Strasburgo per violazione dei diritti umani

La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha dichiarato la Russia colpevole di violazioni sistematiche dei diritti umani nella penisola di Crimea, occupata illegalmente 10 anni fa.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com