Dopo una partita di hockey sul ghiaccio gli atleti di Romania e Ungheria intonano l’inno della Terra dei Siculi: tensioni a Bucarest.
L’8 maggio scorso, Ungheria e Romania si sono affrontate a Lubiana in una partita del Campionato mondiale di hockey su ghiaccio di Prima Divisione. L’Ungheria ha vinto e ha cantato il suo inno nazionale. Subito dopo, in un’atmosfera di fratellanza, gran parte del team rumeno si è unita ad alcuni atleti ungheresi per intonare le note dello Székely Himnusz, l’inno della Terra dei Siculi, regione della Transilvania orientale abitata in larga maggioranza da Siculi (o Secleri), un sottogruppo etnico ungherese. Lo scandalo che ne è scoppiato non è stato relegato all’ambito sportivo, ma è arrivato fin sui banchi del governo, di cui fa parte l’UDMR, partito della minoranza ungherese.
I legami etnici
Le due squadre sono effettivamente legate da forti legami etnici: molti giocatori del team nazionale rumeno sono secleri, mentre tre atleti ungheresi, Nandor Fejes, Tamas Sarpatki, e Istvan Sofron, sono nati nella contea rumena di Harghita, nella Terra dei Siculi.
Alexandru Hălăucă, presidente della Federazione Rumena di Hockey, ha denunciato l’accaduto: i giocatori secleri cercherebbero da tempo di destabilizzare il team nazionale, soprattutto in vista delle elezioni interne alla Federazione che si terranno ad agosto per ottenere qualche nomina. Secondo il regolamento, i giocatori coinvolti potrebbero essere sospesi per un anno dal team nazionale e da quelli locali.
Socialdemocratici all’attacco
Anche all’interno del governo, formato da socialdemocratici (PSD), liberali (PNL) e minoranza ungherese (UDMR), la polemica è molto accesa. La condanna arriva dura dai socialdemocratici: il ministro dei Trasporti e vicepremier, Sorin Grindeanu (PSD), dopo aver dichiarato che chi non rispetta la Romania non dovrebbe giocare sotto i colori della bandiera nazionale, ha chiesto al ministro dello Sport Eduard Novak (UDMR) di affrontare il problema al più presto. Marcel Ciolacu, leader dei socialdemocratici, ha detto che la questione sarà discussa dalle componenti del governo, ricordando che tali provocazioni sono totalmente inappropriate vista la vicina guerra in Ucraina.
L’accaduto è ancora più imbarazzante per il governo, considerato che Tanczos Barna (UDMR), ministro dell’Ambiente di origini ungheresi, è stato visto durante la partita mentre sedeva nella sezione dei tifosi ungheresi.
Il leader dell’UDMR alla Camera dei deputati Csoma Botond ritiene invece inconcepibile che nel mezzo della guerra in Ucraina e di una crisi economica ci si possa così tanto focalizzare su una partita di hockey: l’inno della Terra dei Siculi, a suo parere, non sarebbe un canto contro la Romania, ma una dimostrazione di valore delle tradizioni locali.
Trascorsi burrascosi
Non è certo la prima volta che la Terra dei Siculi è al centro di dibattiti accesissimi. Nel 2012, il prefetto romeno di Covasna ha vietato l’utilizzo della bandiera locale negli edifici delle istituzioni pubbliche, provocando manifestazioni dure: le case private e le piazze, in risposta, sono state decorate con numerose bandiere székely. Anche un incontro di basket femminile tra una squadra locale di Sfântu Gheorghe (in Terra seclera) e quella universitaria di Cluj ha fatto nascere un simile dibattito quando la squadra ospite, poi fischiata e insultata durante tutta la partita, ha rifiutato di schierarsi durante l’inno székely.
L’autonomia dei Siculi è stata anche al centro di un duro scontro interno tra socialdemocratici, quando Mihai Tudose, ex primo ministro socialdemocratico del paese, è entrato in collisione con Liviu Dragnea (uno dei leader storici del PSD) ed ha cercato di attirare a sé una parte degli elettori socdem dichiarando che chi avrebbe fatto sventolare la bandiera seclera sulle istituzioni pubbliche sarebbe finito a sventolare insieme alla bandiera. Una mossa per far suoi i sentimenti anti-ungheresi diffusi tra gli elettori dei socialdemocratici, considerato che Dragnea ha spesso sottolineato la sua ammirazione per il leader ungherese Viktor Orbán.
L’autonomia della Terra dei Siculi resta tutt’oggi fonte di attrito tra Budapest e Bucarest. Sono ad esempio poco velate le accuse alla DNA, la polizia anticorruzione rumena, che sono arrivate dall’Ungheria nel corso degli anni: i numeri processi intentati nei confronti di leader locali avrebbero una motivazione etnica e sarebbero destinati ad eliminare la classe politica seclera. Viktor Orbán, dal canto suo, ha sempre supportato (anche economicamente) iniziative culturali e di promozione dell’identità magiara in Transilvania, considerato che la minoranza ungherese oltre confine è uno dei bastioni elettorali di Fidesz, il partito del premier.
La saga degli incidenti etnici in Romania continua.
Foto: Lowdown, Wikimedia Commons