Donbass

UCRAINA: Perché la Russia punta verso il Donbass?

Abbandonate le posizioni intorno a Kiev, i russi puntano verso il Donbass. Perché? La guerra sembra prossima a una sfida cruciale…

A partire dallo scorso 28 marzo, l’esercito russo ha ritirato le sue truppe da Kiev. I sobborghi della capitale, insieme a Chernihiv e Cernobyl’, sono tornati sotto il controllo ucraino. Una mossa che dimostra come la resistenza ucraina abbia spinto il Cremlino a rivedere i propri piani. Non una ritirata, tuttavia, ma una riorganizzazione. Truppe fresche e nuovi mezzi sono confluiti verso il Donbass, mentre in patria è stata ordinata la mobilitazione dei riservisti e una coscrizione obbligatoria. La Russia si prepara a un conflitto prolungato.

Quali siano gli obiettivi a lungo termine del Cremlino, nessuno lo sa. La conquista del Donbass potrebbe essere sufficiente a giustificare un accordo di pace davanti all’opinione pubblica russa? Mariupol’ è in rovina, gli ucraini resistono nella zona del porto ma la città sembra destinata a cadere, saldando così i territori della Crimea e della Novoróssija con quelli di Donec’k e Luhan’sk. Basterà al Cremlino per dire di aver vinto la guerra? Colonne di mezzi militari scendono verso Slovian’sk, mentre Izyum è già caduta e missili piovono su Kramatorsk e Sjeverodonec’k, dove la popolazione vive da giorni nei rifugi senz’acqua e senza elettricità. Gli attacchi arrivano anche dai territori in mano ai separatisti. I russi intanto avanzano anche da Luhan’sk.

Nella regione si trovano le migliori forze ucraine, addestrate da otto anni alla controguerriglia, stanziate sulla linea di contatto con le repubbliche separatiste e armate dagli occidentali. Un osso duro per l’esercito russo, che sembra però intenzionato a circondarle e annientarle, sferrando così un colpo decisivo – se non mortale – alla resistenza ucraina. Le prossime settimane potrebbero quindi essere decisive per il conflitto. Se i russi sfondano, la via per Dnipro è aperta. Se gli ucraini resistono e ricacciano indietro il nemico, per la Russia potrebbe essere l’inizio della fine. Ma le strategie militari restano poco chiare, la situazione sul campo complessa e mutevole, e ogni previsione è azzardata e impossibile.

Preparandosi all’assalto russo, il presidente Volodymyr Zelensky ha promesso: “Combatteremo per ogni metro della nostra terra”.

Il prossimo 9 maggio ricorre l’anniversario della vittoria russa nella Seconda guerra mondiale. Si celebra la “Grande guerra patriottica“, lo sforzo per cacciare i tedeschi dal suolo russo e sconfiggere per sempre il nazismo. Il giorno giusto per celebrare una vittoria contro i nuovi, ipotetici, “nazisti” di Kiev.

Infografica tratta da BBC

Map of control

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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