Il Montenegro ha un nuovo primo ministro. Dritan Abazović, 36 anni, leader di etnia albanese del movimento civico Azione Unitaria per le Riforme (URA), lo scorso 28 aprile ha ottenuto la fiducia del parlamento di Podgorica e guiderà un nuovo governo di minoranza, scongiurando per il momento lo scenario di un voto anticipato. L’esecutivo ha ottenuto il sostegno di 45 legislatori su 81, con tre voti contrari, mentre le altre formazioni che facevano parte del precedente esecutivo non hanno partecipato alla seduta.
Il nuovo governo
La fiducia al nuovo governo è stata votata da URA, dal Partito Popolare Socialista (SNP), forza filo-serba parte del precedente governo, dal Partito Democratico dei Socialisti (DPS) del presidente della Repubblica Milo Djukanović, dal suo alleato il Partito Socialdemocratico (SDP) e dai partiti delle minoranze bosgnacche e albanesi. La formazione di governo di Abazović non include il DPS, ma il partito di Djukanović – estromesso da decenni di potere nelle elezioni dell’agosto 2020 – appoggerà l’esecutivo esternamente.
I partiti alleati di URA nel precedente governo, la forza filo-serba del Fronte Democratico e i moderati di La Pace è la nostra Nazione hanno invece boicottato la seduta, tornando così all’opposizione. Secondo il nuovo primo ministro, il governo sara’ in carica per un solo anno, con il compito di guidare il paese fino a nuove consultazioni elettorali che si terranno probabilmente nella primavera del 2023 in concomitanza con le elezioni presidenziali.
Avvicinamento a Bruxelles e lotta alla corruzione
In totale, la nuova squadra di governo comprende 20 ministri, tra cui il nuovo ministro degli Affari Esteri Ranko Krivokapić, ex leader dell’SDP, il nuovo ministro dell’Interno, Filip Adžić di URA, e il nuovo ministro della Giustizia Marko Kovač, nominato da SNP. Ci sono inoltre quattro vice primi ministri scelti da Abazović, assegnati a URA, SNP, SDP e partito bosgnacco.
L’esecutivo guidato da Abazović si troverà a dover affrontare da subito questioni delicate come le sanzioni alla Russia. Una commissione parlamentare ha formalmente adottato le sanzioni dell’UE contro la Russia, ma il governo precedente non le ha ancora attuate. La maggior parte delle sanzioni che il Montenegro ha accettato includono il congelamento dei beni, il divieto di fornire fondi e il divieto di viaggio. Sono rivolti a 877 individui e 62 entità, inclusi oltre 30 oligarchi russi di alto livello.
Il nuovo governo sarà inoltre chiamato anche a garantire stabilità e a procedere verso un’accelerazione nei negoziati per l’adesione all’Unione europea. Qui il nuovo primo ministro sembra avere le idee chiare. “La salvezza per il Montenegro è diventare un membro a pieno titolo dell’Unione europea il prima possibile, così come la salvezza in questo momento è il fatto che è un membro della Nato”, ha affermato. Tra le altre priorità per il governo, sottolineate da Abazović, ci sono anche le riforme giudiziarie e la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione.
La crisi del governo Krivokapić
L’elezione di Abazović pone fine al mandato del governo del primo ministro Zdravko Krivokapić. Il vecchio esecutivo, sostenuto anche da Abazović, è caduto il 4 febbraio a causa dello stallo politico in cui versava a causa di una coalizione variegata e instabile. Il blocco del nuovo premier ha appoggiato una mozione di sfiducia dell’opposizione in parlamento, provocando le dimissioni di Krivokapić. Gli altri due blocchi che sostenevano quel governo – il Fronte Democratico e la Pace è la nostra nazione – hanno entrambi accusato Abazović di avere tradito l’esito delle elezioni dell’agosto 2020 che avevano estromesso dal potere il DPS di Djukanović.
Un mese dopo, il 2 marzo, il presidente Djukanović ha indicato al parlamento Abazović come nuovo primo ministro a seguito di una serie di consultazioni in cui i rappresentanti di URA e i loro alleati politici hanno assicurato il presidente di avere una maggioranza parlamentare. I negoziati per il nuovo governo sono durati più di un mese.
Il futuro
Nel nuovo esecutivo, che propone nuovamente una coalizione variegata, ad emergere sono soprattutto la nomina di un politico di etnia albanese a primo ministro di un paese a maggioranza slava e il ritorno di fatto di Milo Djukanović ad attore centrale della vita del paese, con l‘allontanamento delle forze filo-serbe.
Un quadro complesso dunque, come le tante sfide che attendono il governo.
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