di Marina Macrì (LithuanianStories)
Essere europei, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina, pone diversi interrogativi e mette in risalto quanto può essere difficile per noi paesi a ovest capire le posizioni di quelli che si trovano a est. Come vive questa situazione la Lituania, che per posizione geografica è il confine nord orientale dell’Unione Europea e si trova di fatto circondato dalla Federazione Russa e da paesi sotto il suo controllo?
La Lituania confina a est con l’exclave russa di Kaliningrad, una piccola regione che nel corso degli anni è diventata una base militare armata “fino ai denti”. Non si hanno conferme, ma potrebbero esserci anche missili con testata nucleare. A sud ovest invece c’è la Bielorussia. Un paese che dopo le proteste scoppiate a seguito delle contestate elezioni del 2020 e la repressione contro ogni forma di dissidenza avviata da Lukashenko, si è sempre più avvicinata a Mosca. Dal territorio bielorusso passano mezzi e truppe russe che vanno a combattere in Ucraina. Lukashenko non è ancora ufficialmente entrato in guerra al fianco della Russia, ma è lecito chiedersi quanto sia ancora un paese sovrano, o sia oramai nelle mani di Putin.
L’unico confine lituano con l’Europa è il confine sud, quello con la Polonia. Una striscia di terra di poco più di 100 chilometri. Il punto debole dell’Europa e della NATO.
Abbiamo sentito Mantas Adomėnas, vice ministro degli Esteri della Lituania di cui pubblichiamo l’intervista di seguito, e Andrea Griffante, storico ricercatore dell’Istituto Lituano di Storia con sede a Vilnius, la cui intervista sarà on line nei prossimi giorni.
L’incontro con il segretario di Stato Blinken
Adomėnas ci accoglie nel suo ufficio nel ministero. Sono giorni concitati. Le riunioni e le interviste si susseguono una dietro l’altra. Il giorno prima del nostro incontro è arrivato in Lituania il segretario di Stato americano Blinken: “Ho partecipato al colloquio assieme al nostro primo ministro Ingrida Šimonytė e al ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis. Abbiamo parlato di diverse questioni in modo molto concreto e pragmatico. Tra gli argomenti c’era la difesa degli stati baltici e della Lituania in particolare, ma anche le sanzioni alla Russia e l’assistenza militare ed economica all’Ucraina”.
Adomėnas: “Putin vuole rioccupare gli Stati baltici”
La Lituania è consapevole che potrebbe essere il prossimo obiettivo della Russia: “Non c’è un pericolo immediato. Questo non significa che la situazione possa cambiare nel giro di pochi mesi, un anno o due, perché Putin, e questo è oramai chiaro, non è più un attore razionale e la Russia di Putin è uno stato canaglia. Ha visioni deliranti che mirano a ricreare l’impero sovietico e questo comporta annettere e rioccupare gli Stati baltici”. Paragona Putin a Hitler.
Il nemico non è la Russia ma il suo governo
Nelle parole di Adomėnas, tuttavia, c’è molta attenzione a non attaccare la Russia, bensì il regime di Putin, il Cremlino. Una attenzione non casuale. In Lituania c’è una comunità russa abbastanza grande, non come in Lettonia o in Estonia, ma comunque consistente. Una comunità perfettamente integrata che è stata chiamata in causa dal presidente Nausėda nei primi giorni di guerra. Ha esortato i russi lituani a non essere spettatori passivi, ma a sostenere l’Ucraina contro l’aggressione del regime di Putin.
L’invasione temuta fin dal 2008
La Lituania e gli altri Stati baltici, afferma il vice ministro, in passato sono stati considerati delle ‘Cassandre’. “Nella primavera del 2008, quando Georgia e Ucraina si sono viste negare il piano di adesione alla NATO”, continua Adomėnas, “dicemmo che questo significava mandare un chiaro segnale di incoraggiamento alla Russia per l’invasione. E nell’estate del 2008 la Georgia è stata invasa. Affermavamo che l’Ucraina sarebbe stata la prossima. E l’Occidente negava. Nel 2014 è successo. Dobbiamo fermarli, insistevamo, ma non siamo stati ascoltati. La guerra in Ucraina è la risposta”.
“Serve una difesa permanente nel territorio”
Ora la Lituania e gli altri Stati baltici chiedono maggiore supporto. “Dobbiamo ottenere non solo deterrenza, non solo garantire sicurezza, è necessario avere anche una difesa permanente nel territorio dei Paesi baltici, della Polonia e altri. Tutto ciò ora è preso molto sul serio. Abbiamo imparato che paesi che hanno regimi come quello del Cremlino riconoscono solo dimostrazioni di forza e dobbiamo essere preparati”.
L’invito all’ambasciatore: “Si dissoci da un regime criminale”
La piazza dove si trova l’ambasciata russa a Vilnius ha cambiato nome nei primissimi giorni della guerra. Oggi si chiama piazza degli Eroi dell’Ucraina. Il vice ministro ha incontrato l’ambasciatore proprio nella stanza dove si è svolta la nostra intervista: “Ho consegnato all’ambasciatore una protesta ufficiale da parte della Lituania in merito all’invasione. Era una protesta molto dura, di totale condanna”. Adomėnas ha anche esortato l’ambasciatore a reagire per non rendersi complice di un regime criminale e omicida. Quello di Putin. “I funzionari dello Stato russo devono scegliere da che parte stare perché continuando a non prendere posizione saranno complici di un regime criminale”.
L’exclave di Kaliningrad fa paura
Le preoccupazioni sono molte ma la Lituania è consapevole che la sua posizione è diversa da quella ucraina. Fa parte della NATO ed è membro dell’Unione Europea. “Il problema è la presenza militare russa, il deposito militare a Kaliningrad, zeppo di armamenti”, spiega il vice ministro, “la Bielorussia ospita molte unità che stanno portando la guerra in Ucraina. Ucraina e Bielorussia potrebbero di fatto essere sotto occupazione militare russa. Questo aumenta la posta in gioco e rappresenta un alto livello di minaccia. Stiamo lavorando con i partner della NATO, e ci stiamo anche preparando a difendere i nostri territori e la popolazione”.
Priorità alla pressione sul Cremlino per fermare la guerra
“Il nostro obiettivo e di tutti i paesi democratici ora”, conclude Adomėnas, “è fermare la guerra e prevenire ogni sofferenza, cercando di indebolire la Russia di Putin, creando corridoi umanitari e rifornimenti di cibo, trovando luoghi dove sistemare i profughi, aiutando i bambini e dar loro modo di andare a scuola. Questa è la priorità. Tutti insieme dobbiamo fare pressione alla Russia per fermare l’invasione dell’Ucraina”.
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Immagine: Mantas Adomėnas in un discorso alla cerimonia di consegna dei diplomi dell’European Humanities University (dal profilo facebook di European Humanities University)