Dalla primavera del 2015 la Lituania ha deciso di rafforzare il proprio organico militare reintroducendo la leva obbligatoria per i cittadini maschi tra i 19 e i 26 anni. La decisione era stata presa dal governo di Vilnius nel tentativo di garantire un livello adeguato di protezione militare dalla Russia e, in quanto membro della NATO, una reale possibilità di prestare soccorso alla vicina Ucraina nel caso di una guerra contro Mosca. Oggi il paese deve decidere se estendere o meno il servizio obbligatorio anche alla popolazione femminile.
Il sistema odierno manca di parità di genere
Con la guerra a 600 chilometri dalla propria capitale, la Lituania può ritenersi soddisfatta della decisione presa nel 2015 che gli ha permesso di sviluppare le proprie capacità difensive registrando un incremento di coscritti tra le 2.900 e le 3.600 unità all’anno. Ad oggi, la leva obbligatoria riguarda solo gli uomini, la maggior parte dei quali decide di prendere parte al servizio su base volontaria. Vilnius così può garantirsi un buon numero di reclute ogni anno, e convocare solo una piccola percentuale dei giovani contrari al servizio obbligatorio.
Un esito ancora più positivo potrebbe essere raggiunto con il reclutamento anche delle giovani donne: il servizio diventerebbe non solo più inclusivo ma anche più efficace, aumentando di quattro volte il numero di arruolati, e garantendo al governo di coprire la quota necessaria di coscritti interamente con giovani volontari.
I pro e i contro della leva universale
La leva obbligatoria per tutti comporterebbe grandi vantaggi sia dal punto di vista dei diritti e delle volontà del cittadino che delle necessità difensive dello Stato. Eppure il dibattito sull’argomento è ancora aperto. Tra chi sostiene la necessità di mantenere il sistema puramente maschile, c’è chi si appella al fatto che l’inclusione delle donne comporterebbe la necessità di un maggior tempo e numero di investimenti.
Sarebbero infatti necessari due anni aggiuntivi per la creazione delle infrastrutture necessarie e un miliardo in più di fondi. Sondaggi ufficiali dimostrerebbero che l’opinione pubblica non è particolarmente a favore di questa riforma: solo un terzo dei lituani intervistati ha espresso un parere positivo sull’introduzione della leva universale dimostrando, secondo il ministro della difesa Arvydas Anušauskas, l’impopolarità della proposta.
Eppure, l’opinione dei cittadini in questo caso potrebbe contare poco dato che, in quanto membro della NATO, la Lituania è chiamata a rispettare la risoluzione 1.325 del 2000, introdotta per aumentare la parità di genere nell’apparato militare dell’Alleanza Atlantica, aspetto ritenuto necessario per raggiungere un più alto livello di efficienza contro le minacce esterne.
Ucraina: un esperimento di successo da cui trarre ispirazione
L’Ucraina è la dimostrazione di come la leva universale può effettivamente portare ad un miglioramento delle prestazioni militari nazionali. Nel 2016 il paese, che aveva la necessità di incrementare la propria forza difensiva per proteggersi da Mosca, ha deciso di dare la possibilità alle cittadine, una volta sostenuti i test fisici e psicologici, di servire il proprio paese su base volontaria.
A seguito di questa decisione, i coscritti sono aumentati esponenzialmente, e di conseguenza anche le sue capacità difensive nel caso di un attacco da est. Oltre all’indubbio contributo dell’invasione russa del 2014 e delle successive tensioni con il Cremlino, sono state le cittadine stesse a far sentire la propria voce e a denunciare l’ingiustizia subita tramite l’iniziativa “Invisible Battalion”, volta alla promozione dell’uguaglianza di genere nell’esercito.
Un futuro con maggior parità di genere è alle porte
La tendenza demografica lituana vede una popolazione composta sempre da più donne e meno uomini e, di fronte allo spettro di un’aggressione russa simile a quella all’Ucraina, Vilnius sente il bisogno di un apparato militare più sostanzioso. Ciò fa presagire che in futuro il paese farà un passo avanti verso l’uguaglianza di genere nell’esercito.
Tuttavia il pensiero conservatore, riscontrato nei sondaggi, potrebbe rappresentare un ostacolo significativo. Non è da escludere che le donne stesse saranno chiamate a mobilitarsi, magari prendendo spunto dal movimento ucraino, per vedere i propri diritti riconosciuti in un ambiente da sempre considerato un’esclusiva maschile e poco incline ai cambiamenti.