di Davide Denti
Angela Merkel si comporta sempre più come il presidente in carica, in Europa: nel bene e nel male, è lei che striglia i greci, minaccia i serbi, e sostiene i macedoni. Barroso, Van Rompoy, Ashton e Fuele possono prendersi un po’ di riposo, ci pensa Angie.
E se il macedone eponimo, Alessandro, era riuscito a risolvere il nodo di Gordio tagliandolo in due con la spada, riuscirà Angela Magna a fare lo stesso con la questione geopolitica più incomprensibile d’Europa, l’ostilità dei greci a non voler riconoscere uno stato che abbia lo stesso nome di una loro regione? (un po’ come se il Re del Belgio si fosse opposto all’indipendenza del Lussemburgo col pretesto che pure una provincia belga si chiamava già così, ohibò!).
Angela Merkel ha incontrato il presidente macedone, Nikola Gruevski, a Berlino il 14 febbraio. La questione principale sul tappeto – la volontà macedone di entrare nella Nato, e il veto greco.
“La Macedonia deve continuare il dialogo con la Grecia sulla questione del nome, per diventare un membro della NATO”, ha sottolineato la Merkel. “Le regole sono chiare – senza dubbio la Corte Internazionale di Giustizia è arrivata ad un verdetto che è un successo per il governo macedone. Personalmente credo che l’adesione alla Nato sia cruciale; la questione del nome deve essere risolta, ecco perché io continuerei risolutamente a negoziare con la Grecia per cercare una soluzione. Nell’Unione Europea siamo tutti abituati a trovare compromessi, altrimenti l’UE non sopravvivrebbe.”
Insomma, il messaggio è che la Germania sostiene l’adesione della Macedonia alla Nato, e la Grecia farebbe bene a tenerne conto; dall’altra parte, anche la Macedonia non può pensare che la crisi attuale della Grecia risolva tutti i problemi geopolitici del paese da sola, ma deve negoziare per un compromesso.
Accetteranno mai i greci un compromesso sulla questione del nome della Macedonia proprio ora che sono infilati, sembra senza scampo, nella crisi economica e sociale? Da una parte, problemi più scottanti a impegnare l’opinione pubblica ellenica potrebbero dare ai negoziatori di Atene un maggior margine di manovra; dall’altra, sentendosi sotto pressione tedesca su più fronte, potrebbe essere salutare per il governo greco dare un sollievo simbolico all’opinione pubblica con un secco rifiuto sulla questione del nome, per indorare la pillola dell’austerity.
Con la disputa sul nome, non vorrei che la Repubblica di Macedonia (ovvero la mi patria) diventasse solo ed esclusivamente il paese che ha dei “problemi” con la Grecia e viceversa. Oltre a questa faccenda ( purtroppo sussiste ed è reale) vorrei ricordarvi che la Macedonia è l’unico stato dei paesi dell’ex Jugoslavia che ha ottenuto l’indipendenza in modo pacifico. La Macedonia non è soltanto un nome, essa è rappresentata dalla lingua, dall’ethnos, degli usi e dei costumi del proprio popolo che per anni si è battuto per ottenere la propria libertà e ne ha il pieno diritto di goderla. La solidarietà del popolo macedone non sono parole buttate al vento ma sono dei fatti che volendo possono essere anche analizzati. Tra questi vorrei citarvene alcuni: è l’unico paese credo al mondo nel quale la guida di un comune ( nella capitale Skopje ) è stata affidata ad un sindaco rom; è l’unico paese al mondo in cui la lingua arumena è ufficialmente riconosciuta. A proposito citerei una nota di Wiki. riguardo la lingua arumena: “Solo in Grecia, per ragioni di nazionalismo politico, viene usato l’alfabeto greco. “ (solitamente si usa l’alfabeto latino, essendo una lingua neolatina). Con quest’ultima citazione non ho alcun intento di polemizzare ma soltanto analizzare in modo più ampio l’uso della lingua arumena nell’area collegandomi all’articolo in cui si parla di nomi che non piacciono alla Grecia; nel 1999 durante la guerra in Kosovo la Macedonia ha accolto migliaia di profughi. Inoltre le diverse minoranze nel paese sono rappresentate dai propri partiti con legittima attività politica.
Infine mi sembra opportuno citare il rivoluzionario macedone Goce Delcev:
“I understand the world, as a field for cultural competition between the nations.”
*Una piccolo correzione: Il presidente della Macedonia è Gjorgje Ivanov; Nikola Gruevski è l’attuale premier.
Grazie MK, tutto ciò che citi è assolutamente vero e bisognerebbe conoscere la Macedonia anche per altro, oltre che per la questione del nome. Sarebbe il tempo di fare un dossier “Ohrid 10 anni dopo”.
Grazie anche per la correzione della svista: ho omesso di verificare che Gruevski fosse il premier anziché il presidente.
Hai ragione…L’accordo di Ohrid (Ohridski dogovor) è un’altra tematica interessante ma nello stesso tempo direi complessa da sviluppare. Si possono evidenziare i vari cambiamenti che ha portato nella società…