allargamento NATO

Perché l’allargamento a est della NATO è stata una cosa giusta

L’aggressione del Cremlino ai danni dell’Ucraina dimostra che l’allargamento NATO a est è stata una cosa giusta e necessaria per salvaguardare l’indipendenza di quei paesi

È triste che molti commentatori e giornalisti europei continuino a ripetere che la causa della guerra che in queste ore sta insanguinando l’Ucraina sia dovuta all’aggressività della NATO, alla sua espansione, alla volontà di circondare la Russia che, di conseguenza, sta solo esercitando il suo diritto a difendersi. È triste perché stanno ripetendo la retorica putiniana, senza nemmeno rendersi conto di essere la gran cassa di un autocrate. È triste perché così facendo replicano e diffondono una narrazione falsa e ideologica.

È tempo di azzerare le narrative, di premere il pulsante reset sulle vecchie ideologie e sugli schemi interpretativi che ci provengono dal vecchio secolo.

Quella cui stiamo assistendo in queste ore non è una riedizione dello scontro ideologico novecentesco che vedeva opposti due diversi sistemi di valori, da un lato l’atlantismo imperialista e liberista, dall’altro il socialismo utopico e rivoluzionario. Quel mondo è finito. Vladimir Putin non è un campione del socialismo, anche se molti a sinistra continuano a non capirlo. La Russia di oggi è un paese capitalista, nazionalista, militarista. La Russia di oggi non rappresenta un’alternativa libertaria al cosiddetto occidente. La Russia di oggi è una potenza aggressiva, repressiva, che calpesta i diritti individuali, incarcera gli oppositori, perseguita le minoranze.

Soprattutto, la Russia di oggi non è un partner affidabile per i suoi vicini i quali, appena possono, fuggono il più lontano possibile dal controllo di Mosca. E il più lontano possibile, oggi come oggi, è la NATO.

L’allargamento della NATO ai paesi dell’Europa centro-orientale è stato chiesto a gran voce proprio dai cittadini da quei paesi, desiderosi di sottrarsi all’influenza russa, poiché vedevano nell’ingresso nell’Alleanza atlantica e nell’Unione Europea una garanzia per la propria sovranità e una maggiore tutela dei diritti individuali. E avevano ragione. Quanto sta avvenendo in queste ore lo dimostra.

E vale la pena ricordare come, il 18 dicembre scorso, la Russia abbia chiesto lo smantellamento della NATO dai paesi baltici, dalla Polonia e giù giù fino alla Romania. Una chiara manifestazione degli obiettivi geopolitici del Cremlino che solo l’appartenenza all’Alleanza atlantica può – almeno si spera – impedire.

Secondo la propaganda del Cremlino, trent’anni fa gli Stati Uniti avrebbero promesso all’URSS di non allargare l’Alleanza atlantica ai paesi dell’ex blocco sovietico. Tale promessa non c’è mai stata, non esiste un solo pezzo di carta che lo dimostri, e lo stesso Michail Gorbačëv, che allora era a capo dell’Unione Sovietica, lo ha confermato. E quand’anche una promessa del genere fosse stata fatta, non avrebbe valore poiché nessun paese può determinare le scelte di altre nazioni sovrane. In queste ore alcuni giornali e tabloid stanno sventolando un documento che dimostrerebbe che invece una promessa sarebbe stata fatta. A nessuno è venuto in mente che tale documento, misteriosamente venuto alla luce proprio nel momento in cui la Russia sta iniziando una guerra su larga scala, sia stato prodotto dalla cancelleria del Cremlino. 

Ed è infine singolare come la Russia faccia ricorso ai trattati, rivendicando promesse inesistenti e stracciando gli accordi presi. Qualche esempio: il Memorandum di Budapest con cui l’Ucraina, nel 1994, rinunciava al proprio arsenale nucleare in cambio del riconoscimento della propria sovranità e l’inviolabilità dei propri confini; gli Accordi di Helsinki che sanciscono il rispetto della sovranità, l’inviolabilità delle frontiere, e il non ricorso alla minaccia o all’uso forza; il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche baltiche, firmato dall’URSS nel 1991, rimesso in discussione dalla Duma russa nel 2015; fino ai più recenti Accordi di Minsk, da cui la Russia è uscita invadendo l’Ucraina.

La NATO non è il paradiso in terra. L’Unione europea non è un mondo perfetto. Ma entrambe garantiscono un sufficiente livello di libertà individuale, la garanzia di diritti fondamentali, uno stile di vita e un livello di sovranità che la Russia non assicura. La mancanza di alternative è il dato con cui occorre fare i conti. Oggi non c’è alternativa all’ombrello atlantico. Non viviamo certo nel migliore dei mondi possibili. Ma quell’ombrello è ciò che ci evita di vivere nel peggiore dei mondi possibili, quello dell’autocrazia e del controllo poliziesco, del sopruso assurto a legge, del diritto piegato all’arbitrio. La direzione verso un mondo migliore non passa da Mosca.

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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