La crisi ucraina sta attraversando un momento di impasse, di sospensione, in cui tutto diventa possibile, tra diplomazia e carri armati
La “drôle de guerre” fra Russia e Ucraina continua, anche in queste ore, con l’accordo ottenuto dal presidente francese Macron per un summit bilaterale tra Biden e Putin, da tenersi “se la Russia non invade l’Ucraina”. Il summit dovrebbe essere preparato dal Segretario di Stato Blinken e dal ministro degli Esteri Lavrov nell’incontro già fissato il 24 febbraio. Il risultato positivo è stato frutto di un’intensa attività diplomatica di Macron, che per tutta la giornata di domenica ha parlato al telefono con Putin, Zelensky, Scholz, Johnson, Biden. Tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di ristabilire il cessate il fuoco nel Donbass.
Le truppe ai confini non smobilitano
Nelle ore precedenti Washington aveva annunciato di possedere informazioni secondo cui i comandanti militari russi avevano già ricevuto gli ordini per iniziare le manovre di attacco all’Ucraina. Notizie poco liete vengono dalla Bielorussia, dove i soldati russi rimangono, a causa delle tensioni nel Donbass: avrebbero dovuto terminare le esercitazioni ieri, e lasciare la Bielorussia. La minaccia su Kiev, quindi, non si allenta.
La messinscena in Donbass
Sul fronte del Donbass si assiste alla grande recita dell’aggressione, che le forze separatiste mettono in scena per offrire a Mosca il pretesto dell’invasione. Nei giorni scorsi si sono intensificati i consueti bombardamenti di artiglieria sulla linea di contatto da parte dei separatisti, per provocare una simmetrica risposta ucraina che però non c’è stata, viste le possibili conseguenze; ugualmente, i separatisti hanno gridato al pericolo di sfondamento delle linee da parte degli ucraini, e deciso una parziale evacuazione, di donne bambini e anziani verso la Russia. Peccato che i video preparati dagli astuti capi delle autodichiarate repubbliche di Donetsk e Lugansk fossero stati girati il giorno 16, e non il 18 in cui si svolgeva la messinscena.
L’evacuazione che non c’è
La popolazione è stata spaventata dal messaggio, si sono formate code ai bancomat e ai distributori di benzina, ed è stata avviata una molto parziale evacuazione verso la regione di Rostov sul Don, da mostrare ai telespettatori russi. La creazione di una crisi umanitaria a tavolino potrà essere facile pretesto per un intervento russo teso ad assicurare l’ordine e la sicurezza nella regione. Elementi più che sufficienti per consentire che la situazione è intollerabile per colpa dell’Ucraina ed è necessaria una rappresaglia.
Tuttavia Donetsk non ha visto turbata la sua tranquillità e non è caduto alcun proiettile né si sono avvertiti scoppi. Dopo una giornata di confusione con l’invito ad evacuare, è tornata la calma e già oggi, lunedì, i bambini sono stati invitati a tornare a scuola. Dunque sembra già stata interrotta la messinscena di due giorni or sono. L’unico risultato apparente, l’esplosione in un parcheggio dell’auto di Denis Sinenkov, il capo delle milizie di Donetsk, una comune jeep militare.
Uno strano momento di sospensione
Nella città di Lugansk, squadre di reclutatori si muovono anche nel centro per reperire su due piedi uomini in grado di essere chiamati a combattere. Un sito giornalistico ha pubblicato un video dal titolo “Un minuto di humor” in cui si sente il portavoce del Cremlino, Peskov dichiarare: “La Russia in tutta la sua storia non ha mai attaccato nessuno”. Sulla Piazza Pushkin di Mosca sono stati arrestati alcuni dimostranti che recavano il cartello “Russia non toccare l’Ucraina”. Tra essi anche il difensore dei diritti civili, Lev Ponomariov.
Appare singolare questo momento di sospensione, in cui la Russia sembra pronta all’attacco, ma tutto avviene al rallentatore, come se si attendesse qualcosa capace di arrestare con buone ragioni questo attacco, che pare sempre più prossimo, vista la progressione degli eventi. Il periodo è quello esattamente previsto da molti esperti, e l’Occidente fatica a fare alla Russia qualche concessione che possa arrestare la catastrofe.
È chiaro che Putin non uscirà da questa situazione senza un risultato a lui positivo, che può certo essere ottenuto con un accordo riservato, ma l’Occidente sta tirando troppo la corda, forse ascoltando i molti Candide che non osano credere a un attacco russo. Anche da parte Ucraina, certe alzate di voce per reclamare l’adesione alla Nato non sembrano frutto di profondo acume politico. Ora assisteremo forse agli ultimi teatrini diplomatici in cui sarà necessario offrire qualcosa di concreto all’aggressore, prima che questi, disgustato da tanta insipienza, pur con la massima lentezza e malavoglia, finalmente invada.
—
Immagine da Wikimedia commons