Markale teatro

BOSNIA: Quando la guerra si fa Teatro civile, “Markale” in prima a Milano

Markale diventa uno spettacolo, teatro civile in una rappresentazione portata in scena da Antonio Roma

Martedì primo marzo debutta al Teatro PIME di Milano lo spettacolo teatrale “Markale – Monologo di teatro civile”. A portarlo in scena, in una coproduzione tra l’associazione “Educare alla Bellezza”, EdaB ARte e Teatro PIME, è Antonio Roma, co-autore del testo e regista. Alla scrittura della sceneggiatura hanno partecipato anche Filippo Borgia e Matilde Dalla Piazza, mentre saranno in scena Chiara Manfredda, Erika De Luca, Antonio e Mario Roma.

Lo spettacolo

Lo spettacolo rientra, a pieno diritto, nella tradizione del Teatro civile, nel solco tracciato in Italia da artisti come Ascanio Celestini, Marco Paolini e Marco Cortesi o, ancora, Roberta Biagiarelli – quest’ultima autrice di “A come Srebrenica” storico monologo sul dramma della guerra di Bosnia di inizio anni ’90 – solo per citare alcuni degli autori più noti.

Al centro del monologo il mercato di Markale, a Sarajevo, luogo che fece da drammatico palcoscenico a due degli attentati più gravi dell’intero conflitto bosniaco di inizio anni ‘90. All’epoca Markale era qualcosa di più di un semplice mercato ove trovare il poco disponibile alla sopravvivenza, era un punto di ritrovo, un luogo ove condividere la propria disperazione, la propria sofferenza. E non è quindi un caso che nel febbraio del 1994, prima, e nell’agosto del 1995, dopo, le forze serbo-bosniache assedianti fecero piovere su di esso le loro granate. Furono complessivamente centoundici i morti – tantissime donne, bambini, anziani – centinaia i feriti. Uno scempio.

Ma nello spettacolo di Roma, Markale è solo una “scusa”, un punto di partenza. È lo sfondo, tragicamente necessario, allo sviluppo della storia, quello delle testimonianze dirette, quello delle voci delle donne e degli uomini che vissero sulla propria pelle i quattro anni – e più – dell’assedio della città: Ante, Anaïs e Goran, Suada e Olga, Admira e Bosko. Sono loro, in fondo, i veri protagonisti dell’ora e mezza di rappresentazione, sono loro lo spettacolo.

Il background

Antonio Roma non è ancora trentenne: quando la seconda Markale accadde non era ancora nato. Eppure, la Bosnia è un tatuaggio indelebile nella sua vita e nella sua storia autoriale, un tatuaggio che ha cominciato a prendere forma quasi dieci anni ispirato dalle parole e dall’esempio di personaggi come don Tonino Bello e Gabriele Moreno Locatelli. Si potrebbe dire, in questo senso, che il viaggio che lo vide partire per la prima volta verso quel paese nell’agosto del 2013 non si sia ancora concluso e che, pertanto, “Markale” non sia altro che una nuova tappa, un altro pezzo di strada, la sua. Ma la sua strada, nello spettacolo, diventa la strada di tutti, si fa evento, gesto, atto collettivo. La Bosnia, per Roma, non è “la bruciante infiammata di una qualche indignazione” ma una scelta di vita prima ancora che di campo, la necessità di farsi testimone, di raccontare. Di farlo davanti a un pubblico.

“Markale”, infatti, è un altro tassello di un percorso artistico che lo ha visto pubblicare il romanzo “Oggi è un bel giorno” edito da Lampi di Stampa nel 2016. Un romanzo o, per dirla con le sue stesse parole, “un mal di pancia, malinconico e inevitabile” che aveva già in sé l’embrione di qualcosa di più e di diverso: un testo teatrale. Al punto che, solo due anni dopo, divenne un monologo portato in giro per tutta Italia, selezionato al Sarajevo Winter Festival col patrocinio di Amnesty International Italia.

Info utili

Il primo marzo, data della prima, non è una data casuale: fu proprio il primo marzo del 1992, infatti, che si tenne il referendum per decretare l’indipendenza della Bosnia Erzegovina dalla Federazione Jugoslava. Fu quello l’inizio della fine, l’inizio del dramma bosniaco.

Lo spettacolo inizierà alle 21 al Teatro PIME in via Monte Rosa 81 a Milano. Il costo del biglietto è di 16 euro. Lo patrocinano, oltre a East Journal, anche l’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, Sniper Alley, Teatro Civile & Associazione Moka, Amnesty International Italia, Infinito Edizioni, Bottega Errante Edizioni, ISCOS Emilia Romagna e Meridiano 13.

(Foto di Andrea Confalonieri)

Chi è Pietro Aleotti

Milanese per caso, errabondo per natura, è attualmente basato in Kazakhstan. Svariati articoli su temi ambientali, pubblicati in tutto il mondo. Collabora con East Journal da Ottobre 2018 per la redazione Balcani ma di Balcani ha scritto anche per Limes, l’Espresso e Left. E’ anche autore per il teatro: il suo monologo “Bosnia e il rinoceronte di pezza” ha vinto il premio l’Edizione 2018 ed è arrivato secondo alla XVI edizione del Premio Letterario Internazionale Lago Gerundo. Nel 2019 il suo racconto "La colazione di Alima" è stato finalista e menzione speciale al "Premio Internazionale Quasimodo". Nel 2021 il racconto "Resta, Alima - il racconto di un anno" è stato menzione di merito al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti.

Leggi anche

Karakazandziluk: il nazionalismo serbo nella critica letteraria in Bosnia

Il critico letterario sarajevese dimostra la strumentalizzazione di Ivo Andric e altri scrittori bosniaco-erzegovesi a favore del nazionalismo gran-serbo

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com