Turkmenistan al voto il 12 marzo: vincitore annunciato delle elezioni è Serdar Berdimuhamedov, figlio del presidente in carica dal 2006
Il Turkmenistan è pronto a passare di padre in figlio. Nei giorni scorsi il parlamento ha ratificato la data delle prossime elezioni presidenziali, previste per il 12 marzo. Tra poco meno di un mese a correre per la massima carica della repubblica sarà con molta probabilità Serdar Berdimuhamedov, 41enne figlio di Gurbanguly Berdimuhamedov che guida il paese dal 2007, e che cinque anni fa è stato riconfermato col 97,69% dei voti.
L’annuncio del “protettore”
Il padre-padrone del Turkmenistan, che gode del soprannome di “arkadag” (“protettore” in turkmeno), alla vigilia dell’annuncio della data delle elezioni, ha dichiarato, a quanto pare per motivi di salute, di essere pronto a cedere il potere ai giovani. In particolare a quelli “che sono stati educati in un ambiente spirituale e in conformità con le elevate esigenze del nostro tempo”. A loro “dovrebbe essere data l’opportunità di guidare il nostro paese”.
Tutti gli indizi portano al “figlio della nazione”
Dichiarazioni che, unite a pochi indizi essenziali, portano a Serdar, figlio del presidente e da tempo considerato come naturale successore. Negli ultimi anni sono cresciute le sue apparizioni sugli organi d’informazione di un paese che Reporters sans frontièrs ha collocato al 178esimo posto nell’indice sulla libertà di stampa, davanti solo a Corea del Nord ed Eritrea. Serdar viene spesso indicato come “figlio della nazione” e, tanto per fare un esempio, nell’ambito dell’ovvio riguardo di cui gode, la cerimonia della sua promozione da maggiore a tenente colonnello nell’ottobre 2017 è stata trasmessa dalla televisione nazionale.
Un erede formato all’estero
Nato nel 1981, Serdar si è laureato all’Università di Agraria. A settembre ha compiuto 40 anni a settembre, età minima per ricoprire la carica di presidente secondo la costituzione turkmena. Ha studiato anche a Mosca e Ginevra tra il 2008 e il 2013, ricoprendo contemporaneamente incarichi nelle rappresentanze turkmene in Russia e presso le Nazioni unite. Dopo l’elezione in parlamento, come il padre con percentuali sopra al 90%, è diventato nel 2018 viceministro degli Esteri e in seguito governatore dell’importante provincia di Ahal, quindi ministro dell’Industria e, da un anno, è stato di fatto promosso vice del padre.
Culto della personalità e continuità annunciata
Il culto della personalità ha pervaso la politica turkmena fin dall’indipendenza del 1991. È stato così già per Saparmyrat Nyýazow, il segretario locale del Pcus che al momento del crollo dell’Urss si è ritrovato in mano il paese. Alla sua morte nel 2006, tutto è passato nella mani dell’oggi 64enne Berdimuhamedov, prima ad interim e in seguito con i plebisciti scontati che lo hanno confermato tre volte.
Di certo non ci si aspetta da Serdar un cambiamento significativo. Tanto più se il presidente in carica, più che a farsi da parte, sembra essenzialmente propenso a spostarsi di poco. È infatti probabile che in carico Gurbanguly Berdimuhamedov resteranno ruoli importanti non solo simbolici, ma anche un potere decisionali che farà pesare in caso di decisioni importanti.
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Immagine: Serdar Berdimuhamedov in un filmato della televisione turkmena