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UCRAINA: Anche i civili ricevono addestramento militare, tutti i timori di Kiev

In Ucraina anche i civili arruolati nelle Forze di Difesa Territoriale ricevono addestramento militare mentre cresce la paura dell’invasione..

In Ucraina, i timori di un’invasione russa non sono affatto sopiti. Da qualche settimana, istruttori militari hanno cominciato ad addestrare i civili – uomini e donne di ogni età – che si sono arruolati nelle Forze di Difesa Territoriale, un corpo volontario recentemente accorpato all’esercito, fornendo loro una formazione di base nelle tecniche militari e nell’uso di armi automatiche. I media nazionali hanno cominciato a definirli enfaticamente “eroi” mostrando, con la loro retorica patriottarda, il livello di tensione raggiunto nel paese.

La crisi ucraina è in una fase di stallo. Mentre la diplomazia cerca di creare le premesse per un tavolo negoziale, l’esercito russo, schierato ai confini, ha accumulato ingenti quantità di uomini e mezzi, tra cui armi pesanti e truppe mercenarie. Sono state condotte esercitazioni militari con le forze bielorusse e un’importante flotta da guerra si è radunata nel mar Nero. Abbastanza per mettere in fibrillazione una società, quella ucraina, che già ha visto il proprio paese invaso e mutilato dall’aggressione russa. E se in Europa occidentale è più facile rimanere lucidi e ritenere un’invasione russa poco probabile, diverso è per chi l’improbabile lo ha già visto diventare tragicamente reale, con l’annessione della Crimea e l’aggressione del Donbass.

Il 17 dicembre scorso il ministero della Difesa ucraino aveva invitato le donne a iscriversi nei registri militari qualora in possesso di alcuni requisiti professionali. Un elenco di professioni utili – mediche, tecniche, giuridiche ma anche nell’ambito della ristorazione e dell’assistenza – era stato fornito dalle autorità militari per coinvolgere le donne nell’organizzazione delle retrovie in caso di conflitto. Una mappatura dei luoghi dove nascondersi in caso di attacco era inoltre stata realizzata dalle autorità locali di Kiev, fornendo consigli alla popolazione su come comportarsi in caso di invasione.

 

Secondo quanto dichiarato dallo stesso presidente Zelensky, i fronti di questa possibile invasione potrebbero essere due: quello di Kharkiv, nell’est del paese, e quello di Odessa a sud. Le due città vivono in modo differente la minaccia di un’invasione. A Kharkiv, seconda città del paese, distante appena 40 chilometri dal Donbass occupato, circa cinquemila persone hanno manifestato il proprio orgoglio nazionale, con bandiere, striscioni e slogan come “Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi”. Kharkiv, insieme a Kiev, è la città dove i civili hanno maggiormente aderito alle Forze di Difesa Territoriale. Qui, ad addestrarli, ci sono i veterani del Battaglione Azov, discussa (e discutibile) milizia nazionalista poi confluita nella Guardia nazionale.

A Odessa si respira invece un’aria di calma apparente. La tradizionale e secolare vicinanza alla Russia rende la città sospesa tra due mondi. Ma – come ricordato da Volodymyr Dubovyk, docente di Relazioni internazionali all’Università Mechnikov di Odessa – molti di coloro che si sentono vicini alla Russia, hanno cambiato opinione dopo aver visto quanto accaduto nel Donbass”. Ma il sentire degli abitanti di Odessa non è tutto: “Da un punto di vista strategico – spiega Giovanni Catelli – il sud dell’Ucraina, con le coste del Mar d’Azov e del Mar Nero e il Canale di Crimea è la zona più preziosa per la Russia, che intende rendere quei mari propria esclusiva disponibilità”.

Questi timori, variamente alimentati dalle retoriche nazionaliste, non possono essere derubricati a paranoie. Se a essere circondata da una potenza che già si è resa protagonista di un’aggressione fosse casa nostra, e ci trovassimo da soli a difenderla, quali paure ci agiterebbero? Guardare alla crisi ucraina dal punto di vista di Kiev è un atto dovuto. Ma è anche necessario poiché la reazione degli ucraini è anch’essa un potenziale innesco per un conflitto. Un’opinione pubblica spinta all’isteria dai richiami alla bandiera e dalle retoriche belliciste, non è meno pericolosa. Non a caso lo stesso Zelensky ha cercato di calmare gli animi. Ma le ansie degli ucraini restano.

immagine di spoilt.exile via Flickr, licenza CC-BY-SA 2.0

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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