Indagati ex membri del Partito comunista moldavo, sospettati di un cambio di casacca a seguito di ingenti somme di denaro: l’ombra della corruzione nel paese non accenna a scomparire
All’inizio di febbraio la polizia ha perquisito le case di vari ex esponenti del Partito dei comunisti della repubblica di Moldavia (PCRM), poi passati, nel 2015, al Partito democratico della Moldavia (PDM). Il sospetto dei procuratori è che a motivare la consistente migrazione non siano state ragione politiche o ideologiche, ma proprietà e auto di lusso. In particolare, quattro deputati sono stati trattenuti con le accuse di arricchimento illecito e corruzione.
Nei guai anche il nipote del leader dei comunisti
Su tutti spicca il nome di Artur Reșetnikov, nipote di Vladimir Voronin, già presidente e ora leader del partito comunista. Reșetnikov, già giudice della Corte costituzionale dal 2018 al 2019, dal 2007 al 2009 è stato a capo del SIS, il Servizio di intelligence e sicurezza che svolge ora le indagini sul suo conto.
Nonostante le misure adottate siano tardive (tutti i deputati hanno ricoperto le loro cariche fino a febbraio 2019), il metodo di “reclutamento” ad personam del Partito democratico sembra essere abbastanza consolidato: già nel 2016 la deputata comunista, Elena Botnarenco, aveva denunciato, senza particolari risvolti politici né giudiziari, l’offerta “a sei zeri” fattale dal Pdm per un cambio di casacca.
Il Partito democratico guidato dal “burattinaio”
La modalità di ingaggio del Partito democratico non sembra essere un unicum tra le svariate irregolarità che lo accompagnano, e accompagnano il nome del suo leader Vlad Plahotniuc. Uomo d’affari tanto ricco quanto influente, e tanto potente quanto impopolare fra i moldavi, Plahotniuc è stato de facto a capo del Pdm fino alla crisi politica del 2019, che l’ha visto, infine, espatriare con parte del suo entourage.
Proprio il traffico di influenze che ha riguardato la quasi totalità della classe politica moldava gli è valso il soprannome di păpușarul, “burattinaio”. Scriveva di lui nel 2015 l’editorialista moldavo Petru Bogatu: “Ha usurpato l’amministrazione centrale del paese, ha subordinato a lui i procuratori e i giudici, soggiogando in questo modo le istituzioni costituzionali del paese”.
Plahotniuc, un politico discusso
Le controversie associate al nome dell’affarista non sono poche: dall’accusa dell’Interpol per i legami con la mafia russa, passando per quella di frode alla Banca centrale, fino al presunto omicidio su commissione di un banchiere russo a Londra. Nel complesso però non sono mai culminate in condanne formali, e hanno contribuito a rafforzare l’immagine di Plahotniuc come quella di un oligarca, un’ombra dietro alle quinte della politica nazionale.
Ultimo esempio emblematico del potere politico del leader è stato l’impasse politica seguita alle elezioni dell’estate del 2019, che hanno visto il Partito democratico sconfitto ed estromesso dal potere a seguito dell’alleanza tra il blocco europeista ACUM e i Socialisti. La Corte costituzionale, considerata vicinissima a Plahotniuc, aveva dichiarato illegale l’insediamento dell’allora nuova prima ministra Maia Sandu per un complesso cavillo burocratico. Di qui poi la decisione di non adeguarsi alle indicazioni della Corte e il viaggio “per visitare la famiglia” dell’imprenditore.
L’ombra della corruzione
Il fenomeno della corruzione è ampiamente diffuso nella politica del paese. A confermarlo è il Greco, il comitato anticorruzione del Consiglio d’Europa. Nell’ultima nota di valutazione dell’ottobre 2020, il Greco ha ribadito come la classe politica moldava abbia fallito nel riformare il sistema giudiziario. In particolare, la nota fa riferimento al mancato rafforzamento dell’ANI, l’organo incaricato di vigilare e sorvegliare sulla condotta dei singoli componenti del panorama politico.
La sfida alla corruzione è anche il cavallo di battaglia grazie al quale il Partito di Azione e Solidarietà (PAS) è riuscito a conquistare la maggioranza alle ultime elezioni. “I nostri sforzi per migliorare la legislazione e combattere la corruzione continueranno”, ha detto l’attuale presidente Maia Sandu.
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Foto: Una manifestazione elettorale dei comunisti moldavi (immagine da un video del canale Youtube Blocul electoral al Comuniștilor și Socialiștilor)