Il Coro Libero bielorusso, composto da esuli in fuga dal regime, continua a dare voce alle speranze e alla resistenza del popolo bielorusso attraverso la musica…
Le proteste contro il regime di Lukashenko sono state schiacciate, soffocate nel sangue, ma lo spirito che per più di un anno ha animato le contestazioni del popolo bielorusso, non è morto. Scoppiate il 9 agosto 2020, all’indomani delle elezioni presidenziali che hanno visto l’autocrate di Minsk trionfare tra brogli e intimidazioni, le proteste hanno coinvolto tutti i settori della società bielorussa, e la violenza con cui sono state represse – una violenza assurda, indiscriminata, brutale, da macelleria cilena – non ha piegato le coscienze di una popolo che ancora custodisce, nel silenzio del lutto, le proprie speranze.
Così un gruppo di cantanti composto da esuli, fuggiti dal regime, che si fa chiamare il Coro Libero bielorusso, ha scelto di dare voce a quella speranza attraverso la musica. Radio Free Europe ha recentemente pubblicato un video, che qui riprendiamo, con interviste e stralci di esibizioni. L’attività del Coro Libero bielorusso, che oggi si esibisce nelle strade e nei teatri di molte capitali europee, da Varsavia a Berlino, è finalizzata a ricordare e riportare l’attenzione internazionale sulla difficile situazione dei bielorussi, prigionieri di un regime autoritario nel cuore d’Europa. Un regime che sembra aver vinto, ma – come recita la famosa canzone di Sergio Ortega, riproposta in russo dal Coro – el pueblo unido jamás será vencido. Il popolo unito non potrà essere mai sconfitto. La partita contro l’autocrate di Minsk non è ancora chiusa.