Alcune navi della flotta da guerra russa stanno solcando in queste ore le acque del Canale di Sicilia, dirette verso il mar Nero. Malgrado l’enfasi data dai giornali italiani, si tratta di un passaggio ampiamente previsto. La piccola flotta è partita dal Baltico più di due settimane fa per prendere parte a esercitazioni militari che coinvolgeranno anche una trentina di navi salpate dal mare di Barents, nel circolo polare artico, e circa venti vascelli che si trovano ancorati al posto di Sebastopoli.
Il Cremlino aveva annunciato, lo scorso 20 gennaio, la mobilitazione dell’intera flotta da guerra per esercitazioni destinate a coinvolgere 140 navi dislocate tra il Mediterraneo, l’Artico e il Pacifico. L’intenzione di Mosca è quella di offrire l’ennesima manifestazione di forza, come già avvenuto nelle scorse settimane con l’accumulo di mezzi e soldati lungo la frontiera ucraina, allo scopo di mettere pressione sull’Alleanza Atlantica, impegnata da tempo in un braccio di ferro diplomatico volto a determinare il futuro assetto dell’Ucraina.
Una pressione che trova i partner della NATO divisi sulla risposta da dare al Cremlino e poco motivati a un conflitto militare. Il segretario dell’Alleanza Atlantica, Jans Stoltenberg, ha già annunciato che la NATO non dislocherà truppe in Ucraina in caso di invasione da parte della Russia. Una dichiarazione tesa ad abbassare la tensione con Mosca, ma che alcuni partner orientali leggono come un segno di debolezza.
La NATO non dispone di una chiara strategia per il mar Nero. Romania, Bulgaria e Turchia non sono state in grado di creare un sistema di deterrenza congiunto, capace di tutelare anche gli interessi ucraini e georgiani. La superiorità navale di Mosca in quel quadrante è evidente. La Russia sta così continuando a sviluppare la sua diplomazia coercitiva attraverso la pressione militare mentre gli alleati occidentali mancano ancora di una chiara strategia capace di combinare, come fa Mosca, uso della forza e negoziati. Finché le parti in causa non troveranno un punto di equilibrio, anche militare, che le costringa a cercare un ragionevole punto di caduta comune, abituiamoci al via vai di navi militari, portaerei, e aerei da guerra al largo delle nostre coste.