Soldati, patrioti, nazionalisti turchi. Tre generazioni della famiglia erzegovese Rizvanbegović, nella Turchia tardo-ottomana…
Pur non coinvolti quanto gli albanesi nella transizione dall’impero ottomano alla Turchia repubblicana, i bosniaci non sono assenti dalla Istanbul tardo-ottomana. Lo storico Harun Buljina ricorda il caso di tre generazioni della famiglia Rizvanbegović di Stolac, in Erzegovina.
Ali Rizvanbegović, dal governatorato dell’Erzegovina alla forca
Ali Rizvanbegović (1783-1851) venne nominato capitano (kaptan) della sua nativa Stolac a trent’anni nel 1813; suo padre venne giustiziato dal pascià di Sarajevo nel 1822. Nel 1831, i capitani bosniaci guidati da Husein Gradaščević si ribellarono contro le misure centralizzatrici del sultano Mahmud II. Ali si schierò con il Sultano, contribuendo a reprimere la rivolta. Come ricompensa, il Sultano lo nominò a visir della nuova provincia (eyalet) dell’Erzegovina.
La cooptazione di notabili l’uno contro l’altro con incarichi nell’amministrazione provinciale era una tradizionale tattica ottomana, ma il processo di centralizzazione dello stato raggiunse anche Ali pascià. Nel 1851, temendo che Ali pascià avesse ormai troppa autonomia e puntasse alla secessione dell’Erzegovina dall’impero, il nuovo sultano Abdülmecit lo fece arrestare a giustiziare.
Mehmed Ali Rizvanbegović, soldato ottomano e autonomista bosniaco
La famiglia di Ali venne esiliata a Istanbul, dove suo figlio Mehmed Ali (1849-1901) intraprese una carriera militare di successo. Soldato leale al governo ottomano, Mehmed Ali partecipò alla repressione della rivolta contadina del 1875-77 in Erzegovina, ma mantenne anche sentimenti patriottici verso la sua regione d’origine.
Questi includevano stretti contatti con il movimento per l’autonomia musulmana post-1878 nella Bosnia allora occupata dagli Asburgo, ma anche un impegno intellettuale per un nazionalismo serbo turcofilo, come si vede nella sua corrispondenza con figure come Nikola Pašić e un forte sostegno per la scrittura cirillica – allora anche nota come Bosančica.
Hüsrev Gerede, patriota della Repubblica Turca
Anche il figlio di Mehmed Ali, Hüsrev Rizvanbegović (1884-1962), intraprese la carriera militare e mantenne legami con la Bosnia Erzegovina. Nel 1909, lo vediamo svolgere un ruolo attivo nel “Club bosniaco” di breve durata nella Istanbul rivoluzionaria, un segno della nuova e vivace vita pubblica nella capitale ottomana dopo la revoca della censura hamidiana. Lo stesso anno, Hüsrev riappare come donatore per la raccolta fondi della “Lega dei Mille” dell’associazione musulmana sarajevese Gajret. Il giornale Musavat elogiava “i nostri nobili fratelli nell’impero turco, nei cui cuori risiede il progresso della nostra comunità (millet) in Bosnia Erzegovina”.
In Turchia oggi, Hüsrev è meglio conosciuto come un nazionalista turco. Attivo nelle guerre balcaniche e nella prima guerra mondiale, fu uno dei 18 ufficiali che accompagnarono Mustafa Kemal pascià nel suo famoso sbarco a Samsun il 19 maggio 1919, inaugurando la guerra d’indipendenza turca.
Con la legge sui cognomi, Hüsrev Rıdvanbeyoğlu divenne Hüsrev Gerede, in riferimento al suo servizio in tempo di guerra. Dagli anni ’20 agli anni ’40, Gerede servì come parlamentare e come ambasciatore turco in Romania (1924-26), Bulgaria (1926-30), Iran (1930-34), Giappone (1936-39), Germania (1939- 42) e Brasile (1947-49).
In pensione negli anni ’50, Hüsrev fu a capo della Società turca per la protezione dei diritti dei proprietari in Jugoslavia. In una successiva intervista, la sua vedova ne ricorda il cognome originale di “Begović” – alcune delle poche tracce delle radici balcaniche della sua famiglia.
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