Da dicembre, la Lituania è il nuovo nemico numero uno della Cina. A novembre lo stato baltico ha concesso l’apertura di un ufficio di rappresentanza – di fatto un’ambasciata – a nome di Taiwan, anziché Taipei: il primo del genere in Europa, e per Pechino una “chiara violazione” della “politica di Una Sola Cina” (One-China policy).
Lo scontro tra Cina e Lituania arriva sul tavolo dei ministri degli esteri UE
Lo scontro diplomatico tra Vilnius e Pechino è in atto da tempo. Le relazioni tra Lituania e Taiwan sono cresciute a partire dall’aprile 2020, quando – nel quadro della pandemia, e a seguito di una petizione di oltre 200 personalità pubbliche – l’allora ministro degli esteri Linas Linkevičius ha espresso sostegno all’adesione di Taiwan all’Organizzazione mondiale della sanità. Il 19 giugno 2020, il rappresentante taiwanese negli stati baltici Andy Chin ha fatto un discorso al Seimas, il parlamento lituano, su invito del partito d’opposizione Unione Pro Patria, invitando la Lituania ad opporsi alla Cina.
Con le elezioni dell’ottobre 2020, partiti politici con simpatie per Taiwan con il Partito della Libertà e l’Unione Pro Patria sono entrati nella coalizione di governo lituana, e nel 2021 oltre 50 personalità lituane hanno istituito il Forum Lituania-Taiwan, ed è stato annunciato che la Lituania avrebbe aperto un ufficio commerciale a Taipei. Nel maggio 2021 la Lituania è stata il primo paese ad abbandonare il gruppo 17+1, un formato diplomatico utilizzato da Pechino per negoziare in blocco con i paesi d’Europa centro-orientale.
Poco dopo, la Cina ha iniziato senza preavviso a limitare l’ingresso delle merci lituane nel Paese, in violazione dell’unione doganale europea. La Commissione europea ha ventilato di sollevare la questione in sede WTO, mentre la Lituania ha rafforzare le proprie relazioni con Taiwan, inasprendo la guerra commerciale.
Nelle scorse settimane l’UE ha espresso il suo sostegno alla Lituania: secondo l’alto rappresentante Josep Borrell, nella riunione dei ministri degli affari esteri a Brest, in Bretagna, gli stati membri hanno parlato “delle attività cinesi in Lituania e dell’impatto di queste attività sull’UE nel suo insieme. Gli Stati membri hanno espresso una chiara solidarietà alla Lituania e abbiamo discusso di come procedere all’allentamento delle tensioni”. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che il modo in cui la Cina sta agendo nella disputa con la Lituania “continua a preoccuparci”.
Perdite economiche e dubbi a Vilnius
A dicembre la Lituania ha annunciato che non avrebbe inviato alcun funzionario diplomatico alle Olimpiadi invernali in Cina, ma il ministero degli Esteri si rifiuta di definirlo boicottaggio. A inizio gennaio, il presidente della repubblica lituano Gitanas Nauseda ha affermato che sia stato un “errore” permettere che Taiwan aprisse un ufficio di rappresentanza con il proprio nome, piuttosto che usare “Taipei cinese” per evitare di minacciare la pretesa di Pechino su Taiwan.
Un recente sondaggio del ministero degli Esteri del paese baltico ha rilevato che solo il 13% della popolazione sostiene l’attuale posizione del governo sulla Cina, in gran parte a causa dell’impatto che ha sulle imprese lituane. La Cina sta infatti facendo pressioni sulle aziende europee, come il produttore tedesco di componenti per auto Continental, perché non utilizzino componenti realizzati in Lituania.
Le opportunità di Taiwan e la necessità di una risposta unitaria europea
Solo a inizio dicembre, la Commissione europea ha proposto un nuovo strumento anti-coercizione, volto a scoraggiare altre potenze dall’utilizzo coercitivo di misure commerciali – un meccanismo che, se adottato, sembra fatto a pennello per la disputa lituano-cinese. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian ha annunciato che si impegnerà per far avanzare il testo e mettere fine alle pressioni cinesi sulla Lituania.
Secondo Jonas Parrello-Plesner della Alliance of Democracies Foundation, “la difesa della Lituania è un banco di prova per verificare se l’UE può fornire una risposta strategica alla coercizione economica della Cina.” Pechino, ricorda, “continua a utilizzare l’accesso al mercato e il commercio come strumenti di pressione”. La presidenza francese del Consiglio UE ha messo l’accento sull'”autonomia strategica dell’Europa, questa disputa commerciale ne potrebbe essere il primo esempio. Proprio la Francia, nel 2008, aveva dovuto subire il boicottaggio cinese delle sue merci dopo l’incontro di Sarkozy con il Dalai Lama.
Intanto, Taiwan ha promesso un fondo di credito di 1 miliardo di dollari per compensare le perdite economiche subite dal paese baltico, e un investimento di 200 milioni di dollari in Lituania per l’industria dei semiconduttori (microchip) un’area in cui l’UE cerca disperamente una fetta di sovranità produttiva. Solo a ottobre, Borrell aveva affermato che “Speriamo di vedere Taiwan come un partner importante per raggiungere gli obiettivi dell’European Chips Act. L’UE “vuole cooperare [con Taiwan] in settori strategici come i semiconduttori, il ‘nuovo petrolio’ indispensabile per lo sviluppo industriale dell’UE e la transizione digitale”.
Foto: ec.europa.eu