La Polonia taglia i fondi per lo studio delle lingue delle minoranze nazionali: a farne le spese è soprattutto l’insegnamento del tedesco
Nel 2022 in Polonia ci saranno circa otto milioni e mezzo di euro (39 milioni di złoty) in meno per sostenere l’insegnamento delle lingue delle minoranze. Un taglio di quasi il 15% sancito da un provvedimento adottato il mese scorso dalla camera bassa come emendamento alla legge di bilancio: la decisione interessa direttamente circa il 2% dei cittadini polacchi, ma si ripercuote soprattutto sulla minoranza tedesca, la più consistente.
Minoranze in Polonia e ferite della storia
I tedeschi in Polonia sono stimati in circa cinquantamila, concentrati per oltre il 90% nel voivodato di Opole, regione a sud-ovest del paese: qui si trovano quasi tutti i 28 municipi dove esiste una percentuale di germanofoni di almeno il 20%. Altre minoranze consistenti sono quelle bielorussa e ucraina, pure ufficialmente riconosciute e concentrate nelle regioni orientali. Per quanto riguarda chi ha un “fratello maggiore” fuori dai confini polacchi, ci sono anche cechi e slovacchi.
Per ovvie ragioni storiche, i rapporti tra tedeschi e polacchi sono quelli più delicati. Restano un campo minato nonostante la comune appartenenza all’Unione europea, come d’altronde lo erano con la Ddr ai tempi del Patto di Varsavia. Dopo la seconda guerra mondiale gli ideali socialisti non hanno impedito frenato le politiche di degermanizzazione in ampi territori che, seppur storicamente tedeschi, con il confine spostato sull’Oder-Neisse sono entrati a far parte della Polonia comunista.
“Un equilibrio da ristabilire”
A pagare le conseguenze dei tagli saranno un po’ tutte le minoranze, ma chi governa la Polonia non fa mistero che l’emendamento punta al “ristabilimento della simmetria nelle relazioni polacco-tedesche”. Così lo ha infatti presentato il promotore Janusz Kowalski, deputato di Polonia Solidale (Sp), partito che tra la camera bassa e alta conta rispettivamente 17 e 2 rappresentanti, eletti nella lista di Diritto e Giustizia (PiS).
A Kowalski fa eco il ministro dell’Istruzione e della scienza, Przemysław Czarnek: “I tedeschi dovrebbero stanziare un budget per l’insegnamento del polacco come lingua madre: due milioni di polacchi in Germania non hanno uno złoty di finanziamento”, afferma Czarnek, ricordando che comunque la Polonia continua a sostenere con 236 milioni di złoty l’insegnamento in tedesco. Il ministro è chiaro sul fatto che sia una questione bilaterale: “Restituiremo questi 39 milioni di złoty ai tedeschi a condizione che i tedeschi si accorgano della minoranza polacca”.
“Ritorno alla Repubblica popolare polacca”
“In Germania 14.246 studenti delle scuole superiori imparano il polacco come lingua madre, e hanno beneficiato nel 2020 di borse di studio tedesche per un importo di 202 milioni di euro”: questa la risposta dell’ambasciata tedesca a Varsavia. L’ambasciatore Arndt Freytag von Loringhoven ricorda inoltre l’istituzione, nel 2020, Centro di competenza e coordinamento polacco (Kokopol) per sviluppare ulteriormente l’insegnamento del polacco in Germania e i progetti-modello nelle regioni di confine. “La lingua polacca”, sottolinea von Loringhoven, “ha una posizione privilegiata rispetto alle altre lingue di origine in Germania”.
A sottolineare un aspetto giuridico-politico è Bernard Gaida, presidente dell’Unione delle associazioni sociali e culturali tedesche in Polonia: “L’obbligo della Polonia”, spiega Gaida, “non deriva tanto dal trattato di buon vicinato e cooperazione amichevole tra Polonia e Germania, a cui fanno continuamente riferimento sottolineando la presunta mancanza di simmetria, ma dalla ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, in vigore in Polonia dal 2009”.
“Emendamento pessimo, dannoso e incostituzionale”, lo definisce durante il dibattito in aula Ryszard Gall, deputato di lungo corso della minoranza tedesca. “Questa restrizione odora di ritorno alla Repubblica popolare polacca, quando nelle zone abitate dalla minoranza era vietato imparare il tedesco”, accusa Gall, secondo il quale “le autorità polacche trattano i bambini polacchi di origine tedesca come ostaggi in una disputa con la Germania”.
Immagine: nomi in tedesco cancellati dalla segnaletica stradale nel Sud-ovest della Polonia (da eastsee1994.org)