de-escalation

RUSSIA: Elicotteri al confine ucraino, nessuna de-escalation malgrado i colloqui a Ginevra

Nessuna de-escalation in vista malgrado i colloqui che a Ginevra stanno impegnando Russia e USA per trovare un accordo sull’Ucraina.

 

Malgrado i recenti disordini in Kazakhstan abbiano portato all’intervento di Mosca, il Cremlino non ha dimenticato l’Ucraina ai cui confini continuano ad ammassarsi truppe. Secondo il New York Times sarebbero stati dislocati anche elicotteri. Malgrado le ripetute rassicurazioni da parte delle autorità russe, che assicurano di non voler invadere l’Ucraina, resta forte la preoccupazione per un intervento militare ai danni di Kiev. Fin dal l’occupazione della Crimea i fatti hanno sempre smentito le dichiarazioni ufficiali, e solo ai fatti bisogna guardare. Questo è quanto gli Stati Uniti e soprattutto la debole Europa si ostinano a non voler capire. Come ai tempi della crisi di Cuba nel ’62, quando Kennedy pattuì segretamente il ritiro dei missili dalla Turchia, gli Stati Uniti possono garantire in modo riservato alla Russia che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato. Il problema è che potrebbe non bastare.

E’ evidente, per chi abbia un minimo di conoscenza della realtà, che Putin considera la terra ucraina cosa sua  e intende al più presto riprendersela. Gli incontri di Ginevra sono una formalità ipocrita, e non stanno producendo alcun risultato concreto, mentre l’afflusso di armi pesanti verso il confine ucraino continua imperterrito. Quando il Generale Serdyukov tornerà a Novorossiisk dalla formalità in Kazakhstan, Putin sarà in condizione di dare l’ordine dell’invasione. Un evento che l’Occidente vuole scongiurare invitando Mosca a una de-escalation che, nei fatti, non sta avvenendo. Secondo le autorità americane, il ritiro di circa 10mila soldati russi dal confine non sarebbe da intendersi come segno di distensione in quanto quelle truppe non farebbero parte del contingente destinato all’invasione dell’Ucraina.

A fare le spese di un conflitto sarà l‘Europa, che si ritroverà in situazione di vassallaggio, dipendente com’è dal gas russo. Federico Rampini sul Corriere della Sera parla giustamente di “sordidi conflitti di interesse tedeschi, da quando il loro ex cancelliere Gerhard Schroeder entrò nel consiglio di amministrazione di un gigante energetico russo”. Il colossale errore del gasdotto North Stream 2, che rischia di non entrare mai in funzione, è il simbolo di questo interessato strabismo tedesco. La neo-ministra degli esteri Baerbock sembra agguerrita nel minacciare una cancellazione del gasdotto in caso di invasione dell’Ucraina, ma il premier Scholz è nella sostanza più accomodante.

E’ giunta l’ora per l’Europa di realizzare che, essendovi già il nemico alle porte (gli esperti militari sono certi che i paesi baltici resisterebbero poche ore a un attacco militare russo, e la Polonia solo qualche giorno) è giunta l’ora di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, ovvero attrezzarsi per una massiccia importazione di gas liquefatto dagli Stati Uniti.  L’Europa non è nemmeno convocata ai colloqui delle due potenze: perché, come il Papa ai tempi della famosa frase, non ha divisioni. Quindi, non conta niente. Il problema dell’Europa è che, come ammetteva Churchill nella sua famosa formula sulla Russia, non è ancora riuscita a comprendere il livello dell’avversario. E questo è molto pericoloso. Lo stesso vale per gli Stati Uniti. L’avversario è pronto a tutto. Con qualunque mezzo. Non capirlo significa condannare l’Ucraina. Nel 1938, analogamente, le potenze vincitrici della Prima Guerra mondiale sottovalutarono un avversario. Conosciamo il risultato di quell’errore. Ora c’è il rischio elevatissimo, già attuale e concreto, di ripeterlo.

Immagine da Russian Defense Ministry Press Service

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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