L’ex presidente kazako Nazarbayev e i suoi hanno speso milioni di sterline in consulenze d’immagine e proprietà immobiliari a Londra
Non è stato celebre né tantomeno strategico come il “comunista buono” Nicolae Ceausescu o Saddam Hussein “Mazzini del Medio oriente”. Ma Nursultan Nazarabayev, presidente del Kazakistan dall’indipendenza del 1990 al 2019, merita comunque il suo posticino nella lista dei dittatori che hanno goduto di ottimo credito in Occidente. Se non politico, quantomeno economico.
Tanti investimenti nel mattone
Se le buone relazioni si misurano in soldi, quelle dell’oggi 81enne Nazarbayev e del suo clan in Gran Bretagna possono essere definite davvero idilliache. Ad esserne felice, è stato più di un mediatore immobiliare. Lo “sfruttamento” delle risorse energetiche del Kasakhstan ha fruttato tanto. Così, tra le altre cose, Nazarbayev e company hanno pensato bene di accumulare a Londra e dintorni proprietà per milioni di sterline.
A fare le pulci agli affari immobiliari dei kazaki in Inghilterra, è stato chi si è occupato più in generale di corruzione e ingenti movimenti finanziari di dubbia provenienza. Tra questi John Heathershaw, professore di relazioni internazionali all’Università di Exeter, che ha curato il rapporto “The UK’s Kleptocracy Problem”: qui compare anche l’élite kazaka legata a Nazarbayev che, tra il 1998 e il 2002, avrebbe acquisito in Gran Bretagna proprietà per 530 milioni di sterline.
Buona parte degli immobili sono riconducibili direttamente a Nazarbayev, suoi familiari o persone a loro vicinissime, come ad esempio la casa coniugale nel Berkshire del principe Andrea, duca di York: nel 2007 Timur Kulibayev, oligarca e genero di Nazarbayev, l’avrebbe comprata per 15 milioni di sterline. A circa 80 milioni invece ammonterebbe il patrimonio immobiliare londinese della figlia di Nazarbayev, Dariga Nuzarbayeva, e del nipote Nurali Aliyev.
Sir Blair e le consulenze d’oro
Oltre che a stare comodo in casa, Nazarbayev si è preoccupato della propria immagine nel mondo. Per questo si è affidato alla società di consulenza dell’ex premier laburista, la Tony Blair Associates. Soprattutto una decina d’anni fa, dopo che una protesta di lavoratori nella città petrolifera di Zhanaozen costò la vita a 14 persone.
La rivolta non ebbe il clamore di quella di oggi, ma comunque contribuì ad offuscare la già tetra immagine di chi era stato rieletto col 96% di voti: una percentuale che vista da qui, più che dell’amore del popolo, dà l’idea di elezioni pilotate. Per stendere una patina di democraticità sul regime kazako, la società di sir Tony Blair avrebbe riscosso una parcella di 13 milioni di dollari.
“Narzarbayev and the Making of Kazakistan” è invece un libro Jonathan Aitken, ex deputato conservatore e ministro Tory negli anni ‘90. La pubblicazione, uscita nel 2009, è stata definita dal Guardian “l’agiografia dell’anno”. Secondo i Pandora Papers, la penna al servizio di Nazarbayev avrebbe fruttato ad Aitken 166mila sterline: conto saldato da un’azienda che rappresenta diversi ministeri kazaki facendolo passare passare il dovuto per le Isole Vergini britanniche.
Foto: Nazarbayev con Blair a Downing Street nel 2006 (Indipendent)