Corano

Il Corano in serbo-croato, storia di una traduzione

La prima tentata traduzione del Corano in lingue serbo-croate fu il fallimentare progetto del Corano serbo di Mićo Ljubibratić. Ci vollero alcuni decenni prima che una traduzione filologicamente corretta fosse disponibile, come ricorda il progetto The Global Qur’an.

Una delle aree musulmane più popolose d’Europa, l’ex Jugoslavia ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo del revivalismo e dell’attivismo musulmano nel contesto dell’Europa orientale nel periodo interbellico. Una delle prime traduzioni del Corano nella lingua locale, Kur’an Časni (Il Sacro Corano), apparve già nel 1937. Pubblicato in caratteri latini nella lingua serbo-croata, Kur’an Časni era il prodotto dell’establishment religioso musulmano bosniaco, redatto da due ‘ulama locali.

Il primo, Džemaludin Čaušević (1970–1938), aveva studiato nelle scuole islamiche di Bihac (in Bosnia) e Istanbul, e trascorso qualche tempo al Cairo, dove aveva frequentato le lezioni del famoso riformatore egiziano Muhammad ʿAbduh e di altri studiosi. Dopo il suo ritorno a Sarajevo, Čaušević divenne professore nella Scuola di Sharia di Sarajevo e nel 1914 fu eletto reis el-ulema (Gran Mufti) della comunità islamica in Bosnia ed Erzegovina, posizione che mantenne fino al 1930. Il suo coautore, Muhammed Pandža (1897–1962), fu uno degli attivisti islamici più attivi nella Bosnia tra le due guerre. Primo direttore di El-Hidaje (“La guida”), un popolare periodico islamico, pubblicò diversi libri su vari argomenti religiosi.

Nonostante le loro eccezionali capacità (Džemaludin Čaušević conosceva bene la lingua araba e il Corano), i due studiosi hanno scelto di basare la loro traduzione su un’altra traduzione preesistente piuttosto che sul testo arabo originale. La loro fonte principale era un’interpretazione turca di Ömer Rıza Doğrul (1893–1952), pubblicata nel 1934 a Istanbul con il titolo Tanrı Buyruğu (“Il comando di Dio”). Tuttavia, la traduzione turca di Ömer Rıza era essa stessa basata sulla traduzione inglese ahmadi di Muhammad ‘Ali, del 1917. Ci troviamo quindi di fronte a un testo in cui i significati sono stati trasferiti dall’arabo all’inglese, poi dall’inglese al turco e, infine, dal turco al serbo-croato.

Čaušević e Pandža non seguirono solo il testo vero e proprio della resa di Ömer Rıza, ma ripresero anche il suo materiale introduttivo (in cui discute il Corano, le sue caratteristiche e i suoi insegnamenti più importanti), prefazioni alle sure, commenti e supplementi (se non abbreviando questi ultimi).

Non è chiaro se Čaušević e Pandža fossero consapevoli che la traduzione turca di Rıza fosse basata su una traduzione inglese e non sulla fonte araba. Alla fine degli anni ’30 alcuni studiosi bosniaci esprimevano già timori per le influenze “eretiche” nelle traduzioni del Corano, facendo riferimento al movimento ahmadi.

Čaušević menziona nella sua prefazione che molti “centri islamici” (in Egitto, per esempio) avevano già pubblicato traduzioni dei significati del Corano in varie lingue e che il suo lavoro era destinato a soddisfare le esigenze dei musulmani dei Balcani. Per raggiungere questo obiettivo, i traduttori hanno optato per una completa domestificazione del testo. Hanno usato un dialetto occidentale del serbo-croato (che ora è considerato lingua croata) e hanno ridotto al minimo l’uso di parole arabe e turche nel testo di destinazione (il titolo onorifico hazret prima dei nomi dei profeti, tuttavia, è conservato). Come per ogni traduzione secondaria, quest’opera è meno accurata della sua fonte, in questo caso la traduzione inglese di Muhammad ‘Ali. In molti punti, si limita a presentare al lettore una parafrasi del senso generale.

Ad esempio, il versetto della sura 67 Tabāraka ‘lladhī bi-yadihi ‘l-mulk (tradotto più letteralmente da Abdel Haleem come “Eccelso è Colui che ha tutto il controllo nelle Sue mani”), è reso da Čaušević e Pandža come Posvećen je, slaven i čist u Biću Svome Onaj, u ćijoj je moći sva vlast i gospodstvo (“Il Santo, il Glorioso e Puro nel Suo Essere, Colui nel Cui potere è tutto il governo e il dominio”) – sorta di parafrasi con glosse, piuttosto che traduzione diretta.

Tali parafrasi forniscono inoltre spesso traduzioni descrittive di nomi divini che sono in qualche modo indirette come traduzioni: nella loro interpretazione di Q. 15:25 ‘innahu Ḥakīmun ʿAlīmun’ (“Egli è saggio, onnisciente”), al lettore viene presentato “On svakom stravi mudro upravlija i svaku stvar istinski poznaje” (“Egli governa ogni creatura saggiamente e veramente conosce ogni creatura”).

Anche l’influenza della traduzione di Muhammad ‘Ali (attraverso il lavoro di Ömer Rıza) è chiara, specialmente quando si tratta di versi che affrontano il processo di creazione. Ciò non sorprende, dato che Muhammad ‘Ali è stato uno dei primi traduttori ad applicare l'”ermeneutica scientifica“, cioè ad avvicinarsi al Corano alla luce delle moderne scienze naturali. Così, ad esempio, in Q. 41:41, Čaušević e Pandža usano l’espressione ‘vremenska razdoblja‘ (‘periodi di tempo’) per l’arabo ‘yawmayn‘. Nella traduzione di Muhammad ‘Ali la parola è letta con lo stesso senso: «[Egli creò la terra in] due periodi».

Tuttavia, dall’opera di Čaušević e Pandža sono stati omessi alcuni degli interventi teologici fatti da Ömer Rıza (ad esempio in Q. 2,23, dove discute le posizioni sunnite e muʿtazili sulla libertà di scelta), probabilmente per rendere il commento il più semplice possibile.

Dopo la sua prima pubblicazione nel 1937 a Sarajevo, tale traduzione è apparsa nel 1969 in una nuova edizione rivista che è stata ristampata molte volte da allora a Zagabria e successivamente in Croazia.

Oltre a un’altra traduzione del Corano di Ali Karabeg (anch’essa pubblicata nel 1937 e basata principalmente sulla precedente interpretazione cristiano-ortodossa del Corano di Mićo Ljubibratić, pubblicata nel 1895), quella di Čaušević e Pandža rimase una delle fonti più facilmente disponibili attraverso cui accedere al Corano nella Jugoslavia socialista.

Nonostante alcune delle polemiche alla base, tale versione venne ristampata e distribuita da varie fondazioni islamiche con sede in Medio Oriente e Africa, ad esempio negli Emirati Arabi Uniti e anche in Egitto, dove è stato ristampato dall’Università al-Azhar nel 1993.

Al giorno d’oggi, a causa della disponibilità di altre traduzioni come quella di Bessim Korkut del 1976, per non parlare di interpretazioni più moderne, quest’opera è tuttavia considerata obsoleta, ma il suo ruolo storico per i musulmani della regione resta prezioso.

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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