Il governo di Toqaev riprende il controllo del Kazakistan. Bilancio ufficiale degli scontri: 39 morti e tremila arresti
La situazione è quasi completamente tornato sotto controllo, e per farcela tornare del tutto non si andrà per il sottile: in estrema sintesi è quanto ha detto il presidente kazako Qasym-Jomart Toqaev parlando oggi alla nazione. “L’ordine è stato per lo più ristabilito nel paese”, assicura Toqaev nel suo discorso. In nottata tuttavia erano stati nuovamente registrati scontri dopo quelli violentissimi del 6 gennaio. Intanto sul territorio sono entrati in azione circa 2.500 militari dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo (Csto), per lo più russi con esperienza in scenari di guerra.
Il discorso di Tokayev
“L’operazione antiterrorismo è in corso”, spiega Toqaev, “non hanno deposto le armi e continuano a commettere crimini o si preparano a farlo: coloro che non si arrenderanno saranno distrutti”. Così, la più alta carica della repubblica, invita chi ha il compito di mantenere l’ordine pubblico a non avere remore nell’uso delle armi. Toqaev insiste sull’esistenza di “un piano preciso per gli attacchi agli uffici militari e amministrativi in tutte le regioni”, e parla di “forti capacità di combattimento e di una brutalità selvaggia”.
Il presidente dà per certa la presenza di “specialisti addestrati a manipolare il sentimento pubblico diffondendo notizie false” e di “un ufficio di comando centrale”. Toqaev rivela poi che “ci sono state richieste all’estero per una soluzione pacifica dei problemi”, chiosando però: “Come si possono avere colloqui con criminali e assassini?”. Inoltre bacchetta i responsabili della sicurezza, recriminando sulla carenza di armi antisommossa e combattenti per i servizi speciali.
In campo la “forza di pace” a guida russa
A dare man forte a militari e poliziotti kazaki da oggi ci sono circa 2.500 militari, in buona parte russi, che compongono la “forza di pace” inviata dal Csto, l’alleanza militare alla quale il Kazakhstan aderisce insieme a Russia, Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan e Armenia, che la presiede in questo periodo. Il comando della “forza di pace” è affidato ad Andrey Serdyukov, colonnello generale delle truppe aviotrasportate russe.
A fare il punto dal Cremlino è il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov. In un incontro con i giornalisti, Konashenkov conferma che delle forze inviate in Kazakistan fanno parte unità di truppe aviotrasportate con esperienza di combattimento. Velivoli con militari ed equipaggiamenti nelle ultime ventiquattr’ore hanno fatto la spola tra la Russia e l’aeroporto di Almaty, controllato direttamente dalle forze russe.
Nuovi scontri e bilancio ufficiale
Ieri le forze governative hanno ripreso il controllo dei principali edifici pubblici, ma in nottata si sono riaccesi gli scontri nell’ex capitale Almaty, in particolare nella zona di piazza della Repubblica, come riferisce la televisione Mir24, la cui redazione in città è stata devastata. I militari durante la notte hanno invitato con altoparlanti la gente a rientrare nelle case, e i residenti hanno ricevuto sms per ricordare che, con lo stato di emergenza proclamato per due settimane, il coprifuoco resta in vigore nell’ex capitale, nelle regioni di Mangystau e Almaty, e nella capitale Nur-Sultan.
In mattinata è poi arrivato, diffuso dal ministero dell’Interno kazako, il bilancio delle vittime, che sarebbero complessivamente 39. Secondo i dati ufficiali durante gli ultimi violenti disordini sono rimasti uccisi 26 manifestanti. Oltre tremila sono le persone arrestate. Si teme comunque, considerata la violenza degli scontri, che la stima dei morti sia al ribasso. Tra gli agenti delle forze di sicurezza, sempre stando alle informazioni diffuse dal governo, si contano invece 18 morti e 748 feriti.
Immagine in primo piano: gli scontri del 6 gennaio ripresi da Mir24