Gabriel Boric, c’è un po’ di Croazia alla presidenza del Cile

Vincendo le elezioni presidenziali cilene con il 56% di preferenze, Gabriel Boric è il nuovo Presidente del Cile. A soli 35 anni, Boric sarà il più giovane inquilino della storia del paese a varcare la soglia de La Moneda, la notissima residenza presidenziale cilena.

Con Boric arriva alla massima carica dello stato sudamericano anche un piccolo pezzo di Croazia. I suoi bisnonni, Ivo Boric e Bozica Crnosija, infatti, lasciarono l’isola dalmata di Ugljan alla fine del 1800 (quando la Croazia era ancora parte dell’Impero austro-ungarico) per recarsi nella Terra del Fuoco, attratti da quella che all’epoca veniva definita “febbre dell’oro”.

Con loro, altre migliaia di connazionali fecero la medesima scelta: interi nuclei familiari emigrarono, a cavallo tra ‘800 e ‘900, provenendo principalmente da Brac, Korcula, Hvar, Rab e, appunto, Ugljan, in qualche modo “costretti” dalla diffusione della peronospora che, in quegli anni, aveva infestato i vigneti dell’intera costa adriatica, principale attività economica rurale per molti isolani. Una migrazione molto corposa al punto che il Ministero degli Affari Esteri cileno stima che attualmente in Cile vivano circa 200 mila persone di origine croata (quasi l’1,3% della popolazione totale): un numero che comprende la terza e la quarta generazione di migranti – perlopiù residenti a Santiago del Cile e Punta Arenas, quest’ultima città natale di Gabriel Boric – ormai perfettamente integrati nella società civile locale, al punto che la maggior parte di loro non è in grado di parlare la lingua d’origine dei propri avi.

È così anche per Gabriel Boric che, effettivamente, non conosce una parola di croato ma che, nonostante ciò, ha più volte pubblicamente rivendicato le proprie origini. Un legame che lo ha portato in Croazia, nel 2010, alla ricerca di quelli che furono i luoghi della sua famiglia natia, un’opportunità che non ebbero i suoi bisnonni che non fecero mai più rientro a casa.

Smessi i panni del rivoluzionario che lo avevano portato, barba incolta e megafono alla mano, ad essere uno dei leader delle proteste studentesche che attraversarono l’intero paese tra il 2010 e il 2011, Boric è stato eletto deputato per la prima volta nel 2014, a soli 27 anni, ed è stato comunque sostenitore delle drammatiche proteste popolari che coinvolsero il Cile nell’ottobre del 2019. Un vento di cambiamento che, con ogni probabilità, ha sostenuto la sua elezione e la sua vittoria alla guida della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad che unisce Frente Amplio e il Partito comunista, spazzando via il candidato di estrema destra – con dichiarate simpatie per l’ex dittatore Augusto PinochetJosè Antonio Kast.

Boric entrerà in carica ufficialmente il prossimo 22 marzo: in queste ore per le strade di una Santiago invasa dai festeggiamenti dei suoi sostenitori, sono tornate ad echeggiare le note di «El pueblo unido jamas será vencido», iconica canzone del periodo dell’ex-presidente Salvador Allende. Ed è proprio a quella esperienza e a quella tradizione che Boric sembra riferirsi: abbandono delle politiche ultraliberiste, centralità del ruolo pubblico e della presenza dello Stato in campo economico e rafforzamento dello stato sociale e del welfare sono i punti cardine del suo programma politico. Un programma di rottura rispetto al passato recente del paese che, differentemente dalle accuse di “chavismo” che avevano accompagnato fin qui la sua carriera politica, hanno saputo attrarre non soltanto i giovani e i ceti meno agiati ma anche la classe media e gli intellettuali.

(Foto dal profilo Facebook di Gabriel Boric)

Chi è Pietro Aleotti

Milanese per caso, errabondo per natura, è attualmente basato in Kazakhstan. Svariati articoli su temi ambientali, pubblicati in tutto il mondo. Collabora con East Journal da Ottobre 2018 per la redazione Balcani ma di Balcani ha scritto anche per Limes, l’Espresso e Left. E’ anche autore per il teatro: il suo monologo “Bosnia e il rinoceronte di pezza” ha vinto il premio l’Edizione 2018 ed è arrivato secondo alla XVI edizione del Premio Letterario Internazionale Lago Gerundo. Nel 2019 il suo racconto "La colazione di Alima" è stato finalista e menzione speciale al "Premio Internazionale Quasimodo". Nel 2021 il racconto "Resta, Alima - il racconto di un anno" è stato menzione di merito al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti.

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Un commento

  1. Un Boric di sinistra? Staremmo a vedere.

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