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Marina Vujčić: anche la scrittura è “una questione di pelle”

una questione di pelle

Una questione di pelle

di Marina Vujčić

traduzione di Estera Miočić

pp. 303

Bottega Errante Edizioni, 2021

Euro 17

 

 

Il signor Bauer rientrò in sala deciso a risolvere la questione quanto prima, anche se non sapeva come. Non poteva permettere che una sconosciuta contaminasse il suo spazio e la sua vita con le sue lacrime!

Pubblicato in Croazia nel 2017, Una questione di pelle (Pitanje anatomije) è un romanzo dell’autrice, drammaturga ed editor croata Marina Vujčić. Originaria della regione spalatino-dalmata, vive e lavora da anni a Zagabria. Nel 2015 viene inserita nella rosa dei quattro autori croati candidati al Premio per la letteratura dell’Unione europea. Grazie al lavoro della traduttrice Estera Miočić e al suo portale libar.it, lo scorso novembre Vujčić è arrivata al pubblico italiano, venticinquesimo titolo della prolifica collana Estensioni di Bottega Errante.

In una Zagabria accennata con poche ma decise pennellate, l’opera intreccia i destini di due soggetti quasi agli antipodi. Uno è il signor Bauer, facoltoso ingegnere di mezz’età, vedovo, che conduce uno stile di vita rigorosamente abitudinario e misantropo, mentre l’altra è la signora Vinter, impiegata di banca quarantenne, divorziata e sull’orlo del lastrico per via di un vecchio, ingente debito. Florijan Bauer e Veronika Vinter entrano in contatto grazie alla sezione annunci del quotidiano Večernje novosti, dove il primo pubblica una singolare richiesta: “Cerco una signora disponibile ad accarezzare la mia schiena. Solo ed esclusivamente la schiena. Massima serietà, garantiti riservatezza e ottimo compenso.”

Erano queste le storie che piacevano al signor Bauer. Quelle in cui riusciva a riconoscersi. Perché non è importante ciò che si vede, ciò che è visibile agli altri – illusione diffusa di cui pure l’antiquario era ben consapevole. Al di là di quanto sottolineiamo e pronunciamo certe frasi, e di quanto in alcune occasioni ci piangiamo pure sopra, siamo noi gli unici a sapere ciò che ci commuove nascosto tra le righe.

L’incontro-scontro tra i due protagonisti scatena una profonda crisi e riflessione in entrambi sul rispettivo modo di condurre la propria vita e rapportarsi con gli altri e con sé stessi. Una volta che la corazza di indifferenza e paura si dissolve, non senza scossoni di assestamento, Florijan e Veronika (ri)scoprono l’empatia e il significato profondo del contatto fisico, il cui valore è inquantificabile. L’altro fil rouge che lega di più i due personaggi principali è l’arte, declinata nel suo valore estetico, decorativo, affettivo ma soprattutto catartico. Così l’orgogliosa impiegata riscopre il suo talento sopito proprio grazie al burbero ingegnere, che pur non essendo ferrato in materia avrà un apporto inaspettatamente fondamentale a riguardo. 

Nonostante ciò i fatti si sviluppano in maniera tutt’altro che prevedibile, a dimostrazione del talento e dell’originalità dell’idea della scrittrice, la quale nella postfazione confessa che il volume “nasce come una sorta di adulterio letterario” mentre stava lavorando a un altro libro. Marina Vujčić riesce infatti a stupire il lettore a ogni pagina, non attraverso eclatanti colpi di scena bensì tramite la profonda conoscenza dell’animo umano e alla conseguente costruzione organica e strutturata del profilo psicologico di entrambi i personaggi.

Si chiese come fosse toccare la pelle di un altro nel buio della cecità, accarezzare qualcosa che non si può vedere. I ciechi scorgono sicuramente qualcosa che non si può vedere. I ciechi scorgono sicuramente qualcosa di invisibile a noi, ed era proprio su questo invisibile che voleva concentrare il suo dipinto. Ci sono colori e forme dietro le palpebre oppure è tutto solo oscurità? I non vedenti sentono più in profondità sotto la pelle che toccano, a differenza di noi che pensiamo di aver visto tutto solo perché siamo vedenti?

La “questione anatomica” iniziale evolve continuamente, trasformandosi in questione personale, etica e morale, che scava a fondo nelle coscienze di Veronika e Florijan ma anche in quella dei lettori. Una questione di pelle è un testo scorrevole e leggero, dal ritmo serrato, e porta il pubblico a ripensare le scelte e decisioni prese finora, assieme alla certezza che non è mai troppo tardi per cambiare approccio o addirittura invertire la rotta. Un romanzo carico di speranza e graziosamente sorprendente.

Foto: Marina Vujčić/Bottega Errante

Chi è Giorgia Spadoni

Marchigiana con un debole per le lingue slave, bibliofila e assidua frequentatrice di teatri e cinema. Laureata al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, ha vissuto in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria. Nel 2018 ha vinto il premio di traduzione "Leonardo Pampuri", indetto dall'Associazione Bulgaria-Italia. Si interessa di cultura est-europea, storia e attualità bulgara.

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