RUSSIA: Tutti in piazza per Putin, ma Vlad verrà seppellito con una risata

di Giovanni Bensi

Lo staff elettorale del maggior candidato alle presidenziali del 4 marzo, il premier Vladimir Putin, insieme con il “Fronte Popolare Panrusso” (FPP), creatura dello stesso Putin, ma senza, formalmente, la partecipazione di “Russia Unita”, stanno preparando a Mosca, per il 23 febbraio, una dimostrazione, sulla piazza del Maneggio. Il capo dello staff, Stanislav Govorukhin, ha detto di attendere almeno 200.000 persone, in appoggio al capo del governo.

Il 23 febbraio è, per “eredità” sovietica, la “Giornata del Difensore della Patria”, cioè delle forze armate. La parola d’ordine della manifestazione sarà “in stile”: “Zashchitim Otechestvo”, cioè appunto: “Difendiamo la Patria”. Non si sa ancora se Putin interverrà personalmente. Intanto nell’opposizione stanno comparendo delle differenziazioni. C’è un gruppo che si chiama “Sut’ Vremeni” (“L’Essenza del Tempo”) che si propone di convocare per lo stesso giorno un’altra manifestazione diretta “contro gli ‘arancioni’ e la linea del Cremlino”. Una sorta di “terza via”, insomma.

La maggior parte degli oppositori però sembra scegliere un comportamento diverso, mettendo in campo, secondo un metodo che ha la sua tradizione in Russia, anche elementi di ironia e sarcasmo. Altri oppositori stanno pensando invece di partecipare anch’essi alla dimostrazione in favore di Putin, ma non per unirsi ai suoi sostenitori, ma per intavolare con loro un dialogo e cercare di spiegare le loro posizione.

“Io ho lanciato l’iniziativa, invitando a recarsi a questo comizio i rappresentanti del movimento civile e dell’opposizione. Semplicemente per dialogare con la gente, capire la loro posizione e spiegare la nostra”: lo ha detto Sergej Udal’tsov, coordinatore dell’azione “Per elezioni oneste” in un’intervista a “Interfax”. “A noi non piace che gli organizzatori di questi comizi a favore di Putin di fatto aizzino i cittadini della Russia gli uni contro gli altri, riempiendo loro la testa di diversi spauracchi, come la presenza di chissà quali minacce esterne o del denaro americano”, ha spiegato Udal’tsov.

A suo dire, “molti di quelli che vengono a simili comizi, non si orientano nella situazione. Così un’azione come la nostra aspira a ottenere la concordia civile, e non lo scontro”. Alla domanda se un tale tentativo di stabilire una comunicazione non possa portare a conflitti, Udal’tsov a sua volta ha risposto con una domanda: “Se le persone sono all’altezza, quale conflitto vi può essere? Il formato delle nostre azioni verrà discusso nella prossima riunione del comitato organizzativo, dove anche sarà presa una decisione definitiva”.

Diversi media hanno scritto che per spingere la gente a partecipare alla dimostrazione pro-Putin del 4 febbraio sulla “Poklonnaja Gorà”, molti “dimostranti” erano stati ingaggiati nelle regioni con la promessa di pagar loro 500 rubli a testa per venire a Mosca e “fare massa”. Più tardi, sempre sui media russi, apparve la notizia che queste “comparse” si erano lamentate perché non avevano ricevuto i soldi promessi.

Così pochi giorni fa la nota giornalista liberale Julija Latynina, in un articolo sulla “Novaja Gazeta”, aveva proposto di “far scoppiare dal di dentro il prossimo ‘puting’ (come gli oppositori chiamano le dimostrazioni per Putin, con riferimento, evidentemente, al ‘pudding’)” infiltrandosi fra i suoi partecipanti e gettando ridicolo su tutta l’iniziativa. La proposta era di turbare la manifestazione con slogan sarcastici “a favore” dell’aspirante presidente, del tipo: “In ogni regione un palazzo per Putin”, in riferimento ai molti immobili di lusso posseduti un po’ dovunque dal premier. “Naturalmente – raccomandava Latynina – filmate tutto e mettetelo su internet”. Un altro slogan “sarcastico” suggerito dalla giornalista, dovrebbe essere: “Votate per Putin affinché possiamo occupare la Russia fino agli Urali”, firmato: “Il Comitato centrale del Partito comunista cinese”.

La giornalista consigliava di fotografare gli autobus che portano i dipendenti pubblici “comandati” a partecipare alle manifestazioni filoputiniane. E agli attivisti anti-Putin essa raccomandava di iscriversi fra gli “arruolatori” di seguaci di Putin, di fotografare gli episodi di corruzione e inviare denunce, anche queste “sarcastiche”, alla procura, sul modello: “Ritengo che XY (nome foto, telefono dell’”arruolatore”) per incarico del Dipartimento di Stato (americano) macchiava l’immagine luminosa di Putin dando soldi per il comizio a suo favore”. Insomma, stare ironicamente al gioco, smascherare i casi di corruzione e prendere in giro il potere che parla di “soldi americani” agli oppositori.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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