Lo scorso 4 novembre, una protesta antigovernativa è scoppiata a Sukhumi, capitale della de facto Repubblica di Abcasia, di fronte al palazzo presidenziale a seguito della rinomina del ministro degli Interni Dmitry Dbar, fino a poco fa sospeso dalla carica a causa di una sua presunta responsabilità diretta negli scontri fra polizia e manifestanti avvenuti lo scorso 30 settembre.
L’incidente
Il 30 settembre, nel corso delle celebrazioni del Giorno della Vittoria, festività che commemora la fine del conflitto fra Georgia e Abcasia perdurato tra il 1992 e il 1993 a seguito del quale la seconda ha suggellato la propria indipendenza dalle autorità di Tbilisi, si sono registrati scontri fra le forze di polizia e alcuni veterani partecipanti alla manifestazione. Lo scontro, che ha registrato diversi feriti fra i civili, sarebbe stato innescato da un membro del parlamento abcaso, Garry Kokaya, il quale avrebbe fatto scoppiare un colpo di pistola in aria mentre festeggiava con altri veterani del villaggio di Adziubzha, nel distretto di Ochamchira.
Secondo il parlamentare di opposizione Givi Kvarchia, a sua volta membro dell’associazione di veterani abcasi chiamata Aruaa, le vittime identificherebbero nella persona del ministro degli interni Dmitry Dbar l’iniziatore e diretto responsabile degli scontri, avendo capeggiato le forze dell’ordine contro i manifestanti. L’11 ottobre, nonostante l’ufficio del procuratore generale abbia annunciato che a seguito delle investigazione risultassero accusati di abuso di ufficio due viceministri degli interni, nessun illecito è stat riconosciuto alla persona del ministro.
Le nuove proteste antigovernative: un’opposizione unita
Dopo il riconferimento della carica a Dbar, il 5 novembre circa 300 veterani abcasi membri di Aruaa insieme esponenti dell’opposizione hanno tenuto una protesta nei pressi del palazzo presidenziale di Sukhumi. Nonostante un incontro di circa due ore tenutosi fra il Presidente in carica Aslan Bzhania e i leader della protesta, il presidente Bzhania ha confermato la sua decisione in merito alla riconferma dell’incarico a Dbar, invitando i manifestanti a rispettare la conclusione delle indagini in corso. La protesta è quindi evoluta in un “assedio” ad oltranza del perimetro del palazzo presidenziale, rappresentata adesso da un fronte unito di opposizione, “l’Unione Patriottica del Popolo”, che chiede le dimissioni del presidente Bzhania.
Una crisi dalle mille facce
Quest’ultima crisi politica si aggiunge ad una situazione socio-economica sempre più precaria dovuta alla pessima gestione della crisi pandemica e la recente crisi energetica che ha investito la repubblica secessionista. Infatti, dal luglio di quest’anno, il paese ha registrato blackout giornalieri indotti dalle autorità di Sukhumi per far fronte alla carenza di energia elettrica, dovuta principalmente a lavori di manutenzione centrale idroelettica posta sul fiume Enguri, al confine con la Georgia, da cui oggi dipende gran parte della fornitura elettrica dell’Abcasia. La situazione energetica è andata aggravandosi con un’ulteriore crisi di rifornimenti energetici, legata al rinvio delle esenzioni doganali sulle forniture di Gazprom nella regione, che ha portato nel mese di settembre ad una crisi senza precedenti nella fornitura di combustibili fossili, con conseguente inflazione dei prezzi del carburante.
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