Da Varsavia – C’è un paese al centro dell’Europa dove la pandemia sembra non interessare a nessuno. Mentre la quasi totalità degli stati europei reintroduce in queste ore chiusure più o meno generalizzate, limitazioni per i non vaccinati, coprifuoco e divieti alla mobilità, in Polonia non esiste praticamente alcun provvedimento anti pandemico e la situazione non sembra destinata a cambiare.
La realtà dei fatti
L’assenza di restrizioni in Polonia darebbe l’impressione di un’oasi felice all’interno di un’Unione europea epicentro della quarta ondata pandemica. La situazione però è molto diversa dalle apparenze.
L’account Twitter ufficiale del ministero della Salute polacco da inizio pandemia continua a dividere le morti per Covid dalle morti con Covid. Una scelta che dà l’idea di come il problema in Polonia sia coscientemente minimizzato. Con oltre il 25%, il paese è tra i primi in Europa nel rapporto contagi su tamponi effettuati (in Italia è al 2%) e i decessi sono circa 400 ogni giorno e oltre 80 mila da inizio pandemia.
L’unica misura anti pandemica in vigore è l’obbligo delle mascherine nei luoghi pubblici. Prescrizione puntualmente disattesa dalla maggioranza dei cittadini polacchi. Solo da poche settimane, a seguito dell’incremento dei controlli, sono cominciate a ricomparire le protezioni facciali sui mezzi di trasporto e nei supermercati. Il tracciamento dei positivi non esiste e i test vengono effettuati solamente sulle infezioni sintomatiche, rendendo impossibile la prevenzione dei contagi.
La Polonia è anche il paese dell’Unione europea che nel 2020 ha speso meno nella sanità pubblica in rapporto al PIL, in un settore già in crisi. I vaccinati sono solo il 54% della popolazione, sotto la media europea, e stanno emergendo casi di certificazioni vaccinali false, ottenibili con poche centinaia di zloty.
Le vaccinazioni in Polonia sono state più veloci che altrove, ma senza nessun incentivo o volontà di convincere i tanti polacchi dubbiosi. Oltre a lasciare indietro metà della cittadinanza, la campagna vaccinale ha visto una comunicazione inopportuna. Lo slogan “ostatnia prosta” (ultimo rettilineo), che per mesi ha campeggiato sui cartelloni pubblicitari di ogni strada del paese, ha contribuito a instillare la convinzione errata che dopo la vaccinazione la pandemia sarebbe terminata e non sarebbe stato necessario rispettare più alcuna norma igienico-sanitaria di eccezione.
Gli ingredienti per il disastro ci sono tutti. Il ministro della Salute, l’economista Adam Niedzielski, ha previsto il picco dei contagi per l’inizio di dicembre. Il peggio deve ancora arrivare e il governo non sembra volere e potere fare qualcosa per evitare la catastrofe sanitaria.
Una scelta politica
Quella del governo conservatore di ignorare la pandemia è una decisione del tutto politica, oltre che certamente economica, dettata principalmente da ragioni di consenso e agibilità politica.
L’elettorato conservatore in Polonia non vede di buon occhio le restrizioni, soprattutto a questo punto storico della pandemia. Da ottobre 2020 a maggio 2021, le attività di ristorazione sono state costrette a operare solamente a domicilio o a portar via, le attività commerciali sono rimaste chiuse, così come cinema, teatri, stadi e palestre. Nuove limitazioni in questi settori farebbero certamente scendere in piazza moltissimi polacchi e il governo vuole evitare le proteste che imperversano in mezza Europa in queste settimane.
Inoltre, l’azionista di maggioranza del governo polacco, il partito nazional-conservatore Diritto e Giustizia (PiS), si trova a non avere i numeri per imporre nuove restrizioni. Da mesi, l’esecutivo si regge su pochissimi voti e la fuoriuscita dalla coalizione di governo del piccolo partito di centro-destra Porozumienie (Accordo), costringe il PiS a dipendere dall’appoggio dei parlamentari dell’altro alleato, Solidarna Polska (Polonia Solidale) di Zbigniew Ziobro, formazione politica che rappresenta l’ala più a destra della coalizione, fermamente contraria all’introduzione di nuove restrizioni.
Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha cercato la collaborazione delle opposizioni, per condividere con altre forze politiche la scelta di imporre limitazioni impopolari. Per ora, nulla è stato concretamente fatto per impedire l’aggravarsi della situazione.
Possiamo azzardare il nuovo slogan politico per affrontare la pandemia: Si salvi chi può!
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