Il 15 novembre scorso, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che apre all’annessione economica del Donbass, ovvero dalle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, le due regioni separatiste dell’Ucraina orientale.
Un decreto che apre il mercato russo alle merci prodotte nel Donbass segna un salto di qualità nella strategia russa verso l’Ucraina, già minacciata dall’assembramento di truppe russe ai confini. Alla minaccia dell’invasione militare, Mosca antepone la realtà dell’annessione economica. Le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk avranno d’ora in poi accesso agli ordini statali russi e potranno importare ed esportare. Lo stato russo potrà quindi ordinare la produzione di beni nell’Ucraina orientale, e portare in Russia le merci prodotte come se non ci fosse un confine tra Ucraina e Russia.
A dare notizia del decreto è la Rossiiskaïa gazeta, organo di stampa ufficiale della Federazione Russa, che spiega come l’atto si sia reso necessario “allo scopo di difendere i diritti e le libertà umani e dei cittadini e fornire sostegno umanitario alle popolazioni delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk, al fine di arrestare il declino del tenore di vita nella regione”. Un aiuto umanitario, dunque.
Ma dietro la facciata umanitaria è facile vedere i disegni imperialistici del Cremlino, deciso a recuperare il controllo dei territori ex-sovietici. La misura si applicherà “senza limiti quantitativi” fintanto che la situazione in Donbass non sarà soggetta a “un accordo politico definito dagli accordi di Minsk”. Vale a dire finché l’Ucraina non accetterà di riconoscere l’autonomia delle repubbliche separatiste, modificando in senso federale l’ordinamento dello stato, come Mosca pretende e ordina.
Questo decreto rende il Donbass ancora più russo dopo che già la Russia aveva riconosciuto la validità di documenti e passaporti prodotti dalle due repubbliche ai cui abitanti, nel 2019, Mosca ha concesso passaporto russo. Il Donbass, dunque, si trova oggi in una sorta di unione doganale, economica, e politica con la Russia. Manca solo l’annessione territoriale che, al momento, sembra l’ipotesi meno conveniente.
A questo punto, le opzioni di Kiev sono ridotte al minimo: accettare gli abusi di Mosca o rispondere militarmente. Il Cremlino, stanziando truppe russe lungo il confine, sembra pronta ad accogliere eventuali provocazioni militari ucraine o interventi atti a ripristinare la sovranità di Kiev sui territori separatisti.
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Bravo Putin!!! Anzi bravisssimo!