“Vodka Lemon”, vita nell’Armenia degli anni novanta

Speciale dedicato al trentennale della dissoluzione dell’Unione Sovietica in collaborazione con Q Code

Quelli che portarono all’indipendenza furono anni di grande entusiasmo collettivo in Armenia seguiti, però, da un periodo di enormi difficoltà per la popolazione del paese, vittima di una vera e propria catastrofe economica e sociale. Il film “Vodka lemon” (2003) del regista Hiner Saleem ci porta nell’Armenia del decennio che seguì il crollo dell’Unione Sovietica, raccontando tanti aspetti della vita degli armeni in quel momento storico: povertà, emigrazione, nostalgia del passato sovietico, ma anche una dose di ottimismo per l’avvenire.

I “tumultuosi” anni novanta

In un villaggio sperduto sull’altopiano armeno vive Hamo, un vedovo con tre figli costretto a vendere tutti i propri beni per sopravvivere. Il suo rituale quotidiano sono le visite alla tomba della moglie, dove conosce Nina, anch’essa vedova alle prese con le stesse difficoltà, dato che il suo chioschetto “Vodka Lemon” sta per chiudere i battenti per sempre. Tra mille ostacoli e costanti delusioni, nella speranza che le cose cambino, Hamo e Nina affrontano il futuro ignoto.

Lo spauracchio dei “tumultuosi anni novanta” (lichie devianostie), associati a povertà, negozi vuoti, criminalità e instabilità politica e sociale, è onnipresente nel discorso politico e nella memoria degli abitanti non solo dell’Armenia, ma anche di tutti gli stati emersi dal crollo dell’Unione Sovietica. 

Concentrandosi sul paese caucasico, i dati di quel decennio possono dare una visione parziale del disastro economico di quel periodo, da cui l’Armenia non si è ancora pienamente ripresa. Mentre il PIL perdeva quasi il 60% del suo valore rispetto al 1989 nel biennio 1992-1993, il fenomeno dell’iperinflazione colpiva il rublo e il dram, la nuova valuta locale introdotta nel 1993, anno in cui l’inflazione mensile raggiunse il record del 438% a novembre.

In termini reali, la mancanza di energia e materie prime provenienti dalle altre repubbliche sovietiche portò alla chiusura di gran parte del sistema industriale dell’epoca comunista, lasciando a casa i suoi lavoratori. Gli scheletri delle fabbriche abbandonate popolano ancora il paesaggio armeno, testimonianza ben visibile a tutti gli abitanti e visitatori del paese. Chi ancora aveva un’occupazione, invece, vide il proprio stipendio trasformarsi in carta straccia a causa dell’inflazione di cui caddero vittima anche i pensionati. Di fronte a questo disastro, gli armeni avevano in molti casi un’unica scelta: cercare fortuna all’estero. La popolazione del paese è crollata da 3,5 milioni nel 1989 a 3 milioni del 2003, anno di uscita del film, e il fenomeno non si è ancora arrestato al giorno d’oggi.

“Che fai? Compri o vendi?”

La litania “Compri o vendi?” si ripete più volte in “Vodka Lemon” aprendo uno spaccato su un altro aspetto della vita in Armenia: l’abisso che divide le città, e in particolare la capitale e la campagna. Se Erevan, dopo i primi anni di difficoltà, ha vissuto un progressivo sviluppo economico, legato soprattutto al boom del settore edilizio, le campagne sono state per anni completamente abbandonate dalle istituzioni. Charles King, nel libro “Il Miraggio Della Libertà” (2008) sintetizza questa situazione nei seguenti termini: “Negli angoli più remoti interi paesi e quartieri giacevano abbandonati. Se si chiedeva alla gente cosa facesse per vivere, la risposta era pressoché universale: per gli uomini era guidare taxi, lavorare all’estero o trasportare merci da e verso le capitali; per le donne era, in russo, “Nu, torguem” – “Beh, vendiamo roba” – cercando disperatamente di sbarcare il lunario comprando e vendendo beni di consumo a basso costo in un bazar locale“.

“Sotto l’Unione Sovietica non avevamo la nostra libertà, ma avevamo tutto il resto”

In un contesto del genere, inevitabile è la nostalgia per l’epoca sovietica, onnipresente nelle vecchie generazioni, a cui si allude con ironia in un passaggio del film. Meglio la relativa stabilità del vecchio sistema o i cambiamenti e le difficoltà legate a concetti astratti come indipendenza e libertà?  Si tratta ovviamente di quesiti senza risposta e oggetto di dibattiti infiniti.

“Vodka lemon” pare voler dare una risposta ottimista ai dubbi dell’epoca: dopo l’inverno, arriva il disgelo e la vita va avanti come ha sempre fatto.

Immagine: Slant

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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