In un anno segnato da un giro di vite senza precedenti per ONG e mezzi di informazione, arriva l’ennesima cattiva notizia per la società civile russa. Memorial internazionale, storica organizzazione per i diritti umani e per la memoria delle vittime del terrore staliniano, fondata nei primi anni ‘90 da dissidenti sovietici tra i quali il premio Nobel Andrej Sacharov, rischia di essere chiusa.
Ancora una volta, la motivazione è legata alla legge sugli “agenti stranieri”. Il provvedimento colpisce organizzazioni che ricevono fondi da enti finanziatori esteri e che svolgono nel paese “attività politiche”, accezione volutamente vaga che permette alla legge di colpire organizzazioni che si occupano di vari temi, ma tutte accomunate dal non essere allineate all’attuale governo. Memorial era stata inclusa nel registro degli “agenti stranieri” nell’ottobre 2016, aveva fin da subito contestato la decisione. Da allora, l’organizzazione aveva ricevuto diverse multe per inadempienza delle regole volute dal provvedimento, ma era sempre riuscita a pagarle, anche grazie al supporto e alla solidarietà dei suoi sostenitori.
La legge sugli “agenti stranieri”, tuttavia, stabilisce che le ripetute violazioni possono portare alla chiusura forzata dell’organizzazione. L’11 novembre 2021, la Corte Suprema ha infatti notificato a Memorial Internazionale che la Procura Generale ha presentato un’istanza di scioglimento dell’organizzazione per le ripetute violazioni della legislazione sugli “agenti stranieri, in particolare per non aver etichettato i propri materiali dichiarando il proprio status di agente straniero. Lo stesso destino aveva colpito, nel novembre 2019, il Movimento per i diritti umani, altra storica organizzazione guidata da Lev Ponomarev che aveva ripetutamente rifiutato lo status di “agente straniero”.
Fin da subito, Memorial, all’unisono con altre organizzazioni e individui colpiti dal provvedimento, ha affermato che la legge è uno strumento per reprimere le organizzazioni indipendenti e ha insistito sulla necessità di abrogarla.
Nel comunicato con cui ha diffuso la notizia, il direttivo dell’organizzazione ha aggiunto: «Tuttavia, finché la legge esiste, siamo costretti a mettere in atto le sue prescrizioni. Crediamo che non ci sia una base legale per la liquidazione di Memorial International. Si tratta di una decisione politica per eliminare un’organizzazione dedita alla storia delle repressioni politiche e alla difesa dei diritti umani».
La decisione di liquidare Memorial arriva in un anno critico, che ha visto una nuova ondata di repressione, caratterizzata dall’ascrizione di decine di nuove organizzazioni al registro degli agenti stranieri, secondo nuovi emendamenti della legge che permettono l’inclusione di media, singoli giornalisti, o semplici individui che distribuiscono informazioni a loro volta pubblicate da “agenti stranieri”. Il sentimento diffuso è che la legge possa ormai colpire chiunque e che i nomi presenti sulla lista non smetteranno di aumentare.
In merito si è pronunciato anche Andrea Gullotta, presidente di Memorial Italia, che ha espresso preoccupazione per la decisione: “Memorial è un punto di riferimento per tutta la società civile russa e negli anni ha portato avanti battaglie fondamentali per i diritti umani, i diritti civili e la memoria delle vittime dello stalinismo in Russia”. Gullotta ha aggiunto che “la decisione di liquidare Memorial è segno di un ulteriore giro di vite e rappresenta un colpo di grazia alla società civile”. Il presidente di Memorial Italia ha anche espresso solidarietà da parte della sezione italiana, che seguiterà a lavorare a sostegno dei colleghi russi e ne continuerà le battaglie.
Il 2022 segnerà il decimo anniversario dall’approvazione di questa legge. A maggio saranno anche passati dieci anni dai fatti di piazza Bolotnaja, dove le forze di polizia repressero brutalmente la protesta per il nuovo insediamento di Vladimir Putin alla presidenza. L’azione delle forze antiterrorismo metteva fine a lunghe proteste iniziate dopo le elezioni parlamentari nell’autunno 2011 e avrebbe spianato la strada a una serie di provvedimenti fortemente limitanti per la società civile. Quasi dieci anni dopo, il giro di vite sembra essersi compiuto.