Il Tuzla City è uno dei maggiori protagonisti del campionato di calcio della Bosnia-Erzegovina di quest’anno. La squadra guidata in panchina da Husref Musemić, ex asso di Sarajevo e Stella Rossa, è seconda in classifica e lotterà fino alla fine per il titolo o per le posizioni che portano alle competizioni europee. Un ottimo risultato per una squadra comparsa sulla mappa calcistica del paese soltanto nel 2016.
L’arrivo di Azmir Husić
Il Tuzla City fino al 2017 si chiamava Sloga e risiedeva a Simin Han, un centro di poco più di 1.000 persone situato a Est di Tuzla, nella Bosnia nordorientale. La società, fondata nel 1955, ha avuto una storia trascurabile fino al 2012, quando un imprenditore bosniaco-americano, Azmir Husić, ha deciso di aiutare il club.
Husić è originario di Glogova, un piccolo paese della Bosnia orientale da cui è dovuto scappare da ragazzo a causa della sistematica pulizia etnica applicata dall’esercito serbo-bosniaco nei confronti della popolazione bosgnacca. La tappa successiva per lui, come per molti profughi dell’area, è stata la presunta “safe zone” di Srebrenica, gestita dalle forze internazionali.
Arruolato nell’esercito della Repubblica di Bosnia-Erzegovina a soli 14 anni, Husić è sopravvissuto al genocidio di Srebrenica ed è arrivato a Tuzla, dove è rimasto fino al 1998. In quell’anno, diciannovenne, ha ottenuto i documenti necessari per espatriare negli Stati Uniti, dove ha costruito il proprio successo economico, alla base dei suoi investimenti nel calcio bosniaco, fondando l’azienda di autotrasporti “BIH Express”.
Il Tuzla City è una sua creatura, ma non è la prima società che ha sostenuto in Bosnia-Erzegovina. Husić è un dichiarato tifoso dello Sloboda, la storica squadra della città di Tuzla, che ha guidato da presidente ad alcune brillanti stagioni tra il 2013 e 2016. In seguito, ha lasciato la società a causa di alcuni problemi nella complessa gestione del club, concentrando i propri sforzi sul City.
Un club con radici nella Bosnia orientale
Lo Sloga Simin Han è entrato nel massimo campionato nazionale bosniaco nel 2018, diventando presto noto all’opinione pubblica come Tuzla City. Il cambio di passo nella gestione societaria è stato evidente già dall’anno precedente, quando la squadra è stata rinforzata in maniera importante. È seguita una crescita veloce, supportata dalla grande disponibilità economica di Husić e culminata nei risultati di quest’anno, che annunciano forse un salto ulteriore per gli anni a venire.
Nonostante la storia di rilievo del club sia recente, esiste già una piccola comunità di tifo attorno al Tuzla City, seppure non paragonabile, ovviamente, a quella dei rivali cittadini dello Sloboda. Fra i tuzlaci, fedelmente legati ai rossoneri, la nuova squadra non ha trovato molti sostenitori, ma si può dire che le radici del City risiedano altrove, nella Bosnia orientale e in quelle comunità bosgnacche che hanno sofferto la pulizia etnica dell’esercito serbo-bosniaco nell’area.
Lo testimonia il fiore di Srebrenica, simbolo del ricordo del genocidio avvenuto nel luglio 1995, che figura sullo stemma del club, proprio come il fatto che il Tuzla City raccolga buona parte del proprio tifo tra i bosgnacchi originari delle zone orientali della Bosnia-Erzegovina, nei pressi del fiume Drina e del confine con la Serbia, da cui proviene lo stesso Azmir Husić. Anche diversi giocatori del Tuzla City provengono da quest’area, come il giovane talento Mustafa Šukilović, di Bijeljina; Mirzad Mehanović, nato nel 1993 proprio a Srebrenica; Mirsad Hasanović, originario di Glogova, e Huso Karjašević, proveniente da Janja, l’unico centro sulla Drina dove i bosgnacchi, spesso profughi delle zone vicine, sono ancora oggi la comunità di maggioranza.
A Janja è nato anche il tecnico Husref Musemić, vincitore del campionato jugoslavo da giocatore del FK Sarajevo nel 1985 e di due campionati bosniaci da allenatore della stessa squadra. Musemić aveva già lavorato con Azmir Husić e aveva guidato lo Sloboda nel 2015-2016, arrivando vicino alla vittoria del titolo nazionale e giocando i preliminari di Europa League.
Un progetto monoetnico?
Il Tuzla City porta sul proprio stemma e sulle proprie maglie il giglio d’oro, uno dei simboli della Bosnia-Erzegovina e della comunità bosgnacca, e raccoglie una tifoseria quasi completamente monoetnica. Si tratta di un tratto che distingue fortemente l’ambiente del City rispetto a quello dello Sloboda, notoriamente multietnico, aperto e allergico, come la città di Tuzla in genere, a ogni chiusura che sfiori il nazionalismo.
L’ostentazione del legame fra un determinato club e una delle tre comunità maggiori del paese non è certo una novità in Bosnia-Erzegovina, proprio come in Croazia e Serbia. Le divisioni etniche toccano e permeano anche le identità sportive, rendendo molti club appannaggio esclusivo di una sola comunità. Il Tuzla City si sta in qualche modo inscrivendo in questa dinamica, pur non mostrando finora segni di una chiusura negativa e avendo nelle proprie file anche calciatori e allenatori serbi, croati e stranieri.
Il legame con la comunità bosgnacca e il ricordo degli eventi degli anni Novanta restano, però, gli elementi che riuniscono il piccolo ambiente del Tuzla City. Dalla sua capacità di consolidarsi, allargarsi e radicarsi dipenderà anche il futuro della società, a oggi pericolosamente ancorata alla figura e al successo di un solo uomo: Azmir Husić.
Foto: FK Tuzla City