Il 3 ottobre, il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) ha pubblicato i “Pandora Papers”. Si tratta di un’inchiesta basata su 11,9 milioni di documenti riguardanti le proprietà offshore di alcune delle persone più ricche ed influenti del pianeta. Tra i coinvolti non vi sono solo 35 leader mondiali, ma anche diversi personaggi famosi, imprenditori, politici e funzionari statali. All’inchiesta hanno lavorato più di 600 giornalisti e, tra i 2,9 terabyte di dati analizzati, sono stati coperti oltre 90 paesi per un arco temporale di 25 anni (dal 1996 al 2020). Lo stesso Consorzio, che si era reso precedentemente famoso per la pubblicazione dei celebri “Panama Papers” nel 2016 e dei “Paradise Papers” nel 2017, ha definito i Pandora Papers sul suo sito ufficiale come “la più grande inchiesta della storia del giornalismo” .
L’inchiesta dell’ICIJ si è abbattuta anche su alcune figure di spicco di Armenia, Azerbaigian e Georgia. Tra queste ne emergono in particolar modo due nel panorama politico del Caucaso Meridionale: il presidente azero Ilham Aliyev e il magnate e politico georgiano Bidzina Ivanishvili. Ma vediamo più nel dettaglio come questi personaggi siano rimasti coinvolti nei Pandora Papers.
La passione de “La dinastia Aliyev” per l’immobiliare londinese
Da un’indagine condotta dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project (un’organizzazione di diversi giornalisti indipendenti in Europa Orientale, Caucaso e Asia Centrale affiliata all’ICIJ), si evince come famiglia del presidente azero Ilham Aliyev, mediante società offshore, sia stata coinvolta in affari immobiliari a Londra per un valore di quasi 700 milioni di dollari.
Le prove riportate dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project mostrano come gli Aliyev abbiano acquistato, nella maggior parte dei casi in contanti, ben 17 proprietà. Non solo appartamenti, ma anche esercizi commerciali, tra i quali uno storico pub nel quartiere Mayfair di Londra. In tutto ciò il figlio di Aliyev, Heydar, è risultato intestatario di quattro edifici all’età di undici anni. L’Organized Crime and Corruption Reporting Project ha riportato che un blocco di appartamenti da 44,7 milioni di dollari venne acquistato da una società di facciata di proprietà di un collaboratore del presidente nel 2009, per poi essere trasferito un mese dopo ad Heydar.
A dieci giorni dalla pubblicazione dei Panama Papers passati all’insegna del “no-comment”, Aliyev ha finalmente rotto il silenzio sul suo coinvolgimento nell’inchiesta. Nel corso di un’intervista con il quotidiano italiano la Repubblica, alla domanda sui Pandora Papers, sugli immobili a Londra e sulle sue società offshore, il presidente azero ha risposto che l’inchiesta, oltre ad essere stata orchestrata ad hoc ad opera di alcune forze in Occidente collegate all’Armenia, consiste inoltre in insinuazioni o mezze verità per screditare l’immagine dell’Azerbaigian e danneggiare la posizione del suo paese.
Le misteriose società offshore di Ivanishvili
Sempre secondo quanto riportato nei Pandora Papers, all’ex primo ministro e fondatore del partito al governo Bidzina Ivanishvili sono imputate 12 compagnie alle Isole Vergini Britanniche tra il 1998 e il 2016. Per aprire queste attività offshore, costui si è servito di una società chiamata “Alcogal”; un intermediario con sede a Panama che, secondo le parole del consorzio, risulta essere un “fornitore offshore di riferimento per i migliori politici ed élite in America Latina e oltre”.
Una di queste società, la Silverport Holdings Ltd, è stata costituita nel 2016 per detenere società quotate in borsa. Un’altra, chiamata Finseck e fondata nel 1999, sarebbe stata collegata a un trust che Ivanishvili aveva creato per i suoi figli. Infine, la Brighton Corporate Ltd è stata istituita per finanziare l’indebitamento di alcuni progetti del Georgian Co-Investment Fund; un gruppo che ha investito in alcuni dei più grandi progetti economici in Georgia. Tra questi rientrano i Paragraph Resort e Spa nella località balneare di Shekvetili, la Axis Tower e il centro commerciale Galleria a Tbilisi.
In Armenia si preferiscono le concessioni minerarie
Secondo un’indagine di Hetq, un’associazione di giornalisti investigativi che hanno collaborato all’inchiesta dell’ICIJ, due società minerarie armene sono state registrate in giurisdizioni offshore. La prima è Coeur Gold Armenia, registrata alle Seychelles. Nel 2014, questa società aveva vinto l’appalto per la gestione della miniera d’oro di Azatek, situata nella provincia di Vayots Dzor. La seconda è Bazum Steel, creata in Belize nel 2013. Quest’ultima aveva invece vinto la gestione di una potenziale miniera localizzata in prossimità del giacimento di ferro di Bazum.
VaykGold e Surart, le filiali locali di queste due società risultano dal 2012 appartenenti a un volto noto nella politica armena: Vardan Ayvazyan. Costui è stato ministro della protezione ambientale tra il 2001 e il 2007, nonché un deputato del Partito Repubblicano tra il 2007 e il 2018. Nel 2012, Ayvazyan è stato condannato da un tribunale federale degli Stati Uniti a pagare $ 37,5 milioni di danni a una società mineraria statunitense per presunta corruzione.
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Foto: Wikimedia Commons
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