L’allarme, così come l’azione diretta, è scattato nel pomeriggio di domenica 7 novembre, quando una visitatrice al cimitero interconfessionale di Bare, a Sarajevo, si è accorta di un avviso sulla tomba di Djoko Mazalić (1888-1975), uno dei principali pittori della Bosnia jugoslava. La concessione per la tomba era infatti in scadenza, con arretrati non pagati fin dal 1982.
Tramite twitter, i sarajevesi si sono organizzati per pagare di tasca propria gli arretrati all’azienda municipalizzata che gestisce i cimiteri della capitale bosniaka, Pokop. Trentanove anni di arretrati a 8.50 marchi l’anni, per un totale di 331.50 marchi – circa 165 euro. Una cifra abbordabile anche senza un crowdfunding organizzato. Entro sera, tramite pagamento diretto, gli arretrati erano saldati.
Nato a Bosanska Kostajnica nel 1888, Đoko Mazalić è stato uno della prima generazione di pittori accademici jugoslavi. Allievo dell’accademia d’arte di Budapest, appena prima la grande guerra, ha insegnato disegno a Sarajevo e Travnik. Nel periodo interbellico partecipò ai gruppi artistici Četvorica (Quartetto, 1929-1930) e Krug (Circolo, 1935-1937).
Mazalić è stato uno dei principali storici della pittura bosniaca durante l’epoca ottomana, di cui ha portato alla conoscenza artisti e tecniche, e si è occupato anche dei monumenti funerari cristiani a Travnik. E’ morto a Sarajevo nel 1975 e una strada gli è stata dedicata nel central quartiere di Marin Dvor. Numerose sue opere sono oggi custodite alla Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina, dove una restrospettiva gli è stata dedicata nel 2017.
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