di Davide Abbatescianni
Si è conclusa il 31 ottobre la seconda edizione del Calvert Journal Film Festival. L’evento virtuale, organizzato dall’omonima rivista online londinese, si è tenuto dal 18 al 31 ottobre. Il festival ha presentato 35 titoli dal cosiddetto “Nuovo Est”, suddivisi in sei categorie. La giuria ha premiato il miglior film per ogni categoria ed è stato assegnato, inoltre, un premio del pubblico.
Leggi anche le interviste di East Journal a cinque registi in concorso:
- Elena Vachtin – cortometraggio Vereja
- Damar Čučić – cortometraggio Le città in cui non sono mai stato
- Petar Bojovic – documentario Routes
- Karolis Kaupinis – film Nova Lituania
- Anisa Sabiri – film Rhythms of Lost Time
La giuria
I giurati di quest’anno sono stati il cineasta kazako Adilkhan Yerzhanov (regista di Yellow Cat, presentato l’anno scorso nella sezione Orizzonti del festival di Venezia), l’attrice bosniaca Selma Alispahić (Secrets from the Past, Selam), l’attivista e regista lituano Romas Zabarauskas (The Lawyer), la regista kosovara Norika Sefa (il suo Looking for Venera ha vinto il premio speciale della giuria a Rotterdam), la produttrice ucraina Natalia Libet (il suo Stop-Zemlia ha vinto l’Orso di Cristallo a Berlino), l’antropologo e documentarista ceco Pavel Borecký (il suo primo lungometraggio, Living Water, ha debuttato quest’anno a Visions du Réel), la critica cinematografica e programmatrice neozelandese Carmen Gray, la programmatrice e giornalista lettone Zane Balčus e la critica cinematografica e giornalista scozzese Amber Wilkinson.
I premi
Il premio per il miglior lungometraggio di finzione è andato alla regista lettone Laila Pakalniņa per il suo Dawn. La giuria ha particolarmente apprezzato questo film “molto complesso, durante il quale uno spettatore può vivere un’ampia gamma di emozioni” e lo ha descritto come “un mix di cultura e storia, nonché un commento sociale e politico”. L’opera segue le vicende di un giovane residente di una comune ai tempi della Lettonia sovietica, il quale decide di ribellarsi al padre violento e finisce per provocare una spirale di eventi imprevedibili.
Il premio per il miglior lungometraggio documentario, invece, è andato a Warsaw: A City Divided di Eric Bednarski. La giuria ha lodato il modo in cui il film “contestualizza del raro materiale d’archivio del ghetto di Varsavia con le testimonianze dei sopravvissuti”, gettando luce su alcuni aspetti della storia polacca e dell’Olocausto.
Infine, il premio per il miglior film d’animazione è stato assegnato a My Favorite War, diretto da Ilze Burkovska-Jacobsen. La giuria ha deciso di premiare lo sforzo della regista nel riportare in vita un passato doloroso e la sua capacità di rendere la propaganda un argomento di discussione accessibile al pubblico di ogni età.
Qui di seguito riportiamo tutti i vincitori dell’edizione di quest’anno:
Miglior lungometraggio di finzione: Dawn – Laila Pakalniņa (Lettonia/Estonia/Polonia)
Miglior lungometraggio documentario: Warsaw: A City Divided – Eric Bednarski (Polonia)
Miglior film d’animazione: My Favorite War – Ilze Burkovska-Jacobsen (Lettonia/Norvegia)
Miglior cortometraggio: History of Civilization – Zhannat Alshanova (Kazakistan)
Miglior film sperimentale: Microcassette – The Smallest Cassette I’ve Ever Seen – Igor Bezinovic e Ivana Pipal (Croazia)
Miglior film diretto da uno studente di una scuola di cinema: The Vibrant Village – Weronika Jurkiewicz (Ungheria)
Premio del pubblico: Rhythms of Lost Time – Anisa Sabiri (Tagikistan)
Immagine: “Dawn” di Laila Pakalniņa