Danela Arsovska è la nuova sindaca di Skopje, Zoran Zaev lascia la guida del governo e del partito di maggioranza, l’Alleanza socialdemocratica di Macedonia (SDSM). E’ il risultato del secondo turno delle elezioni amministrative in Nord Macedonia, tenutosi domenica 31 ottobre. Un voto con pesanti conseguenze politiche.
Il secondo turno delle amministrative
Il ballottaggio delle amministrative nord-macedoni concerneva 45 comuni. Al primo turno, 34 erano stati eletti per il Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (VMRO-DPMNE), di opposizione. I socialdemocratici ne avevano vinti nove, mentre tre erano andati all’Unione democratica albanese per l’integrazione (DUI). Nel 2017, i socialdemocratici avevano ottenuto 57 seggi da sindaco, mentre il centrodestra solo cinque.
Il principale campo di battaglia restava la capitale Skopje, che conta quasi un terzo della popolazione del paese, 2 milioni in tutto. Il sindaco uscente Petre Shilegov (SDSM) era sfidato da Daniela Arsovska, indipendente sostenuta dall’opposizione di centrodestra. Il primo turno si era concluso con il 37,2% dei voti per Arsovska contro il 35,1% di Shilegov – una tendenza confermata anche al secondo turno, con il 55.3% dei voti per Arsovska, nonostante la bassa affluenza (49%).
Le conseguenze politiche del voto
“Mi assumo la responsabilità dei risultati di queste elezioni. Mi dimetto da primo ministro e da capo del partito“, ha dichiarato Zaev, come aveva annunciato che avrebbe fatto in caso di sconfitta, non risparmiando critiche all’opposizione per presunti “finanziamenti dall’estero”.
“Sono orgoglioso di aver condotto il paese a entrare nella NATO. E l’anno scorso abbiamo ricevuto una racommandazione per l’apertura dei negoziati UE. Ho portato libertà e democrazia, e democrazia significa assumersi responsabilità“. Zaev si era già dimesso a gennaio 2020 dopo il terzo rinvio dell’apertura dei negoziati di adesione UE.
Il capo dell’opposizione Hristijan Mickoski ha chiesto elezioni anticipate, ma non è detto che il parlamento accetti le dimissioni di Zaev. Dopo le recenti elezioni del luglio 2020, la maggioranza di governo controlla ancora 62 seggi su 120. Una riconferma di Zaev o un governo tecnico sostenuto dalla stessa maggioranza non sono da escludere. Le prossime elezioni politiche sono previste solo nel 2024.
I commenti e le reazioni
“E’ accaduto ciò che tutti avevano avvertito i leader dell’UE che sarebbe accaduto se non si fossero realizzati passi concreti verso la promessa di allargamento dell’UE. I leader dell’UE avrebbero dovuto aprire i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord quando c’era un governo con cui lavorare”, ha commentato l’analista Isabelle Ioannides.
Per il politologo Florian Bieber, dell’università di Graz, “la sconfitta è in parte autoinflitta (cattiva campagna elettorale, stagnazione delle riforme) dovuta al fallimento dell’UE (veto bulgaro). La buona notizia è che dimissioni senza vera necessità dimostrano un raro coraggio, e che assumersi responsabilità è possibile. La cattiva notizia è che l’opposizione rimane non riformata, nazionalista e pro-Orban. Non c’è un chiaro successore, e non si sa se un nuovo premier avrà lo slancio per riavviare seriamente le riforme”.
Ma secondo la politologa macedone-americana Nevena Trajkov, la sconfitta di Zaev è dovuta piuttosto al fatto che “corruzione, continui scandali e l’incapacità di mantenere le promesse hanno stancato tutti, in particolare i suoi seguaci. Per questo hanno scelto di non votare.” Un voto legato più alle dinamiche locali che a quelle geopolitiche: “Cattiva gestione Covid/vaccini, scandali, incendio all’ospedale, lasciamo perdere l’UE. I cittadini non votano più in base alle prospettive dell’UE, perché più e più volte l’UE ha rinnegato la sua parola, come ha fatto Zaev. Gli interessi locali sono in prima linea adesso, non l’Ue, non Sofia, non Atene. La qualità della vita [a Skopje] è cambiata poco dal 2016″
Arrivato al governo nel 2017 dopo un decennio di governo sempre più autoritario del leader VMRO Nikola Gruevski, rifugiatosi in auto-esilio a Budapest dopo scandali di intercettazioni, anni di proteste di piazza e una sconfitta elettorale, Zoran Zaev è stato uno degli architetti degli accordi di Prespa che hanno cambiato il nome del paese, risolto la disputa ventincinquennale con la Grecia, e avrebbero dovuto aprire alla Nord Macedonia la strada dell’integrazione UE. Tuttavia, nonostante l’avvenuta adesione alla NATO, i successivi veti di Francia e Bulgaria continuano a sbarrare la strada per l’apertura dei negoziati UE.