I ballottaggi delle elezioni amministrative in Georgia costituivano una prova di forza importante per tutte le forze politiche del paese. Sogno Georgiano, attuale partito di governo, era prevalso al primo turno il 2 ottobre, ma in tanti casi, incluse le cinque città principali del paese –Tbilisi, Batumi, Kutaisi, Rustavi e Poti–, i suoi esponenti non avevano ottenuto un vantaggio sufficiente ad evitare una seconda chiamata alle urne.
I responsi dei ballottaggi
Nella tornata del 30 ottobre, hanno votato il 49% degli aventi diritto, tre punti percentuali in meno rispetto al primo turno. SG ha ottenuto una vittoria schiacciante, prevalendo in diciannove delle venti città contese a cui si aggiungono le quarantaquattro che si era già aggiudicato il 2 ottobre. In particolare, a Tbilisi, l’ex calciatore di Milan e Genoa Kakha Kaladze (56%) è stato confermato come sindaco avendo la meglio su Nika Melia, leader di Movimento Nazionale Unito (UNM), il principale partito di opposizione.
Le elezioni amministrative erano attese da tempo come un appuntamento cruciale per risolvere lo scontro frontale che da un anno frappone le forze politiche in Georgia. Dopo le elezioni parlamentari dell’autunno 2020, le opposizioni avevano infatti indetto un boicottaggio del parlamento per protestare contro i brogli elettorali che si è concluso solo in primavera grazie ad un accordo mediato dall’Unione europea. Il documento, siglato lo scorso 18 aprile, aveva trasformato il voto del 2 ottobre in una sorta di referendum per l’attuale partito di governo dal momento che prevedeva elezioni parlamentari anticipate nel caso SG avesse ottenuto meno del 43% dei consensi a livello nazionale – situazione che non si è verificata visto che Sogno si è aggiudicato il 46% delle preferenze.
Tensione continua
Ancor prima dei ballottaggi era chiaro però che lo stallo era tutt’altro che risolto e anzi la tensione è salita già alla vigilia del primo turno, quando, dopo un esilio che durava dal 2013, l’ex presidente del paese (2004-2013) Mikheil Saakashvili e fondatore di UNM è ricomparso con un colpo di teatro in Georgia.
Saakashvili è la figura più divisiva della politica georgiana, tanto amato dai suoi sostenitori, quanto odiato dai suoi detrattori. La sua presenza nel paese e il suo immediato arresto legato a diverse accuse di abuso di potere non potevano che alzare i toni dello scontro politico. Dopo aver organizzato una serie di proteste nelle settimane che hanno preceduto i ballottaggi, le opposizioni non hanno riconosciuto il risultato delle elezioni e hanno manifestato anche la sera del 31 ottobre sul viale Rustaveli di Tbilisi. Nika Melia ha dichiarato che “la lotta è appena iniziata”, e nuove manifestazioni sono in programma per il 2 novembre a Batumi e il 6 di nuovo a Tbilisi.
Il partito di governo a sua volta non ha certo usato toni distensivi. Quando Saakashvili dalla prigione ha indetto uno sciopero della fame, il primo ministro, Irakli Gharibashvili lo ha paragonato ad Hitler. Inoltre, prima del voto del 30 ottobre, ha fatto capire che eventuali candidati dell’opposizione che avessero vinto ai ballottaggi avrebbero avuto vita difficile a gestire le amministrazioni di competenza visto il controllo quasi totale che Sogno Georgiano esercita sulle istituzioni in Georgia.
Lo scontro verbale si è riflettuto in diversi momenti di violenza tra gli esponenti dei vari partiti e nei confronti dei giornalisti nel giorno delle elezioni. Nel suo rapporto preliminare sulla missione di osservazione internazionale, ODIHR ha definito le elezioni come “competitive e ben gestite” ma ha puntato il dito sulla polarizzazione del panorama politico georgiano e diversi casi di pressione nei confronti degli elettori.
Viste le premesse è lecito aspettarsi che la polarizzazione politica si protragga nei mesi a venire, mentre la Georgia è alle prese con l’ennesima ondata di contagi e la conseguente crisi economica.
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Immagine: Le proteste del 31 ottobre (UNM/Facebook)