Il premier austriaco Sebastian Kurz si è dimesso sabato sera, 9 ottobre, dopo essere stato coinvolto in uno scandalo di corruzione. Lo sostituirà alla guida del governo l’attuale ministro degli esteri, Alexander Schallenberg.
Dalla perquisizione alle dimissioni
Mercoledì 6 ottobre la polizia aveva perquisito gli uffici della cancelleria, il ministro delle finanze e la sede del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) a Vienna, con il sospetto che tra il 2016 e il 2018 Kurz e la sua cerchia abbiano utilizzato fondi pubblici per corrompere sondaggisti e giornali (in primis il tabloid Österreich), garantendo al politico austriaco una copertura stampa di favore. In particolare, Kurz si sarebbe avvantaggiato della campagna stampa volta a estromettere l’allora leader ÖVP e vicecancelliere Reinhold Mitterlehner, di cui Kurz prese poi il posto. La procura anticorruzione (WKStA) ha accusato Kurz anche di appropriazione indebita, poiché le tangenti sarebbero state deviate dai fondi del ministero delle finanze.
Kurz, altre nove persone e tre organizzazioni sono state indagate con l’accusa di “abuso di fiducia, corruzione e concussione“, ha comunicato la procura. Kurz ha definito tali accuse “infondate”, mentre altri politici ÖVP come Gabriela Schwarz e Andreas Hanger hanno parlato di “giustizia-spettacolo” e accusato i procuratori “di sinistra”. Tuttavia, dopo che sia l’opposizione socialdemocratica sia il partner di coalizione, i Verdi, avevano minacciato un voto di sfiducia in Parlamento, definendolo “non più adatto alla carica”, per “garantire la stabilità” Kurz si è deciso alle dimissioni – accolte con favore dal leader dei Verdi e vicecancelliere Werner Kogler, che si è detto pronto a lavorare con Schallenberg.
Kurz ha affermato comunque di voler continuare a guidare la ÖVP e mantenere il proprio seggio in Parlamento (che gli garantisce anche l’immunità giudiziaria) – una posizione che gli consentirebbe di mantenere la propria influenza da “cancelliere-ombra” sul governo austriaco, anche grazie alla sua vicinanza con Schallenberg.
Kurz già affrontava un possibile rinvio a giudizio per spergiuro in un caso separato, relativo a false dichiarazioni da lui rilasciate ad una inchiesta parlamentare.
Le varie vite politiche del giovane politico austriaco
Kurz è leader dell’ÖVP dal maggio 2017 e ha portato il suo partito alla vittoria nelle elezioni dello stesso anno, diventando, all’età di 31 anni, uno dei più giovani primi ministri in Europa e nel mondo. La coalizione con il Partito della Libertà (FPÖ), di estrema destra, ha portato l’Austria ad avvicinarsi politicamente ai paesi del gruppo di Visegrad, guidati dall’Ungheria di Viktor Orban, anche per via di una retorica xenofoba e islamofoba.
Kurz si era già dovuto dimettere nel maggio 2019, a seguito dello scandalo Ibiza-gate che aveva travolto i suoi alleati: il vicecancelliere FPÖ Heinz-Christian Strache era stato ripreso mentre offriva contratti pubblici in cambio di aiuto per la campagna elettorale. Le indagini giudiziarie successive non hanno risparmiato politici di spicco dell’ÖVP come il ministro delle finanze Gernot Blümel.
Dopo un’intensa campagna anche sui social media incentrata su temi nazionalisti e segnando una linea dura contro i migranti, la ÖVP di Kurz si era garantita una nuova vittoria nel 2019, aumentando il suo sostegno del 6%. Kurz era quindi tornato al governo nel gennaio 2020, in coalizione questa volta col partito dei Verdi, ma senza modificare la linea dura dell’ÖVP contro i migranti.