Il leader del principale partito di opposizione laica della Turchia (il CHP) ha affermato domenica 19 settembre che la soluzione alla questione curda è legata alla normalizzazione dei rapporti con il Partito democratico del popolo (HDP). L’HDP, partito pro-curdo e di sinistra, sta subendo da anni notevoli pressioni da parte del governo turco che ha incarcerato, con l’accusa di terrorismo, molte delle sue figure di spicco. Il leader carismatico e candidato alla presidenza Selahattin Demirtaş è ancora in cella, mentre il partito è sotto inchiesta per presunti legami con il PKK (il partito curdo dei lavoratori che la Turchia considera un’organizzazione terroristica) e rischia la chiusura.
La svolta
Secondo quanto riportato dal quotidiano Karar, il leader del Partito popolare repubblicano (CHP), Kemal Kılıçdaroğlu, ha dichiarato che l’HDP dovrebbe essere riconosciuto come un “interlocutore legittimo”, soprattutto riguardo alla questione curda.
A stretto giro è arrivata la risposta del presidente del movimento nazionalista (MHP) Devlet Bahçeli: “Vedere l’HDP come un attore legittimo significa assumere il PKK come attore legittimo, l’HDP non è altro che una versione mascherata del PKK“, ha dichiarato, aggiungendo che chi favorisce e tollera ideologie terroristiche commette un errore politico fatale. Da destra si invitano, inoltre, i dirigenti del Partito popolare a fare chiarezza sui colloqui avuti durante la recente visita nel nord dell’Iraq, dove una delegazione del CHP ha avuto il primo incontro ufficiale con il governo regionale del Kurdistan (KRG), incluso il suo primo ministro Masrour Barzani.
“Ci dicano se hanno parlato con i terroristi”, ha tuonato Bahçeli, sottolineando come questa apertura non sia altro che un tentativo di guadagnarsi parte del voto curdo in patria.
“Questa è la nostra prima visita, ma state certi che non sarà l’ultima”, ha invece dichiarato alle telecamere Oguz Kaan Salici, vicepresidente del CHP che ha guidato la delegazione. L’apertura è di quelle storiche perché il CHP è noto per la sua linea strenuamente kemalista e nazionalista, e in passato si è opposto con forza al processo di pace tra il governo di Ankara e il gruppo militante del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), sostenendo che nessun contatto diretto avrebbe dovuto essere tenuto tra gli attori legittimi dello stato e i terroristi.
Sotto la guida dell’attuale leader Kılıçdaroğlu però, il CHP ha cambiato la sua narrativa verso la cosiddetta questione curda e, negli ultimi anni, ha pure incluso tra i suoi ranghi politici diverse personalità del mondo curdo. “Se la questione curda deve essere risolta, deve essere risolta attraverso un organo legittimo come l’HDP”, ha aggiunto il leader del CHP.
L’avvicinamento tra l’opposizione e il governo regionale del Kurdistan iracheno (KRG) è tanto più importante se si pensa che la leadership del KRG è storicamente legata all’AKP, il partito di Recep Tayyip Erdoğan, a causa degli stretti rapporti del presidente con la famiglia Barzani al potere, con la quale ha persino concluso un accordo per lo sfruttamento petrolifero delle risorse regionali.
Il voto curdo si è rivelato così importante da aver pesantemente influenzato le elezioni locali turche del 2019, dimostrandosi decisivo per la vittoria dell’opposizione in città chiave come Istanbul e Ankara. Quanto Erdoğan inizi a sentire il fiato sul collo, in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del 2023, è così evidente che a luglio, durante una visita a Diyarbakir, ha dichiarato che il processo di pace con il PKK è stato un’iniziativa positiva. Aggiungendo poi: “Non abbiamo posto fine noi al processo di pace, è stata l’agenda segreta dell’HDP a farlo”.
L’attacco del governo turco all’HDP
Sin dalla sua fondazione l’HDP è vittima di pesanti attacchi giudiziari, incoraggiati dal governo, portati avanti dalla magistratura e sostenuti dai media filogovernativi.
Il partito, nato come espressione del movimento politico curdo e diventato negli anni rappresentativo di molte minoranze turche, si muove nel solco della sinistra libertaria ed è riuscito a ottenere consensi in tutto quanto il paese.
I suoi leader e i suoi membri sono però continuamente accusati di essere la copertura politica del PKK e, di conseguenza, di essere strumento di propaganda terroristica. Alcuni dei suoi amministratori locali sono stati addirittura messi sotto accusa con la fantasiosa imputazione di aver consentito a militanti del PKK di scavare fossati nelle strade, dai quali poter lanciare eventuali attacchi contro polizia e soldati.
La narrazione che il governo di Ankara porta avanti riguardo al partito è in totale controtendenza rispetto alla narrativa imperante nei media occidentali, basti pensare che Demirtaş, tra le altre cose, è accusato di aver “incitato alla rivolta” soltanto per aver espresso sostegno alle YPG (le Unità di Protezione Popolare presenti nelle regioni a maggioranza curda del nord della Siria e legate al Partito di unione democratica, espressione siriana del PKK) durante l’assedio di Daesh a Kobane.
Lo scontro tra lo stato turco e il partito filo-curdo è adesso arrivato alle estreme conseguenze, tanto che il procuratore della Corte di Cassazione ha presentato alla Corte Costituzionale un atto di accusa che ne chiede la chiusura e la corte l’ha accolto. Si è dunque aperto un processo – ritenuto pregiudiziale e politico secondo molti punti di vista – dove, se ci sarà il voto favorevole di almeno 10 membri su 15, potrà essere decisa la chiusura del’HDP.
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