In Bulgaria, il terzo e ultimo tentativo di formare un governo a seguito della tornata elettorale di luglio è colato a picco lo scorso 7 settembre. I socialisti (BSP) di Kornelija Ninova hanno dovuto restituire il mandato al presidente della Repubblica Rumen Radev, che in settimana scioglierà il parlamento per la seconda volta consecutiva. Il quinquennio dello stesso Radev, eletto il 13 novembre 2016, è anch’esso agli sgoccioli. Le elezioni dirette per il rinnovo della carica sono fissate al 14 novembre prossimo, e l’eventuale ballottaggio sette giorni dopo. Al momento però il capo di stato uscente è l’unico candidato presidente in lizza, insieme alla sua vice Ilijana Jotova.
Mandati restituiti
Il primo tentativo di formare un governo era stato affidato alla formazione “C’è un popolo così” (ITN), guidata dal cantante e showman Slavi Trìfonov, uscito trionfante dalle consultazioni estive. Dopo una serie di proposte alquanto sui generis che hanno suscitato scandalo sia tra i potenziali alleati (gli altri due ‘partiti delle proteste’, “Bulgaria Democratica” di Hristo Ivanov e “Rialzati, Bulgaria!” di Maja Manolova) che negli elettori, la situazione è andata ulteriormente peggiorando dopo l’apertura di quest’ultimo al partito della minoranza turca “Movimento dei Diritti e delle Libertà” (DPS), ritenuto dagli altri deputati simbolo del sistema politico fosco e corrotto al pari del GERB di Boyko Borisov.
Il leader di ITN ha quindi ritirato qualsivoglia disegno di governo – comunicando ogni mossa sempre e solo attraverso annunci sulla sua pagina Facebook – e l’incarico è passato al GERB, seconda forza politica per numero di voti. Il totale isolamento in cui il partito verte da mesi ha però costretto Borisov a riconsegnare subito il mandato al mittente, che è quindi stato affidato al loro acerrimo nemico, il BSP. Nessuna delle altre formazioni presenti in parlamento è però voluta scendere a compromessi con i socialisti, facendo fallire anche il terzo tentativo di formare un governo e così anche queste seconde elezioni si sono concluse in un nulla di fatto.
Chi vuol esser presidente?
Dapprima il presidente Radev aveva rifiutato la possibilità di tenere la nuova tornata parlamentare e quella presidenziale lo stesso giorno, per poi annunciare lo scorso 11 settembre che avranno luogo entrambe il 14 novembre, “così risparmieremo i soldi della tesoreria e il tempo delle persone”. Il generale ed ex-capo dell’aeronautica militare bulgara ha espresso la sua intenzione di candidarsi per un secondo mandato insieme a Jotova già a inizio 2021. Presentatosi come candidato indipendente nel 2016, aveva subito ottenuto l’appoggio del BSP, di cui è stato membro fino al 1990. Ninova ha di nuovo confermato il sostegno del partito al presidente uscente, a cui si sono aggiunti ITN, il movimento di Manolova e Kiril Petkov, ministro dell’economia dell’attuale governo tecnico. A due mesi dalle nuove elezioni nessuno degli altri partiti ha espresso il proprio supporto né presentato altri candidati.
L’ex premier Borisov ha detto che “al momento tutti i partiti in Bulgaria sono isolati”, auspicando l’arrivo di un presidente “bilanciato ed equidistante da tutte le formazioni politiche” che possa favorire il dialogo tra di esse. Ha inoltre specificato che l’assenza di un candidato GERB è giustificata dalla volontà di preservare quest’ultimo dall’odio e dagli attacchi degli opponenti. Eppure, fino a poche settimane fa, pareva sarebbe stato proprio il leader di GERB a sfidare Radev, forte anche della palese e storica inimicizia che corre tra i due. Stando però alle sue ultime dichiarazioni, а Borisov la presidenza “non è mai interessata”.
Ivanov ha invece esposto le difficoltà finanziarie della propria coalizione (DB), che non dispone di risorse ingenti. “Assicurare i fondi per quattro campagne elettorali nel giro di un anno è una vera sfida per una forza politica relativamente piccola come la nostra”, ha affermato. D’altro canto il DPS, il cui ruolo negli ultimi trent’anni è stato decisivo ai ballottaggi presidenziali, rimane in silenzio davanti alla stampa poiché impegnati a scegliere la strategia da adottare. “Se presenteremo un candidato, sarà una figura meritevole”. Le possibilità che il partito sostenga Radev sono nulle. Il doppio appuntamento elettorale potrebbe essere l’occasione per i movimenti nazionalisti (VMRO, “Volja”, NFSB), esclusi dal parlamento dalle consultazioni di aprile e luglio, di riacquistare visibilità e racimolare un consenso più ampio. Non è chiaro però se il leader di VMRO Krasimir Karakačanov, candidatosi nel 2011 e nel 2016, nonché ministro della difesa dell’ultimo governo Borisov (2017-2021), sia disposto a ripresentarsi.
È una situazione senza precedenti quella che tiene in pugno la Bulgaria da mesi. L’afflato “rivoluzionario” che ha animato le piazze del paese lo scorso anno sembra svanito, provato dallo scetticismo atavico della maggior parte dei cittadini nei confronti della politica e dallo stato di stallo prolungato che le forze in campo non sembrano più in grado di riuscire a sovvertire.
Foto: adesivi di protesta a Sofia/Giorgia Spadoni