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MOLDAVIA: Lo Sheriff Tiraspol in Champions League, tra calcio e separatismo

Mercoledì 25 agosto, lo Sheriff di Tiraspol ha pareggiato 0-0 allo stadio Maksimir di Zagabria, qualificandosi ai gironi di Champions League per la prima volta nella sua storia, in virtù del sorpendente 3-0 rifilato ai croati nella partita di andata. I campioni di Moldavia avevano precedentemente eliminato il Teuta di Durazzo, l’Alashkert di Erevan e la Stella Rossa di Belgrado. Il premio per l’avventura estiva saranno le sei partite che lo Sheriff giocherà contro Inter, Real Madrid e Shakhtar Donetsk, oltre ai generosi premi UEFA riservati alle squadre partecipanti alla competizione.

La Transnistria e la holding Sheriff

Lo Sheriff viene dalla Transnistria, una regione filo-russa del nord della Moldavia, dichiaratasi indipendente all’inizio degli anni Novanta e non riconosciuta da nessuno stato al mondo, nemmeno dalla Russia, i cui soldati hanno sostenuto la sua secessione in una breve guerra nel 1992 e sono tuttora presenti  sul territorio rivendicato da Tiraspol a supporto del governo secessionista.

La Transnistria non ha accettato di far parte dell’allora Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia né tantomeno dell’omonima nazione resasi indipendente dall’URSS nel 1991. Tiraspol si è dotata di proprie strutture di governo, di una moneta, di un esercito e di una polizia impegnata a controllare diversi posti di blocco che segnano il confine con il resto del territorio moldavo.

Dagli anni Novanta a oggi, la Transnistria vive come uno stato indipendente ma le sue società sportive partecipano regolarmente alle competizioni nazionali moldave, attraverso le quali hanno accesso alle competizioni internazionali europee. Lo Sheriff di Tiraspol, infatti, ha vinto 19 campionati moldavi, giocando 112 partite europee come rappresentante della Moldavia, perlomeno in via ufficiale.

La società prende il nome dalla Sheriff, una holding privata che controlla direttamente o indirettamente la maggior parte del mercato locale transnistriano, avendo le mani un po’ dappertutto, anche nella politica locale, secondo alcuni report sulla regione.

Il controllo monopolistico dell’azienda sul mercato della regione stride in maniera straniante con la diffusa presenza di simboli dell’epoca sovietica, che la Transnistria ha voluto mantenere in segno di continuità con il suo passato nell’URSS. Simboli che sembrano però essere l’unico elemento del passato socialista rimasto a Tiraspol e dintorni. Una regola che per lo Sheriff non fa eccezione.

La legione straniera di Tiraspol

Fondata e diretta da due ex agenti del KGB, la Sheriff si è dotata di una selezione calcistica nel 1997, portandola velocemente a diventare la padrona del campionato moldavo, senza dovere invero affrontare una concorrenza di rilievo.

Il salto di qualità successivo per la squadra è stato l’accesso alle coppe europee, inseguito dal 2001 e raggiunto per la prima volta nel 2009, con l’accesso ai gironi di Europa League. Da allora lo Sheriff ha vissuto molte estati europee, in cui ha alternato eliminazioni clamorose a successi di rilievo, tra cui gli accessi ai gironi di Europa League del 2010 e 2013. 

Le squadre dello Sheriff che hanno raggiunto questi traguardi sono state quasi sempre composte da calciatori provenienti da ogni parte del mondo, guidate da tecnici stranieri, con un apporto minimo o insignificante di elementi transnistriani o moldavi. La ricetta per il successo dello Sheriff è stata quella di offrire generosi contratti, finanziati dalla holding, a calciatori e tecnici stranieri, anche a scapito dello sviluppo del calcio nella stessa Transnistria.

Nella squadra che ha raggiunto i gironi di Champions League ci sono quattro calciatori cresciuti nell’accademia calcistica dello Sheriff, tra i quali solo Aleksandr Belousov può vantare una presenza in questa estate europea: il centrocampista nato a Tiraspol ha giocato un minuto nella partita vinta per 4-0 dalla squadra contro il Teuta di Durazzo.

I protagonisti dell’avventura sono stati, invece, i tanti calciatori stranieri dello Sheriff, tra cui figura il bosniaco Stjepan Radeljić, che in una recente intervista ha aperto uno squarcio sulla sua vita a Tiraspol. Il difensore ha sottolineato come i giocatori dello Sheriff otterranno bonus economici importanti per il successo raggiunto, prima di ricordare come il paesaggio della Transnistria sia generalmente desolante, caratterizzato da una povertà estrema, da cui i calciatori fuggono facendosi compagnia a vicenda e giocando molto alla PlayStation.

Lo Sheriff rappresenta la Transnistria?

Negli anni da Tiraspol sono passati tanti calciatori di ogni provenienza, ognuno dei quali ha vinto un titolo moldavo e giocato alcune partite europee in cambio di un generoso e breve contratto con la Sheriff. Quasi nessuno si è fermato per un periodo superiore ai due anni.

Dal racconto di Radeljić traspare come i calciatori vivano una vita separata dal resto della società, quasi una parentesi in cui vedono intorno a sé un mondo straniato, fatto di isolamento, povertà e desolazione, di cui loro stessi non fanno parte. Sono lì di passaggio, per motivi economici o di carriera, ma nessuno resterà a lungo.

D’altra parte, negli anni attorno allo Sheriff si è costituita una tifoseria che sostiene l’indipendenza transnistriana e che si identifica con il club, ma è forse lecito chiedersi quale tipo di affetto possa legare questi tifosi a una squadra che rappresenta la holding che controlla quasi ogni tipo di servizio e lavoro che si possa trovare in Transnistria.

Lo stesso nome o logo del club non rimanda ad alcunché di transnistriano, non richiama nessun elemento con cui un cittadino di Tiraspol o dei dintorni possa identificarsi sinceramente. Perché Sheriff per la Transnistria è un supermercato, una stazione di benzina o un canale tv, mentre i calciatori dello Sheriff sono lavoratori di passaggio e tra loro non c’è quasi nessuno con cui i tifosi possano sinceramente identificarsi o riconoscersi.

È quantomeno particolare, in questo contesto, pensare che lo Sheriff possa davvero rappresentare la Transnistria. Lo Sheriff rappresenta la Sheriff, una holding monopolistica che controlla quasi ogni lato della vita dei cittadini transnistriani. E in questo senso la sua qualificazione ai gironi di Champions League è un’ottima notizia soltanto per la Sheriff stessa.

Per saperne di più: Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria con tre giovani autori

Foto: Wikimedia Commons

Chi è Dino Huseljić

Studente dell'Università di Pisa, cresciuto in Bosnia-Erzegovina e formato in Lombardia. Si interessa di Balcani e di tutto ciò che riguarda il calcio e la pallacanestro.

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