Topografia è uno dei due romanzi, insieme a Che ogni cosa trovi il suo posto (2014, Mimesis), di Sylvie Richterová editi in italiano. La prima pubblicazione in traduzione risale, in realtà, al 1986, quando comparve all’interno della “Collana praghese” di Edizioni E/O con una presentazione curata dallo scrittore ceco Milan Kundera. Grazie al progetto editoriale di Rina Edizioni, il romanzo è stato recentemente ripubblicato in una nuova veste all’interno della collana “Água Viva” dedicata, nello specifico, a promuovere voci letterarie femminili presenti e passate. Ad arricchire questa nuova edizione è la presenza di un post-scriptum dell’autrice posto a mo’ di premessa, a cui si aggiunge un intervento dello studioso Massimo Rizzante.
Topografia
Sylvie Richterová
traduzione di Caterina Graziadei e Sylvie Richterová
Rina Edizioni, 2021
Euro 20,00
Uno sguardo alla biografia di Sylvie Richterová
Sylvie Richterová nasce a Brno nel 1945. Trasferitasi a Praga nel 1963 dove ha frequentato l’Univerzita Karlova, lascia il paese nel 1971 all’indomani degli sconvolgimenti che hanno segnato la fine della Primavera di Praga. Nonostante il trasferimento in Italia, l’autrice dichiara di non essersi mai separata dalle origini, che convivono ancora oggi con questa seconda realtà. Come lei stessa scrive nella premessa alla nuova edizione di Topografia:
“Vivo in Italia da mezzo secolo esatto. Tuttavia, non ho mai abbandonato il mio paese natio, malgrado la maligna divisione dell’Europa in due blocchi, che considero una lobotomia non ancora sanata dalla grande cultura europea.”
Richterová appartiene, dunque, al grande bacino di intellettuali cechi emigrati all’indomani del 1968, come il già citato Milan Kundera o Petr Král. L’autrice ha saputo trarre da quest’esperienza, da quella che lei stessa definisce essere una “doppia vita”, qualcosa di più del senso che si è soliti attribuirvi, una percezione più ampia dell’esistenza che si mostra nella sua produzione, nelle quale si annoverano, oltre alla prosa, anche raccolte poetiche.
Topografia: fin dove arriva la memoria
“Appunti, tracce, tracce lasciate ingegnosamente, tracce lasciate a caso e tracce approvate in un secondo tempo, confermate come tracce da lasciare. Perché di noi rimanga qualcosa. A chi, a cosa, di noi, per noi, a che pro. Che cosa non si fa per mendicare l’immortalità.” (p. 149)
Il romanzo di Richterová, edito per la prima volta in samizdat nel 1981, non si presenta in una forma tradizionale. Questo scardinamento della norma si rivela essere, come dichiarato nella premessa, necessario e dettato dalla contingenza degli eventi che hanno segnato il secolo scorso. Solo la prima parte, infatti, sembra presentare una continuità e la vicenda iniziale, quella di una famiglia ceca che si reca in vacanza nell’allora Jugoslavia, si frastaglia presto in una serie di frammenti, descrizioni, riflessioni e ricordi tenuti insieme dall’impulso trainante, ovvero il tentativo di individuare un senso. Questa idea di una continuità spezzata, benché solo apparentemente, trova una sua esplicita rappresentazione anche nella scelta di inserire nel romanzo dei collage realizzati dall’artista e poeta Jiří Kolář. Assumendo una prospettiva d’insieme, è possibile osservare come quella del collage si riveli essere la struttura profonda stessa dell’opera.
Oltre i limiti del romanzo
Secondo quella che Kundera individua essere una necessità, ovvero la tendenza a non affidare la composizione del romanzo alla mera trama, Richterová costruisce una ricerca che non ha né un luogo né un tempo definito, ma che affonda tanto nel presente quanto nella memoria. Procedendo per immagini, o per ritagli di immagini, il senso si manifesta nella totalità dell’opera, a sua volta spogliata dei limiti tradizionali. Citando ancora una volta Kundera, essa si presenta come una sorta di “casa senza porte”. Gli elementi che costruiscono il romanzo, apparentemente slegati, si rincorrono e si intrecciano proprio in questa dimensione della ricerca. “Applicare il senso”, come recita il titolo assegnato all’ultima sezione, è dunque principio di movimento e fine dell’opera, il fulcro entro cui ogni elemento gravita e riemerge.
La riedizione di Topografia è da concepire come la rinascita di un romanzo che si ri-scopre essere ancora fortemente attuale: la ricerca di un senso, nonché di uno spazio, è uno dei grandi temi che caratterizzano la contemporaneità. In Richterová questa necessità si fa scrittura, atto essenziale alla sopravvivenza.
Immagine: Mimesis