Se pensavamo di aver già assistito all’apice delle repressioni in Bielorussia, forse dovremmo ricrederci. Mentre i prigionieri politici ufficiali riconosciuti dall’ONG Viasna sono oltre cinquecento (di cui almeno 29 giornalisti), nella prima metà di luglio del 2021, a un anno esatto dall’inizio della campagna elettorale Tichanovskaja, Tsepkalo, Kolesnikova (che si sono unite il 16 luglio 2020), la furia del regime sembra essere diventata implacabile.
A pagarne le conseguenze in particolare i media indipendenti e la stessa Viasna, che ormai da moltissimi anni lotta per i diritti umani in Bielorussia.
Lo storico giornale Nasha Niva distrutto
È iniziato tutto il 5 luglio, quando le autorità hanno perquisito e poi chiuso la sede di Euroradio. Solo pochi giorni dopo una serie di irruzioni in redazioni e abitazioni ha portato ad arresti e sequestri di materiale professionale. La sede di Nasha Niva, uno dei giornali più antichi del paese, fondato nel 1906, è stata completamente distrutta e molti dei suoi giornalisti arrestati, alcuni hanno anche subito violenze durante l’arresto. Ancora oggi, mentre molti si trovano tuttora in carcere, le forze dell’ordine sono tornate a cercare prove della loro “colpevolezza” (sono accusati di aver compiuto azioni che violano l’ordine pubblico, ma anche di aver pagato per costruire false notizie).
I media indipendenti al bando in Bielorussia
Dopo Nasha Niva è stato il turno di altri media indipendenti in tutte le città del paese, anche minori. Come risultato delle perquisizioni, almeno 15 giornalisti sono stati arrestati.
Ricordiamo inoltre che già il portale più seguito del paese, tut.by, ha subito la stessa sorte, risultando a oggi inaccessibile e contando diversi dei suoi giornalisti in carcere.
Dopo i media, i difensori dei diritti umani e le associazioni
Dopo i media indipendenti è stato il turno dei difensori dei diritti umani: il 14 luglio è stato particolarmente colpito il centro Viasna. In un primo momento si contavano diverse perquisizioni e arresti, ma nessuna notizia del suo presidente, Ales Bialiatski. Solo dopo diverse ore si è scoperto che anche lui è stato arrestato.
Le accuse per i difensori dei diritti umani sono: organizzazione di azioni di gruppo che violano gravemente l’ordine pubblico, formazione di gruppi intenzionati a partecipare ad azioni che violano gravemente l’ordine pubblico, nonché del finanziamento o altra prestazione materiale di tali attività. Sono accusati anche di evasione fiscale su ampia scala.
Oltre a Viasna sono state colpiti altri movimenti come Za Svobodu, Imena, il Centro Lawtrend, l’Unione dei bielorussi nel mondo Backaushchyna e il centro per le indagini economiche BEROC.
Anche l’Associazione dei giornalisti bielorussa, BAJ, è stata colpita con un’irruzione nella giornata di ieri, così come il Comitato Bielorusso di Helsinki e il famoso BNF, Fronte Nazionale Bielorusso, il primo partito creato durante la Perestrojka da Pozniak, l’archeologo che scoprì e denunciò la fossa comune di Kuropaty nel 1988. Perquisiti anche l’abitazione e l’ufficio del leader del Libero Sindacato Bielorusso, che è stato poi arrestato.
Intanto in Italia Articolo21 premia Supolka, l’Associazione dei bielorussi in Italia, proprio per il loro impegno costante nel raccontare le continue repressioni e violazioni della libertà di espressione in Bielorussia. Libertà di espressione che, ricordiamo, resta pilastro di qualsiasi democrazia e senza la quale un paese non può essere definito tale.
Per saperne di più: Cosa succede in Bielorussia, tutti gli articoli. E in ordine
Immagine: Liza Pooor/Unsplash